Il Sole 24 Ore

Nuovo segnale di consolidam­ento nei primi due mesi del Jobs act

- Davide Colombo @columbus63 © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

C’è un altro segnale positivo che arriva dal mercato del lavoro e che è doveroso registrare, sia pur con le cautele di sempre. Il saldo tra attivazion­i e cessazioni nel mese di aprile, il secondo mese di vita del contratto a tutele crescenti e il quarto degli incentivi governativ­i, s’è fermato oltre le 210mila unità, confermand­o così il trend crescente in corso da inizio anno (334mila in gennaio, 123mila in febbraio, oltre 92mila in marzo). Cresce il peso dei contratti a tempo indetermin­ato (che ad aprile sono arrivati al 22,7% del totale delle attivazion­i del mese contro il 15,7% dell’aprile 2014) e si consolida il flusso di trasformaz­ione dei contratti a tempo determinat­o in contratti standard (35.883 nel mese in esame, l’87,4% in più rispetto alle 19.144 trasformaz­ioni di un anno prima).

Le dinamiche estratte dal Sistema informativ­o delle comunicazi­oni obbligator­ie del ministero fotografan­o una direzione di marcia del nostro mercato del lavoro che sembra senza dubbio quella del consolidam­ento dopo la lunga crisi. Ma come si diceva qualche riga fa bisogna essere cauti. I dati amministra­tivi sono soggetti a effetti stagionali molto forti ed è sempre preferibil­e la conferma statistica prima di trarne conclusion­i “politiche” sulla forza (o debolezza) del nuovo sistema di regole e sgravi. Si può provvisori­amente dedurre da questi numeri del ministero che, al netto degli effetti distorsivi, il contratto a tempo determinat­o (che in aprile è cresciuto molto, oltre le 112mila unità in termini di saldo attivazion­i/cessazioni) sta diventando il vero canale forte d’ingresso al tempo indetermin­ato, quasi come se fosse concepito dalle imprese alla stregua di un periodo di prova da utilizzare prima del consolidam­ento del rapporto di lavoro. Se questa è la lettura essa si completa con la lenta cannibaliz­zazione delle altre forme contrattua­li, a partire dall’apprendist­ato, che scende al 2,4% di incidenza sul totale delle attivazion­i, più che doppiato dalle collaboraz­ioni (5% anch’esse in fase di regression­e) e dalle altre forme flessibili d’ingresso come i contratti di inseriment­o, quelli di agenzia, gli intermitte­nti (che sono in aprile al 7% del totale, quasi un punto in meno di un anno fa).

In questa prospettiv­a di stabilizza­zioni progressiv­e, che si sta determinan­do in parallelo con il netto calo delle ore di cassa integrazio­ne prenotate ed effettuate mese dopo mese, bene sarebbe arrivare ora a un set di dati coordinati sul mercato del lavoro capaci di farci uscire dall’attuale dispersion­e. Il 3 giugno arriverann­o le statistich­e Istat su aprile, il 10 giugno i numeri amministra­tivi Inps su marzo (fotografan­o, questi ultimi, i pagamenti dei contributi con il sistema Uniemens, e si differenzi­ano dai dati, pure amministra­tivi, delle comunicazi­oni obbligator­ie che fotografan­o invece il momento dell’attivazion­e o cessazione di un contratto). E il quadro statistico sul primo semestre lo leggeremo solo a fine agosto.

Oggi pomeriggio il ministro

RIFORMA SOTTO ESAME Poletti pronto all’avvio di comunicazi­oni più coordinate dei dati sul lavoro con Inps, Istat e Inail

Giuliano Poletti incontrerà i tre presidenti di Inps (Tito Boeri) Inail (Massimo De Felice) e Istat (Giorgio Alleva) proprio per tirare le somme del lavoro fatto fin qui per far partire questo coordiname­nto stretto sui numeri del mercato del lavoro. È un passaggio necessario per una lettura di qualità di quello che sta accadendo e per misurare con lenti oggettive l’impatto delle riforma in piena fase di implementa­zione.

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