Nuovo segnale di consolidamento nei primi due mesi del Jobs act
C’è un altro segnale positivo che arriva dal mercato del lavoro e che è doveroso registrare, sia pur con le cautele di sempre. Il saldo tra attivazioni e cessazioni nel mese di aprile, il secondo mese di vita del contratto a tutele crescenti e il quarto degli incentivi governativi, s’è fermato oltre le 210mila unità, confermando così il trend crescente in corso da inizio anno (334mila in gennaio, 123mila in febbraio, oltre 92mila in marzo). Cresce il peso dei contratti a tempo indeterminato (che ad aprile sono arrivati al 22,7% del totale delle attivazioni del mese contro il 15,7% dell’aprile 2014) e si consolida il flusso di trasformazione dei contratti a tempo determinato in contratti standard (35.883 nel mese in esame, l’87,4% in più rispetto alle 19.144 trasformazioni di un anno prima).
Le dinamiche estratte dal Sistema informativo delle comunicazioni obbligatorie del ministero fotografano una direzione di marcia del nostro mercato del lavoro che sembra senza dubbio quella del consolidamento dopo la lunga crisi. Ma come si diceva qualche riga fa bisogna essere cauti. I dati amministrativi sono soggetti a effetti stagionali molto forti ed è sempre preferibile la conferma statistica prima di trarne conclusioni “politiche” sulla forza (o debolezza) del nuovo sistema di regole e sgravi. Si può provvisoriamente dedurre da questi numeri del ministero che, al netto degli effetti distorsivi, il contratto a tempo determinato (che in aprile è cresciuto molto, oltre le 112mila unità in termini di saldo attivazioni/cessazioni) sta diventando il vero canale forte d’ingresso al tempo indeterminato, quasi come se fosse concepito dalle imprese alla stregua di un periodo di prova da utilizzare prima del consolidamento del rapporto di lavoro. Se questa è la lettura essa si completa con la lenta cannibalizzazione delle altre forme contrattuali, a partire dall’apprendistato, che scende al 2,4% di incidenza sul totale delle attivazioni, più che doppiato dalle collaborazioni (5% anch’esse in fase di regressione) e dalle altre forme flessibili d’ingresso come i contratti di inserimento, quelli di agenzia, gli intermittenti (che sono in aprile al 7% del totale, quasi un punto in meno di un anno fa).
In questa prospettiva di stabilizzazioni progressive, che si sta determinando in parallelo con il netto calo delle ore di cassa integrazione prenotate ed effettuate mese dopo mese, bene sarebbe arrivare ora a un set di dati coordinati sul mercato del lavoro capaci di farci uscire dall’attuale dispersione. Il 3 giugno arriveranno le statistiche Istat su aprile, il 10 giugno i numeri amministrativi Inps su marzo (fotografano, questi ultimi, i pagamenti dei contributi con il sistema Uniemens, e si differenziano dai dati, pure amministrativi, delle comunicazioni obbligatorie che fotografano invece il momento dell’attivazione o cessazione di un contratto). E il quadro statistico sul primo semestre lo leggeremo solo a fine agosto.
Oggi pomeriggio il ministro
RIFORMA SOTTO ESAME Poletti pronto all’avvio di comunicazioni più coordinate dei dati sul lavoro con Inps, Istat e Inail
Giuliano Poletti incontrerà i tre presidenti di Inps (Tito Boeri) Inail (Massimo De Felice) e Istat (Giorgio Alleva) proprio per tirare le somme del lavoro fatto fin qui per far partire questo coordinamento stretto sui numeri del mercato del lavoro. È un passaggio necessario per una lettura di qualità di quello che sta accadendo e per misurare con lenti oggettive l’impatto delle riforma in piena fase di implementazione.