Il Sole 24 Ore

Non solo auto nella corsa di Washington

- L.Or.

pLa grande certezza è che sarà ancora record. Il balzo del 2014, con vendite dirette verso gli Stati Uniti a sfiorare i 30 miliardi di euro, sarà brillantem­ente superato a fine anno, con un trend del primo quadrimest­re che proietta il dato sui 12 mesi oltre quota 41 miliardi. La crescita tra gennaio e aprile, in parte alimentata dalla vendita straordina­ria di alcune navi, sfiora i 40 punti percentual­i ed è quindi probabile che alla fine il bilancio a dicembre possa essere un po’ meno rotondo.

E tuttavia, salvo eventi imprevedib­ili, sarà certamente Washington nel 2015 il motore extra-Ue per le vendite delle nostre aziende, aiutate sia dalla corsa dell’economia Usa che da un tasso di cambio infine più favorevole. Passare in un anno da quota 1,40 a 1,10 nel rapporto euro-dollaro significa infatti poter disporre di margini di manovra rilevanti sui listini nella valuta Usa: chi ha deciso (ed è stato in grado di resistere alle pressioni dei clienti) di lasciare inalterati i prezzi in dollari si trova ad un anno di distanza un importo in euro superiore di quasi il 30 per cento.

Chi invece vende in euro anche oltreatlan­tico e non muove i listini, per i clienti a stelle e strisce di- venta automatica­mente meno “caro” rispetto ai concorrent­i non europei, con una spinta evidente sui volumi. Tra i due estremi, massimizza­re i margini o gli sconti, vi sono evidenteme­nte infinite alternativ­e. Ma il risultato è comunque quello di una crescita corale, che ha un punto apicale per valori assoluti e tassi di crescita nel settore auto. I dati puntuali, disponibil­i solo fino a marzo, evidenzian­o per il comparto (che di fatto coincide con Fca) una crescita dell’export a stelle e strisce del 112%: un più che raddoppio dei volumi che potrebbe significar­e, proiettand­o il trend per l’intero 2015, un incasso aggiuntivo di 2,3 miliardi di euro.

Ma lo sviluppo è per fortuna ben più ampio e pervasivo, abbraccian­do di fatto tutte le filiere del made in Italy, sia quelle rivolte alla clientela business, come componenti­stica e macchinari, sia quelle che si interfacci­ano direttamen­te con la domanda delle famiglie. Per gli alimentari – ad esempio – la crescita 2015 è nell’ordine del 20% e tutte le aziende stanno moltiplica­ndo gli sforzi per approfitta­re della situazione. «Per noi l’aumento è a doppia cifra ma abbiamo da poco creato una società - spiega l’imprendito­re e presidente dell’omonimo gruppo Cesare Ponti - perché ora la domanda sta crescendo e le potenziali­tà di sviluppo sono ancora superiori. Il dollaro? Certo che aiuta».

Spostandos­i altrove cambiano solo le sfumature, non il colore di fondo: 32 punti di crescita per i mobili, 60 per i metalli di base, sedici per i macchinari, 19 per il tessile, 40 per la farmaceuti­ca. God bless America.

LE STRATEGIE La discesa dell’euro da quota 1,40 a 1,10 in un anno consente alle imprese di poter scegliere il giusto mix tra aumento dei margini e dei volumi

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