Il Sole 24 Ore

Bangkok, hub per l’alimentare

Dopo le turbolenze politiche del 2014 il Paese cerca di rilanciare la crescita

- Rita Fatiguso

Ironia della sorte, proprio nei giorni in cui la Suprema Corte giudica l’ex premier Yingluck Shinawatra, sorella del deposto Thaksin, per “gestione negligente” degli aiuti ai produttori di riso, il successore, il generale golpista Prayuth Chan Ocha, arriva, blindatiss­imo, al taglio del nastro della più grande Fiera asiatica del food, in cui il riso thailandes­e è il prodotto più in vista.

La presenza di Prayuth a Thaifex,, è anche il segno che in Thailandia la vita continua e che deve continuare dopo un 2014 - il golpe fu il 22 maggio - che definire turbolento è forse poco.

Con passo deciso il nuovo premier Prayuth visita gli stand, in prevalenza si sofferma in quelli asiatici, commenta i diversi prodotti, è un militare, in fondo, al quale tocca traghettar­e il Paese ben oltre gli effetti negativi della legge marziale imposta dopo la deposizion­e di Yingluck, l’ultimo esponente della dinastia politica dei Shinawatra.

Si lavora alla nuova Costituzio­ne per ripristina­re una parvenza di democrazia, ma Prayuth sembra preoccupat­o soprattutt­o per la salute dell'economia e per i possibili contraccol­pi sulla stabilità politica thailandes­e.

Tutto il Paese è in trepidazio­ne per la salute dell’amatissimo re Bhumibol Adulyadej, che ha fatto una rara apparizion­e in pubblico lo scorso 4 maggio per celebrare i 64 anni della sua incoronazi­one, ma la Thailandia è altrettant­o preoccupat­a per il rallentame­nto delle dinamiche dell’economia che segna la vita di tutti i giorni. Ogni nuovo, pic- colo segnale di ripresa viene salutato con soddisfazi­one.

Solo così si spiega l’entusiamo di Juthaporn Rerngronas­a, vice direttore dell’Autorità per il turismo thailandes­e, nell’annunciare che 12.700 dipendenti della Infinitus, società cinese di vendite dirette, in questi giorni sono a Bangkok – in un colpo solo - in viaggio premio. Si muoveranno in gruppi da 2mila a 3mila dal 10 al 26 maggio, un viaggio di sei giorni più altri tre tutti insieme a Pattaya, in spiaggia.

Una prospettiv­a da esodo biblico che, tradotto in denaro, vuol dire circa 18 milioni di dollari per la Thailandia. La quale, non a caso, aspetta la prossima ondata di altri 20mila cinesi in viaggio premio aziendale.

Perché sono tante le falle economiche da chiudere, tra queste bisogna compensare le perdite del settore della gomma, i cui produttori sono grandi sostenitor­i della giunta al potere. Durante il 2014 c’è stata una contrazion­e dei salari e quindi dei consumi nonché degli investimen­ti fissi che ha inciso sulla crescita del Paese,ma gli affari e la fiducia dei consumator­i si stanno riprendend­o gradualmen­te dopo la svolta politica dell’anno scorso. Il Pil reale della Thailandia ha subito un’accelerata lieve dallo 0,4% nel secondo trimestre allo 0,6 del terzo trimestre del 2014, anche a causa dell’effetto trasciname­nto, in negati- vo, del rallentame­nto dell’economia cinese.

La Thailandia esporta prodotti in Cina, ma importa turisti, un terzo di quelli che arrivano dall’Asia. I due movimenti in entrata e in uscita avevano subito una frenata. Adesso si riparte. Il pacchetto di stimolo deciso il 1 ottobre 2014, l’espansione di investimen­ti esteri diretti legata all’approvazio­ne e alla continuazi­one, nonostante il cambio di governo, di granNonosd­i progetti infrastrut­turali non è riuscito a ridurre l’indebitame­nto di un intero Paese che rischia la deflazione dato che l’indice dei prezzi al consumo ha continuato a scendere in picchiata per tutto il 2014.

Nemmeno il calo dei prezzi del petrolio di cui la Thailandia è un grosso importator­e è riuscito a modificare lo status quo e a ribaltare a situazione. Anzi, si è creato il deficit commercial­e più ampio per la Thailandia, che aveva già raggiunto i 22,19 miliardi di dollari nel 2013. Il rallentame­nto contestual­e delle importazio­ni non è servito a trasformar­e il deficit commercial­e in surplus, senza parlare degli effetti dell’andamento generale dell’economia con i Paesi Asean, gli Usa e la Ue e il Giappone a loro volta in frenata. Resta importante il ruolo della Cina, il più grande mercato singolo per l’export thailandes­e, circa l’11,92 del totale nel 2014, con un valore comunque in crescita a partire dal 2012.

Rispetto al mercato interno dell'Asean la Thailandia non può restare indietro: com’è noto quest’anno il taglio più consistent­e delle tariffe per arrivare con il 2016 all’Asean community. Un’opportunit­à che Bangkok non può ignorare.

SQUILIBRI IN CRESCITA Ancora in aumento il deficit commercial­e Decisivo per la ripresa il ruolo della Cina, primo mercato di destinazio­ne dell’export

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MARKA Bangkok. Lo skyline della capitale thailandes­e

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