La domanda interna dà segnali di risveglio
pCi sono segnali di una ripresa che non dipendono solo dall’export ma anche dalla domanda interna. E un sentimento di fiducia che migliora. Licia Mattioli, presidente degli industriali di Torino, spiega i risultati di un’analisi condotta tra le aziende locali: «Tira aria buona, l’utilizzo degli impianti è risalito attorno al 70%, era sceso sotto il 60%, i tempi dei pagamenti si sono accorciati: la sanità era arrivata a 600 giorni, ora a seconda dei settori in 100-120 giorni». E, aspetto importante, non sono più solo le esportazioni a dare ossigeno alle imprese. Vanno comunque consolidati i risultati per aumentare il tasso di crescita. Per quanto riguarda l’export, le aziende italiane hanno un problema di dimensione, ha sottolineato la Mattioli, che è anche presidente del Comitato tecnico per l’internazionalizzazione di Confindustria: «Nel settore orafo per esempio la media è di quattro dipendenti», già averne 20 o 30 è per le Pmi italiane un traguardo. Ma è una dimensione troppo piccola, ha spiegato, per andare in mercati più lontani, importanti per il made in Italy.
A favorire l’Italia, in questa fase ci sono alcuni fattori esterni, dall’andamento dell’euro, al prezzo del petrolio, ai tassi bassi, come ha sottolineato l’economista Innocenzo Cipolletta, seduto di fronte alla Mattioli, intervistati da Enrico Cisnetto. C’è la ripresa, ha confermato Cipolletta, ma senza questi elementi esterni l’Italia avrebbe ancora un segno negativo davanti al Pil, per le politiche deflazionistiche che sta attuando la Ue, troppo concentrata sul debito pubblico. L’Europa, ha condiviso anche il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, è come un'aquila a due teste: da una parte c’è l’approccio monetarista della Bce che spinge la crescita, dall’altra c’è la burocrazia europea che continua nell’applicazione rigida delle normative. Ed è difficile per le banche dare prestiti, quando si rafforzano i vincoli con i parametri da rispettare. «È una contraddizione che ci lascia in mezzo al guado», ha detto Patuelli, sottolineando comunque che c’è stato un aumento del 50% di mutui alle famiglie rispetto all’anno scorso e che le banche italiane prestano 100 miliardi di euro in più rispetto alla raccolta.