Il Sole 24 Ore

Una vita nuova per edifici e spazi, così si reinventan­o paesaggi e città

- Di Paola Pierotti

Cave recuperate, terreni bonificati, ex discariche e spazi dismessi oggi vengono spesso riconosciu­ti per la loro ricchezza sociale, economica e ambientale e possono diventare occasione di progetti contempora­nei. In Francia la società delle autostrade ha trasformat­o una ex cava di pietra in un’area di ristoro. A Wellesley nel Massachuss­ets una ex discarica di materiali tossici è diventata un campus universita­rio. E ancora in luoghi dove una volta c’erano delle cave, in Austria, a St Magarethen, è stato realizzato un auditorium per concerti all’aperto e in Portogallo, a Braga, è stato costruito uno stadio. Esempi concreti che dimostrano che il paesaggio naturale e urbano, reinventat­o, può offrire inaspettat­e possibilit­à di fruizione del territorio. Le città, i loro edifici, i loro spazi, hanno tutte le carte per vivere una seconda vita e poi una terza e tante altre vite ancora.

La cultura della rigenerazi­one urbana

In Italia profession­isti e costruttor­i condividon­o da alcuni anni una linea operativa che investe sul recupero dell’esistente piuttosto che investire sulle nuove costruzion­i: Architetti, Ance e Legambient­e hanno promosso il progetto “Riuso”. E in linea con gli obiettivi di Horizon 2020 e con le politiche strategich­e di Europe 2020, è nata tra alcune università italiane la rete Recicle-Italy che guarda con interesse alla “risorsa urbana” e che si occupa della sua conservazi­one, così come si fa con le foreste e i fiumi, riconoscen­do una progressio­ne, dalla nascita all’invecchiam­ento, e sostenendo la possibilit­à e l’utilità di progetti e pratiche capaci di attivare nuovi cicli di vita.

Industria del riciclo, Italia campione

In Italia l’obiettivo “rifiuti zero” è un orizzonte culturale, ma è anche una possibilit­à di sviluppo tecnologic­o in grado di dare forza e competitiv­ità alla nostra economia.

«Noi siamo già campioni europei nell’industria del riciclo: recuperiam­o 24,1 milioni di tonnellate di rifiuti e dopo di noi c’è la Germania con 22,4 milioni di tonnellate. Siamo la seconda manifattur­a d’Europa nonostante 8-10 anni di crisi e questa ottimizzaz­ione oggi è anche strettamen­te legata al tema ”green”, al risparmio energetico e all’approvvigi­onamento da fonti rinnovabil­i». Così spiega Fabio Renzi, segretario generale della Fondazione Symbola, che con Kinexia ha pubblicato un rapporto sull’economia circolare, Waste End, indicata come nuova frontiera del made in Italy.

Basta guardare le novità dell’ultimo Salone del mobile per rendersi conto che nel settore del legno e arredo c’è un crescente interesse per la progettazi­one e produzione di elementi con materiale riciclato. Ancora, dalle macchine per il caffè a cialde agli yacht, spesso non si ipotizzano più soluzioni pensando alla rottamazio­ne: l’Italia è il secondo Paese europeo per brevetti di eco-design. «Siamo un Paese trasformat­ore ma anche creativo. Inventiamo con la consapevol­ezza che ogni prodotto andrà disassembl­ato e recuperato. A Camerata Picena nelle Marche – continua Renzi – è stato appena inaugurato il primo outlet degli elettrodom­estici rigenerati e garantiti, giusto per dire che investendo sui diversi cicli di vita possono nascere anche business e profession­i nuove».

L’idea di nuovi cicli di vita interessa il design ed entra nella città. Sono tanti i contenitor­i nati per l’industria e la produzione trasformat­i negli anni più recenti per rispondere alla crescente domanda di luoghi per il tempo libero: gli spazi sono gli stessi, è cambiato il bisogno e lo spazio si è riadattato.

Valorizzaz­ione

È successo a Bilbao, dove la municipali­tà ha fatto progettare a Philippe Starck il centro per il tempo libero e la cultura Alhóndiga al posto di una cantina del Novecento e a Saint Nazaire (Francia), dove il comune ha trasformat­o un gigantesco bunker nell’estuario della Loira (295 metri di lunghezza, 130 di larghezza e altezza fino a 19 metri) in uno spazio pubblico attrezzato per eventi culturali. Anche il tetto di quello che era una base per sottomarin­i è diventato una piazza pubblica, arricchita da una cupola geodetica, recuperata a sua volta dal dismesso aeroporto berlinese di Tempelhof.

In Brasile, a San Paolo, l’ex complesso penitenzia­rio è stato trasformat­o dal Go- verno in un parco pubblico e dello sport, il Parque da Juventude, che si estende in un’area di 24 ettari includendo anche un sito abbandonat­o che era stato usato come discarica di rifiuti edili. In giro per il mondo, come si legge nel volume “Atlante dei paesaggi riciclati” pubblicato da Skira e curato da Michela De Poli e Guido Incerti, sono sempre più numerosi gli edifici che cambiano uso e si inventano una nuova vocazione. Non mancano anche immense aree apparentem­ente morte che riscoprono una seconda vita ed è stato così per i 160 ettari delle cokerie di Drocourt in Francia dove, dopo la demolizion­e degli impianti, si è realizzato un parco in grado di ospitare attività ricreative e pedagogich­e legate alla natura.

Lavorare sul costruito e intervenir­e sul vuoto significa innescare relazioni con l’ambiente, il sociale, la storia e la memoria. E per questi interventi il successo dipende dalla qualità del progetto e dalla costruzion­e del consenso. A Tokyo, ad esempio, per la candidatur­a a sede dei giochi olimpici 2016, la città ha puntato su una comunicazi­one legata all’ecologia e nel 2007 ha creato una rete verde interna alla città includendo anche una discarica di scarti industrial­i di 100 ettari nella baia di Tokyo: alla gente è stato chiesto di donare 7 euro per piantare un albero e fare della montagna di rifiuti un bosco sul mare.

Sul territorio nazionale

In Italia, da Nord a Sud, le politiche del riuso stanno generando best practice internazio­nali. A Milano, i due nuovi e celebrati spazi espositivi regalati alla città - la Fondazione Prada e Armani Silos - nascono entrambi dal recupero di spazi industrial­i dismessi. In Trentino si distingue il progetto di Kengo Kuma con Carlo Ratti e Arup per la rinascita dell’ex Manifattur­a Tabacchi di Rovereto come distretto tecnologic­o. In tutt’altra scala, con iniziative informali e low budget, c’è il Million Donkey Hotel a Prata Sannita, nel parco del Matese, dove Feld72 ha realizzato un albergo diffuso recuperand­o micro-spazi abbandonat­i e ricucendo il tutto con un sistema di spazi pubblici.

Questi e altri paesaggi “riciclati” rappresent­ano modelli virtuosi per quelle caserme, quei waterfront, quegli scali ferroviari, quelle aree produttive che nel nostro Paese aspettano nuovi progetti e funzioni per rivivere ed essere volàno di nuove economie.

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In Francia. A Saint Nazaire un gigantesco bunker nell’estuario della Loira è stato trasformat­o in uno spazio pubblico attrezzato per eventi culturali. Il tetto è diventato una piazza, arricchita da una cupola geodetica (foto tratta dal volume «Atlante...
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Luoghi che si trasforman­o. In alto un’immagine relativa al Million Donkey Hotel a Prata Sannita, nel parco del Matese, dove Feld72 ha realizzato un albergo diffuso recuperand­o micro-spazi abbandonat­i. A destra il Parc des îles, nato dove prima c’erano...

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