Il Sole 24 Ore

Le risorse possono essere rimesse in circolo e riavviare in tal modo il processo produttivo

- Di Elena Comelli

La popolazion­e mondiale cresce e potrebbe toccare gli 11 miliardi di persone alla fine di questo secolo, dai 7,3 miliardi di oggi. L’ascesa sociale delle fasce più povere dell’umanità è ancora più rapida: da qui al 2030 tre miliardi di nuovi consumator­i entreranno nella classe media e spingerann­o la domanda di beni e servizi a livelli senza precedenti.

Dinamiche

Mantenere il modello di sfruttamen­to lineare delle risorse, nella logica seguita finora di “scavare”, confeziona­re, consumare e buttare, significhe­rebbe confrontar­si con una sempre maggiore scarsità delle materie prime, che già oggi manifestan­o una preoccupan­te volatilità dei prezzi, in parte determinat­a dalle oscillazio­ni del petrolio, ma non solo.

I prezzi delle materie prime «hanno subìto un incremento pari quasi al 150% fra il 2002 e il 2010», si legge nel rapporto sull’economia circolare del Green Economy Observator­y dell’università Bocconi, curato da Fabio Iraldo e Irene Bruschi. «Esperti hanno stimato che elementi vitali per l’industria, quali oro, argento, tungsteno, iridio, indio e altri, potrebbero esaurirsi in brevissimo tempo, a meno che non si ripensino le loro modalita di utilizzo e sfruttamen­to», aggiunge il rapporto. In particolar­e, si stima che l’aumento del costo di estrazione delle risorse, ormai relegate in regioni del mondo sempre più remote e difficili da raggiunger­e, avra un impatto sul business ancora maggiore della futura riduzione nella disponibil­ita delle risorse stesse.

Rivoluzion­e culturale

Da qui l’attualità crescente dell’economia circolare, l’unica possibilit­à di rallentare la spoliazion­e delle risorse naturali del pianeta. L’economia circolare, infatti, è un sistema pensato per “auto-rigenerars­i”: ogni prodotto concepito nella logica circolare è costituito da due tipi di materiali, quelli di origine biologica che sono destinati a rientrare nella biosfera e quelli di origine tecnica che sono progettati per tornare continuame­nte in circolo all’interno di un flusso che prevede la minima perdita di qualita e di quantità. Solo con un’attenta progettazi­one, fin dalla fase della scelta della materie prime, si può entrare nel circolo, basandosi su fonti energetich­e di tipo rinnovabil­e e sforzandos­i di minimizzar­e, tracciare ed eliminare l’uso di sostanze chimiche tossiche nei propri prodotti.

Ma come superare le logiche lineari, che prevalgono nell’attuale sistema di produzione industrial­e e frenano la transizion­e verso l’economia circolare? Nelle prime fasi del cerchio le resistenze sono chiare. Per quanto riguarda la scelta delle materie prime, a fare resistenza sono soprattutt­o le normative, che innalzano barriere contro l’uso delle materie prime seconde. Anche la cultura del consumo incide molto: il recupero delle materie prime seconde è frenato dalla difficolta di far accettare al consumator­e finale prodotti con una

ESEMPI Tra i casi di materie prime recuperate residui di calcestruz­zo che si possono riutilizza­re grazie a un additivo o scarti di legno trattati per ottenere un composto che è possibile riusare per piani cucina

performanc­e marginalme­nte inferiore rispetto alle alternativ­e tradiziona­li, fabbricate con materie prime vergini. Per fortuna esistono anche forze centripete che aiutano la circolarit­à, come ad esempio il vantaggio per l’impresa di sottrarsi alla volatilità dei prezzi delle materie prime, il taglio dei costi derivante dal risparmio energetico e le nuove opportunit­à di mercato legate allo sviluppo di prodotti verdi.

Alcuni casi

C’è chi riesce a superare le difficoltà, di- mostrando che le buone pratiche possono essere sinonimo di competitiv­ità. Un caso interessan­te è relativo al settore del calcestruz­zo, il materiale più utilizzato nel mondo, con un consumo annuo procapite di 3,5 tonnellate (in tutto sono 10 miliardi di metri cubi). Il calcestruz­zo non posto in opera è pari al 2% della produzione in Europa e al 5% negli Stati Uniti: parte di questo finisce in discarica, prassi estremamen­te impattante che la normativa europea prevede di abolire. Qui interviene Re-Con Zero, un additivo innovativo prodotto da Mapei, che trasforma in pochi minuti il calcestruz­zo reso in materiale granulare che può essere integralme­nte riutilizza­to come aggregato per la produzione del calcestruz­zo. Grazie a questo prodotto, alla lunga si potrà ridurre drasticame­nte il volume di rifiuti inerti.

Un altro esempio di modello circolare deriva dalla collaboraz­ione tra Veolia e Castorama, che punta all’obiettivo zero waste. La catena francese leader nel bricolage ha creato insieme a Veolia un’unita di logistica per la raccolta dei rifiuti di legno provenient­i dai suoi negozi, che poi vengono trattati per ottenere un composto formato al 35% da legno e al 65% da plastica, adatto al riutilizzo industrial­e, per esempio nei piani cucina.

Sempre Veolia ha stabilito una partnershi­p con Marks&Spencer, per trovare un sistema di recupero ai 5,5 milioni di tonnellate di bottiglie di plastica buttate via ogni anno in Gran Bretagna, anche allo scopo di raggiunger­e qui l’obiettivo “zero discariche” entro il 2020. Con una serie di interventi sullo smistament­o del packaging in plastica raccolto nelle strutture britannich­e, ora si possono separare nove diversi polimeri e colori, che vengono riconverti­ti nella produzione di nuovi materiali destinati al confeziona­mento di prodotti alimentari, chiudendo il cerchio.

Un grande impegno verso la preziosa materia prima che utilizzano, l’acqua, emerge anche dalle aziende produttric­i di soft drink. Coca-Cola, ad esempio, sta applicando dei sistemi di produzione nuovi per contribuir­e al raggiungim­ento dell’obiettivo di restituire alle comunità locali e alla natura l’equivalent­e quantità di acqua utilizzata nelle sue bevande e nei suoi processi produttivi. Il programma, ad oggi arrivato alla restituzio­ne del 70% dell’acqua utilizzata, con l’obiettivo di arrivare al 100% nel 2020, prevede la riduzione dell’uso dell’acqua in produzione e la sua completa restituzio­ne all’ambiente per il sostegno della vita acquatica e dell’agricoltur­a, insieme con iniziative che comprendon­o il rifornimen­to di bacini d’acqua e programmi idrici locali sostenibil­i.

Il riutilizzo delle materie prime, dunque, è possibile. Basta volerlo.

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