Umbria in stallo, Marini tenta il bis
Il governatore uscente (Pd) dovrà vedersela con il sindaco di Assisi Ricci e Liberati (M5S) Sinistra al governo da un decennio: riduzione Irap e niente tasse di concessione
Anche il polmone verde d’Italia, in tempo di crisi, mostra segnali di affanno e con questo scenario – meno fosco rispetto al resto del Paese e nel quale è soprattutto l’andamento della società Acciai speciali Terni del gruppo Thyssen ad attirare l’attenzione nazionale – circa 720mila umbri il 31 maggio voteranno il rinnovo del consiglio regionale. I candidati governatore sono otto e i 320 nomi in lista si contenderanno i 20 posti in Consiglio.
Nel periodo 2010-12 – l’ultimo analizzato dal Centro elaborazione e controllo della Regione – il Pil complessivo dell’Umbria ha registrato una riduzione media annua dello 0,72%, superiore al dato nazionale. Il Pil regionale, dopo un incremento nel 2010 (1,8%), ha registrato una riduzione nel 2011 (-0,7%) e soprattutto nel 2012 (-3,1%). Il Pil pro capite ha subito una lieve riduzione: in media, dal 2010 al 2012, dello 0,1%. Nel periodo 2010-13 le esportazioni hanno conosciuto un trend particolarmente positivo fino al 2012, con una contrazione nel 2013. In media la crescita è stata dell’8,4%, superiore alla media italiana. La riduzione delle esportazioni nel 2013 è stata fortemente influenzata da quella dal settore dei metalli (-34%), che rappresenta circa il 25% delle esportazioni totali; senza questo settore le esportazioni nel 2013 sono cresciute dell’8,7%. Il tasso di disoccupazione nel 2014 era dell’11,3%, in aumento di un punto rispetto al 2013 ma pur sempre sotto la media nazionale (12,7%), mentre il tasso di occupazione lo scorso anno era del 61% contro il 55,7% nazionale.
In questa situazione di stallo, non disprezzabile se si mette il naso fuori dai confini umbri, l’attuale presidente uscente Catiuscia Marini, nata a Todi nel '67, si ripresenta con il Pd con lo slogan “Dare più forza all’Umbria”. Come farlo lo spiega nel programma articolato in 12 punti che, come accade ovunque e con qualunque candidato, dentro hanno tutto. E così lo spot migliore sembrano essere i 5 anni già passati in tolda di comando e la scia dei 5 precedenti, che ha sfruttato. Nel corso dell’ultimo decennio la Regione ha cancellato tutte le tasse di concessione (ad eccezione della caccia, pesca e raccolta tartufi), non ha applicato l’imposta regionale sulle emissioni sonore degli aerei, non ha mai aumentato la tassa automobilistica, ha applicato al minimo di legge l’addizionale regionale al gas metano, ha ridotto in maniera selettiva l’Irap (cooperative sociali di tipo A). Quanto all’addizionale regionale Irpef, con la legge 29/2013 ha rideterminato le aliquote esentando i redditi fino a 15 mila euro e riducendo il carico fiscale per i redditi più bassi.
La spesa sanitaria, nel preconsuntivo 2014, viaggia intorno a 1,8 miliardi, con una leggerissima flessione rispetto all’anno precedente e cattura l’attenzione il fatto che il costo del personale (643 milioni), oltre a rappresentare la voce più alta, è in lieve aumento. Nel triennio 2012-14, dicono i tecnici della regione, la contrazione della spesa è stata il frutto della razionalizzazione delle risorse, finalizzata a guidare i comportamenti delle aziende sanitarie verso livelli elevati di efficacia ed efficienza.
Anche la Corte dei conti, sezione umbra delle Autonomie, il 27 novembre 2014 ha detto la sua sul rendiconto 2013, in Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale. Tutti i documenti del sistema di bilancio (previsione, assestamento, proposta di rendiconto della Giunta) sono stati approvati in ritardo rispetto ai termini previsti. Per entrambi gli esercizi 2012 e 2013, al formale conseguimento dell’avanzo di amministrazione, non corrispondeva una effettiva disponibilità di risorse aggiuntive da utilizzare a copertura di nuove decisioni di spesa, per effetto delle economie di bilancio realizzate su entrate a destinazione vincolata da reiscrivere al nuovo esercizio. Le reiscrizioni hanno pertanto determinato nel 2013 un disavanzo di amministrazione.
La consistenza dell’indebitamento a fine 2013 era di 458 milioni. Le spese di rappresentanza, convegni, mostre e pubblicità si sono attestate sopra il 20% della spesa sostenuta nel 2009. Per il personale la Corte ha segnalato la presenza di una posizione organizzativa ogni 2,8 unità di personale. Le normative regionali per gli incarichi per gli uffici di supporto agli organi politici non apparivano, infine, conformi alle prescrizioni di legge.
I principali antagonisti di Marini appaiono Claudio Ricci, 51 anni, sindaco di Assisi (Perugia) per il centrodestra (tra cui Lega nord, FdI e Fi) e Andrea Liberati per il M5S. Il primo, forte del consenso come sindaco e della visione popolare dello slogan “Insieme possiamo”, punta a fare squadra tra pubblico e privato (a cominciare dal campo sanitario), a sostenere famiglie e giovani (sostegno alla maternità, alla formazione e all’inserimento al lavoro). In campo economico l’obiettivo è quello di risparmiare nei primi tre anni almeno il 10% del bilancio disponibile, azzerare gli sprechi per ridurre le tasse (a partire dall’addizionale Irpef), razionalizzare le agenzie di promozione e aggregare le banche locali in un gruppo regionale.
Liberati, nato a Terni nel 1976, vice presidente di Italia Nostra Umbria, punta tutto su ambiente, welfare e sanità nel nome della “comunità” e denuncia che la regione è «ingabbiata da poteri molto forti rappresentati da un certo sistema della cooperazione e dal alcune multinazionali a cui la nomenclatura è legata per costruire un sistema di consensi». La proposta è quella di un nuovo piano sociale che parta da tre caposaldi: reddito di cittadinanza, bilancio sociale partecipato e welfare inclusivo. Quanto alla sanità, l’obiettivo è quella di integrare prevenzione e cura alle esigenze del territorio, con un’apertura alla libertà di scelta terapeutica del cittadino (medicina non convenzionale).
EX POLMONE VERDE Pil regionale cresciuto meno di quello nazionale, export in affanno a causa del settore dei metalli. Lieve flessione per la spesa sanitaria