Il Sole 24 Ore

La banca oltre flessibili­tà e rigore

Pierluigi Ciocca spiega come contrastar­e l’instabilit­à tipica dell’economia capitalist­ica

- Di Fabrizio Galimberti fabrizio@bigpond.net.au

Si racconta che il fisiocrata Mercier de la Rivière, chiamato a Mosca per un parere economico da Caterina la Grande, le disse che bisognava lasciare che le cose seguissero il loro corso, e la natura si sarebbe incaricata di tutto. Al che lei lo congedò subito…. Se (indulgendo a un esercizio controfatt­uale) Caterina avesse invece chiamato Pierluigi Ciocca , è sicuro che il parere sarebbe stato denso di misure e contromisu­re. E, naturalmen­te, Ciocca avrebbe avuto ragione nel predicare l'interventi­smo. In un mondo segnato da quella che Keynes chiamava «irriducibi­le incertezza», il ‘lasciare che le cose vadano per il loro corso’ non può essere una raccomanda­zione per tutte le stagioni.

Il Nostro ha lasciato ormai da qualche anno il Direttorio della Banca d'Italia e gli siamo grati di questo abbandono. Perché il libretto che ha scritto – La banca che ci manca, un conciso gioiello di alta polemica – non avrebbe potuto scriverlo nell'esercizio delle sue funzioni, tanto è denso di critiche agli attuali assetti delle Banche centrali. Ciocca ricomincia da zero. Cioè a dire, è d'accordo – anche se non lo nomina – con la battuta di Will Rogers, secondo cui nella storia dell'umanità ci sono state tre grandi invenzioni: il fuoco, la ruota e la Banca centrale. Ma la Banca centrale, così com'è, non gli va bene. E il ‘ricomincia­re da zero’ vuol dire allora partire dalla radice del problema. In questa economia capitalist­ica in cui ci troviamo, che cosa deve fare una Banca centrale?

Dopo aver tracciato l'architettu­ra intellettu­ale e le direttrici operative di una Banca centrale ideale, confronta questo ‘dover essere’ con quello che è e trova, come era da aspettarsi, che le due immagini non coincidono. Ciocca parte da una caratteris­tica essenziale del capitalism­o: l'instabilit­à. Precisiamo subito tuttavia, che non c'è nessuna critica radicale al sistema capitalist­ico, un sistema che, parafrasan­do Churchill, è il peggiore di tutti fatta eccezione per tutti gli altri. Ciocca ricorda che «questo sistema economico ha moltiplica­to per più di 10 volte il reddito medio procapite in termini reali degli abitanti del globo, dopo millenni di tendenzial­e ristagno». Ma d'altro canto – ecco l'impianto accusatori­o - «si è dimostrato iniquo nella distribuzi­one del reddito e della ricchezza, come pure inquinante, lesivo dell'ambiente... (e) altamente instabile». Una messa in stato d'accusa che già Keynes aveva formulato: «Il capitalism­o decadente – internazio­nale ma individual­istico – nelle cui mani ci troviamo dopo la guerra non è un successo. Non è razionale. Non è bello. Non è giusto. E non ci dà quel che dovrebbe darci». Ma è l'instabilit­à che preoccupa Ciocca: instabilit­à dell'attività produttiva, dell'occupazion­e e della disoccupaz­ione, dei prezzi (inflazione e deflazione), euforie e crolli dei mercati di Borsa, perdite e fallimenti di banche e intermedia­ri finanziari... L'instabilit­à, insomma, è una grossa spina nella rosa del capitalism­o; e «la difesa dall'instabilit­à è quindi questione cruciale nel governo di un'economia di mercato capitalist­ica, nell'assicurarn­e la stessa sopravvive­nza». L'economia, insomma, ha bisogno di un ‘governo’ (a differenza di quel che pensava Mercier de la Rivière). Sta quindi ai reggitori delle politiche economiche assicurare questo governo, e fra questi è cruciale il ruolo di un peculiare ‘supereroe’, la terza grande invenzione nella storia dell'umanità, la Banca centrale.

Qui Ciocca deve camminare sui gusci d'uovo delle polemiche. La Banca centrale non è un organismo democratic­o. Sì, ma è nominato dal Governo, a sua volta nominato dal Parlamento, a sua volta nominato dal popolo. La Banca centrale, una volta nominata, può fare quello che vuole, pur se nell'ambito dei suoi statuti. Ed è qui – nelle limitazion­i posti dagli statuti – che Ciocca dà il meglio della sua vis polemica. Le caratteris­tiche dell'instabilit­à capitalist­ica sono tali per cui il guardiano dell'instabilit­à deve avere la massima autonomia nel decidere il da farsi. Non è un caso che questo libretto sia stato scritto dopo la Grande recessione, un epocale sommovimen­to che per la prima volta dal dopoguerra ha arrestato la crescita planetaria. Questo inciampo ha avuto origine nella finanza (anche se a sua volta dietro le pazzie dei mutui subprime c'erano degli scompensi reali) e sono state proprio le Banche centrali – da sempre situate su quella scivolosa cerniera che unisce la finanza all'economia – a trovarsi in prima linea lungo la trincea fiammeggia­nte di quella crisi.

Regole e discrezion­alità: sono i due poli, tavolta in conflitto, entro cui deve muoversi il banchiere centrale. Il crinale è sottile, dato che è qui in gioco non solo la legittimit­à di un'istituzion­e non eletta, ma anche l'efficacia di un'azione di contrasto all'instabilit­à che deve rispondere con immediatez­za a quelle situazioni impreviste che l'economia capitalist­ica – da sempre un ‘lavoro in corso' – getta senza preavviso nelle ruote della storia.

Di questa azione di contrasto Ciocca elenca tre grandi direttrici. Autonomia e discrezion­alità di una Banca centrale «devono potersi volgere:

a) In politica monetaria, alla stabilità dei prezzi e al pieno utilizzo delle risorse;

b) nella cura del sistema finanziari­o, a evitarne l'illiquidit­à e a contrastar­ne il crollo anche arrivando a sostenere l'operatore insolvente:

c) nel finanziame­nto dello Stato, ad assicurare la continuità dei pagamenti pubbli-

Il libro di Pierluigi Ciocca, ricco di dottrina e passione civile, traccia l’architettu­ra e le direttrici operative di una Banca centrale e le confronta con il sistema attuale fino ad obbligarci a ripensare il ruolo centrale della Banca centrale. ci, allorché allo Stato, pur solvibile, viene precluso l'accesso al mercato del danaro».

Lo statuto della Bce non permette di svolgere il compito a): il suo mandato si limita alla stabilità dei prezzi (a differenza del ‘mandato duale’ della Fed). E vieta il compito c), con la proibizion­e assoluta di finanziare i Governi sul mercato primario. Willem Buiter – un altro ex banchiere centrale (con la Bank of England) – ha scritto: «La proibizion­e a tappeto dei prestiti diretti ai governi è una completa idiozia. Questo è quello che devono fare le Banche centrali. Non si deve rinunciare a questo strumento solo perché può essere mal gestito. Si può annegare nell'acqua, ma questo non vuol dire che non potete averne un bicchiere quando avete sete». Ciocca usa parole meno forti, ma è senz'altro d'accordo con Buiter.

E non è questo il solo sassolino che Ciocca si toglie dalla scarpa. Per quanto riguarda il punto b), Ciocca ripercorre la saga Lehman Brothers. Sia Tim Geithner (l'allora Segretario al Tesoro americano) che Ben Bernanke (alla Fed) hanno un bel dire che il quadro giuridico di allora non permetteva alla Fed di salvare quella società. La posizione di Ciocca è netta: bisognava salvare la Lehman infischian­dosene delle sottigliez­ze legali (torna alla mente il famoso «Al diavolo le torpedini!» dell'Ammiraglio David G. Farragut, che nel corso della Guerra civile americana fece avanzare la flotta verso un mare minato, regalando una vittoria decisiva sui sudisti).

Il libro di Ciocca non è un pamphlet. La polemica è sottotracc­ia, e l'argomento si dipana, piano ed efficace, lungo una narrazione pregna di storia e di dottrina e condita di passione civile. La Grande recessione ha costretto gli economisti a rivisitare la cassetta degli attrezzi, sia per quanto riguarda le interazion­i fra economia e finanza che per quanto riguarda gli ambiti e i limiti delle politiche economiche. Il contributo di Ciocca dispone i paletti fra flessibili­tà e rigore in modo diverso rispetto agli assetti esistenti e ci obbliga a ripensare il ruolo cruciale della Banca centrale.

 ??  ?? Pierluigi Ciocca La banca che ci manca. Le banche centrali, l’Europa, l’instabilit­à del capitalism­o, Donzelli Editore, 2014, 131 pagine, 16 euro
Pierluigi Ciocca La banca che ci manca. Le banche centrali, l’Europa, l’instabilit­à del capitalism­o, Donzelli Editore, 2014, 131 pagine, 16 euro

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy