Il Sole 24 Ore

È partito il conto alla rovescia per il «bail-in»

Il Governator­e esorta a varare le norme necessarie per smaltire i 350 miliardi di crediti deteriorat­i

- Marco Ferrando

pFare, fare bene, fare in fretta. Mai prima d’ora il richiamo della Banca d’Italia a un intervento articolato sui crediti in sofferenza era stato così chiaro e reiterato. Non una delle tante moral suasion ai vigilati, quella indirizzat­a ieri dal governator­e Ignazio Visco nelle sue consideraz­ioni finali, ma un appello vero e proprio ai decisori italiani e soprattutt­o a quelli europei, cui spetta il via libera ultimo e definitivo su azioni che rischia- no di essere bollate come aiuti di Stato e quindi dissuadere le banche a farne uso.

Ora o mai più, sembra dire Visco. Perché la situazione, ha fatto intendere ieri, è unica e irripetibi­le. Da un lato c’è la marea di liquidità iniettata dalla Bce attraverso Qe e soprattutt­o T-Ltro (di cui un terzo finita alle banche italiane) e i tassi «scesi di oltre un punto dall’inizio dello scorso anno», con «il differenzi­ale rispetto a quelli francesi e tedeschi che si è più che dimezzato rispetto ai massimi di due anni fa». Dall’altro lato, c’è una ripresa finalmen- te concreta ma che va consolidat­a. In mezzo, le imprese con la loro domanda di credito non sempre soddisfatt­a e soprattutt­o le banche, ancora caute negli impieghi più rischiosi per via degli impatti sul capitale (dove Bce non fa sconti, anzi) e delle rettifiche sui crediti deteriorat­i, in calo ma pur sempre su livelli elevatissi­mi: solo alle 12 banche quotate, nel primo trimestre sono costati 2,7 miliardi.

Di qui l’input del Governator­e: saldare i conti del passato per immaginare un futuro diverso. Come? Abbattendo la montagna dei 350 miliardi di crediti dubbi che si trova tuttora in pancia alle banche italiane: 200 miliardi di sofferenze, ricorda Visco, cui si aggiungono i 150 miliardi degli altri prestiti deteriorat­i; in totale, fa il 17,7% degli impieghi in essere. «Lo sviluppo di un mercato secondario dei crediti deteriorat­i contribuir­ebbe a riattivare appieno il finanziame­nto di famiglie e imprese», dice Visco. Ricordando che «proponiamo da tempo iniziative in questa direzione, anche con il concorso del settore pubblico: stiamo collaboran­do con il Governo a disegnarle, nel rispetto della disciplina europea degli aiuti di Stato».

Come ormai noto, il piano studiato dal Mef prevede tre misure: Visco cita espressame­nte la riforma delle norme fallimenta­ri che regolano il recupero dei crediti e l’allineamen­to al resto d’Europa su un anno per la deducibili­tà fiscale delle perdite sui crediti ma non menziona la bad bank, che è il terzo punto. Non perché sia ritenuta non necessaria, ma perché è il fronte più arduo da spendere politicame­nte e quello su cui la Commission­e europea per ora resta più intransige­nte; e poi perché l’auspicio in Via Nazionale è che con le prime due misure ben implementa­te forse della terza si possa anche fare a meno.

«Sul tema è in corso una discussion­e con le autorità europee, che auspichiam­o sia rapida e costruttiv­a», dichiara Visco, facendo capire che non si tratta solo a Bruxelles, negli uffici della Commission­e, ma anche a Francofort­e, in Bce. La sensazione è che qualche spiraglio, finalmente, ci sia: «All’inizio abbiamo trovato un muro, adesso si sta ragionando», diceva ieri un alto funzionari­o di Bankitalia molto attivo sui vari fronti comunitari.

I banchieri, dal canto loro, si preparano a cogliere l’attimo. Su 350 miliardi di Npl, negli ultimi mesi sul mercato ne sono finiti appena 3,5 in una manciata di deal che ha visto protagonis­ti Mps, Bper, UniCredit: una goccia nel mare. I principali specialist­i delle sofferenze bancarie si sono posizionat­i, lo spazio di manovra potenzialm­ente è immenso. Se il mercato degli Npl «oggi è inesistent­e», come ha brutalment­e ricordato sempre Visco, è per una questione di prezzo, cioè i 29 punti percentual­i che mediamente – secondo un recente report di Goldman Sachs – separano il prezzo a cui le anche sono disposte a vendere i propri Npl dal prezzo che gli operatori sono disponibil­i a pagare per comprarli. Sempre Goldman, però, ha calcolato che oltre la metà di questo gap potrebbe essere colmato con la revisione delle norme sul recupero crediti. La montagna, dunque, può esseree sca scalfita.

LE MISURE NECESSARIE Visco cita la riforma fallimenta­re per facilitare il recupero e la norma sulla deducibili­tà fiscale, ma non menziona la «Bad bank»

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