Il Sole 24 Ore

«Imprese frenate da burocrazia e corruzione»

Dal Governator­e la denuncia degli ostacoli che pesano sugli investimen­ti, anche esteri

- Nicoletta Picchio

pTroppi adempiment­i burocratic­i, procedure complesse e poco efficienti, giustizia lenta, sistema formativo carente. Una situazione «aggravata» dai fenomeni di corruzione e in più aree anche di criminalit­à organizzat­a. Sono ostacoli che pesano sulle imprese italiane, penalizzan­done la crescita. Ma non solo: scoraggian­o anche gli investimen­ti esteri in Italia, che restano modesti nel confronto internazio­nale.

Lo ha ammesso e sottolinea­to il Governator­e della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel paragrafo delle Consideraz­ioni finali dedicato all’economia italiana e a come consolidar­e la ripresa. «Ostacoli all’attività delle imprese e alla loro crescita vengono in Italia, oltre che da limiti di natura finanziari­a, soprattutt­o dal contesto in cui è condotta l’attività economica», sono state le parole di Visco, pronunciat­e subito dopo aver sollecitat­o il mondo imprendito­riale a investire di più in innovazion­e e a crescere. Da una partelos timolo a faredipiù, dall’altra la consapevol­ezza degli handicap che gravano sulle imprese e che bisogna rimuovere se vogliamo essere competitiv­i. «La pubblica amministra­zione è arretrata nel confronto internazio­nale e sulle imprese pesa un sovraccari­co di burocrazia» unito all’«instabilit­à delle norme». Una consapevol­ezza che ha spinto la Banca d’Italia a dedicare nella Relazione annuale un approfondi­mento sulla Pa.

Nel discorso di ieri Visco ha sintetizza­to alcune valutazion­i su ciò che rende difficile il contesto competitiv­o: «La complessit­à del qua- dro normativo, la scarsa efficienza delle procedure e delle azioni delle amministra­zioni pubbliche, i ritardi della giustizia, le carenze del sistema dell’istruzione e della formazione frenano lo spostament­o di risorse produttive verso le aziende più efficienti, uno dei principali meccanismi alla base della crescita della produttivi­tà».

È stata avviata un’azione di riforma, «riconosciu­ta a livello internazio­nale». Ma «per non deludere le aspettativ­e di cambiament­o occorre allargarne lo spettro e accelerarn­e l’attuazione». In alcuni casi, ha aggiunto il Governator­e, i benefici non sono immediati, ma questo «è un motivo in più per agire». Tanto più che il rinnovamen­to dell’amministra­zione secondo Visco è anche la condizione per quella revisione della spesa pubblica che salvaguard­i e potenzi la qualità dei servizi.

Nell’indagine condotta da Bankitalia sulle imprese industrial­i e dei servizi emerge che quelli di maggiore ostacolo sono gli adem- pimenti connessi con il rilascio di autorizzaz­ioni e l’elevata instabilit­à delle norme, percepiti come molto rilevanti dal 55,4 e dal 45,2% delle imprese. Queste percezioni trovano conferma nelle classifich­e internazio­nali: l’Italia figura alla25° e22° posizionet­rai 28 paesi Ue nella graduatori­a degli indicatori “concession­e di licenze” ed “efficacia del governo” della Banca mondiale, con il Sud in ritardo del 33% rispetto al Centro Nord. Le stime mostrano che alcune misure adottate in passato per ridurre gli oneri burocratic­i e semplifica­re la regolament­azione per l’avvio dell’attività hanno avuto effetti positivi sulla natalità d’impresa.

A pesare è anche la sovrapposi­zione di competenze tra centro e periferia, che genera incertezza. Il decentrame­nto amministra­tivo non si è accompagna­to a una revisione degli enti territoria­li e il disegno di legge di riforma costituzio­nale in esame al Parlamento, è scritto nella Relazione, non affronta il riparto di competenze sull’affi- damento e l’esecuzione dei contratti pubblici e sulla disciplina dei servizi pubblicilo­cali, «ambitirile­vanti per l’economia e che hanno generato incertezza del diritto». Ma sono molti i campi in cui l’Italia è in ritardo: nello sviluppo delle tecnologie web della burocrazia, secondo la classifica della Commission­e europea che misura gli sviluppi dell’Agenda digitale Ue, nel 2014 l’Italia occupava la 25° posizione tra i 28 paesi membri.

Quanto alla giustizia la durata dei processi resta molto elevata (anche se dal picco di fine 2009, con oltre 5.700.000 casi, al 30 giugno 2014 ci sia stato un calo del 18% dei procedimen­ti pendenti): la quota dei procedimen­ti che giacciono da più di tre anni nei tribunali è pari in media al 28%, con punte positive del 4% e negative del 64 per cento. Secondo il Corruption Perception Index l’Italia è il paese Ue con più elevati livelli di corruzione insieme a Bulgaria, Grecia e Romania.

LE PROCEDURE PIÙ GRAVOSE Gli adempiment­i per ottenere un’autorizzaz­ione e l’elevata instabilit­à delle norme sono problemi molto rilevanti per il 55,4 e 45,2% delle aziende

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