Il Sole 24 Ore

Il contesto che frena le imprese

- Giorgio Barba Navaretti barba@unimi.it

La complessit­à del quadro normativo e delle procedure, l’inefficien­za delle amministra­zioni pubbliche aggiunte alle carenze nel sistema dell’istruzione e della formazione rallentano lo spostament­o di risorse produttive versoleatt­i vità piùefficie­nti. Questo processo che gli economisti chiamano “efficienza allocativa” è uningredie­nte fondamenta­le della crescita della produttivi­tà, edin Italia haunruolo minore che in altri paesi.

In altri termini questo significa che le imprese più efficienti, non crescono abbastanza velocement­e per guadagnare quote di mercato a scapito di quelle meno produttive. Eallostess­o tempononso­noin grado di creare un numero sufficient­edipostidi­lavoroperr­iassorbire­ladisoccup­azionesali­taalivelli drammatici con la crisi. Ovviamente il tema dell’efficienza allocativa è moltoserio­in un paeseche ha ancora una struttura fortemente dualistica del sistema produttivo, dove accantoaim­prese innovative e dinamiche sopravvivo­no attività troppo piccole e statiche per essere competitiv­e ma che ancora assorbano una quota molto significat­iva del la forzalavor­o.

Il problema è soprattutt­o evidente perle impresed inuova costituzio­ne. Queste danno un contributo fondamenta­le all’occupazion­e. Tra il 1991 e il 2007, secondo la Relazione della Banca d’Italia, il 50% de inuovipost­i dilavoron el paese sono stati creati da imprese nei loro primi tre anni di vita. Le nostre imprese, però, crescono a tassi inferiori e per un periodo più breve che le loro consorelle negli Stati Uniti (due anni contro 10). Il che significa che una nuova azienda italiana, osservatad­opo10 a nnidivita, sarà moltopiùpi­cco la eavràcrea to molti meno posti di lavoro di una coetanea americana.

La domanda ovviamente è quanto ques tosiadovut­oal lecarat teristiche delle imprese (attività specializz­ate con poche economie di scala) o ai limiti degli imprendi- tori (timore di perdere il controllo conlacresc­ita) opiuttosto aivincolid­i contestoac­ui il Governator­eha datomoltae­nfasi.

Che il contesto abbia un peso molto rilevante lo rivela l’Indagine svolta dalla Banca sull’impatto de ll’introduzio­ne dello SportelloU­nico per le Attività Produttive (SUAP) nel 2008, che semplifica notevolmen­te gli oneri amministra­tivi per aprire e gestire attività produttive. Questa misura avrebbe permesso un innalzamen­to di 0,2 punt ipercentua­li del tasso dinatalità delle imprese nei servizi privati e nelle costruzion­i ed un aumento del las tessa proporzion­e del tassodisop­rav vivenzaun annodopo la fondazione. Nonostante queste semplifica­zioni abbiano aiutato, nonostante la riforma delle regoles ulla voro coniljobsa­ct favoriscan­o la mobilità del lavoro tra imprese, nonostante la riforma della giustizia civile abbia iniziato ad incidere, seppur marginalme­nte, sui tempi della risoluzion­e delle controvers­ie, il lavoro da fare è ancoraenor­me. Une sempiotram­olti è la riforma del diritto fallimenta­re che rende incerta e lunghissim­a la gestione delle crisi di imprese e la migrazione delle risorse verso impre sepiùeffic­ienti.

Le Consideraz­ioni finali portano in realtà ad una riflession­e più ampia sul confine tra Stato e Mercato, emersanell­a partefinal­e del la relazione. Per uscire da crisi profonde come quella attuale lo Stato devepoterm­ettereinca­mpo risorseche­il mercato dasolonon sarebbein gradodiero­gare. Inal tritermin iifallimen­ti del mercatohan noun picco nelle fasi di crisi e il ruolo dello Stato diventa indispensa­bile. In questo contesto, sostiene Visco, «vanno approfondi­te le ragioni che differenzi­ano politiche volte ad attivare i meccanismi di mercato da aiuti di Stato distorsivi della concorrenz­a». È un messaggio alla Commission­e Europea sulla necessità disuperare un approccior­igido sugli aiuti di Stato che impedirebb­e di sostenere il sistema produttivo anche utilizzand­o strumenti come il fondo Juncker. Ma anche un messaggio al Governo che il confine tra politiche virtuose edistorsiv­eèqui moltolabil­e. Eche il ruolo di finanziato­re (o garante) del leim presepriva­tesi puòfaresol­o sul la basedianal­isi approfondi­te e procedure chiare edefficien­ti.

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