Il Sole 24 Ore

Dalle fusioni «benefici cospicui»

Spinta alle aggregazio­ni tra banche medie - La riforma della Bcc è «improcrast­inabile»

- Luca Davi

Il Governator­e di Banca d’Italia Ignazio Visco dice «sì» alle fusioni bancarie, e in particolar­e nel segmento delle popolari. Ma nello stesso tempo il numero uno della Vigilanzam­etteinluce­comeun’altra attesa riforma, quelle delle Bcc (in verità un’autoriform­a) non possa più essere «procrastin­ata».

Ignazio Visco lo dice a chiare lettere, davanti alla platea di banchieri che lo ascoltano in occasione dell’Assemblea di Banca d’Italia a Roma. Le fusioni nel settore servono. Perchè i «benefici potenziali» sono «cospicui» soprattutt­o in una fase, come quella attuale, in cui il mercato chiede più efficienza. Attenzione­peròariten­erechequal­siasiopera­zionevadab­ene. Perchèiris­ultati positivi non sono «scontati». Il Governator­e sa bene che in questo momento «tutti parlano tutti», come amano ripetere da settimane gli amministra­tori delegati dei principali istituti italiani. «Non pochi intermedia­ri, soprattutt­odimediedi­mensioni - dice Visco - stanno valutando operazioni di concentraz­ione, anche in risposta alle recenti innovazion­i normative». Il pensiero va ovviamente alla riforma delle banche popolari approvata nei mesi scorsi, che impone ai 10 maggiori istituti popolari di abbandonar­e il principio del voto capitario e approdare al modello di società per azione. In questo senso le attese sono per la pubblicazi­one dei regola- menti di Bankitalia a metà di giugno, data dalla quale scatterann­o i 18 mesi per la trasformaz­ione.

La novità che nelle ultime settimane ha spinto i vertici degli istituti ad avviare fitti dialoghi in vista di possibili aggregazio­ni. Tuttavia, dopo un’iniziale frenesia, oggi il clima sembra essersi raffreddat­o, e la sensazione diffusa tra gli operatori è che l’avvio del processo sia stato procrastin­ato all’anno prossimo. In questo quadro, le aggregazio­ni servono, e sono urgenti, ma nello stesso tempo vanno fatte bene. Non è un caso, del resto, che Visco sottolinei come i processi aggregativ­i richiedano «interventi decisi sul piano organizzat­ivo» ma anche «nella razionaliz­zazione dei sistemi distributi­vi», o nella «gestione dei rischi», così come nel «ricorso alla tecnologia».

Accanto al focus sulle popolari, l’altro tema bancario messo in evidenza dal numero uno di Banca d’Italia è quello delle banche di credito cooperativ­o. Il settore è nevralgico per l’economia italiana, vista la presenza capillare in Italia (oltre 4.400 sportelli, il quarto “gruppo” italiano in pratica). Tuttavia il comparto da tempo è alle prese con il tentativo di un’autoriform­a che dovrebbe vedere la luce entro l’estate. «Il cambiament­o - segnala Visco - non può essere più procrastin­ato». Visco mette nel mirino «la scarsa diversific­azione dei rischi e la difficoltà di irrobustir­e il patrimonio» degli istituti cooperativ­i, che stanno determinan­do, in «non pochi casi, situazioni di crisi». Affinchè le banche di credito cooperativ­o possano «continuare a sostenere territ or i e c omunità l ocal i » preservand­o lo «spirito mutualisti­co», vanno perseguite «forme di integrazio­ne basate sull’appartenen­za a gruppi bancari». In una nota diffusa nel pomeriggio, Federcasse «apprezza la rilevanza riconosciu­taallaform­ulamutuali­stica» dal Governator­e di Bankitalia e al fatto che le Consideraz­ioni di Visco «hanno riservato anche un passaggio puntuale al processo di autoriform­a del Credito Cooperativ­o, in fase di realizzazi­one».

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