Conto alla rovescia per il «bail-in»
Dal 2016 le nuove procedure sul fallimento pilotato degli istituti, ma l’Italia è ancora indietro sul recepimento della direttiva - L’Eba pubblica le linee guida per gestire le crisi
pLa rivoluzione si avvicina. E riguarderà tutti: banche, risparmiatori, autorità di Vigilanza. Nelle sue ultime considerazioni finali pre «bail-in», il governatore non ci gira intorno: la nuova procedura di gestione delle crisi bancarie in vigore dal primo gennaio 2016 cambierà rischi, costi e benefici, quindi non deve trovare nessuno impreparato.
«Gli investitori devono essere consapevoli dei rischi sottostanti il nuovo sistema di gestione delle crisi – ha messo in guarda il Governatore -. La clientela, specie quella meno in grado di selezionare correttamente i rischi, andrà adeguatamente informata del fatto che, nel caso detenga stru- menti diversi da depositi e titoli garantiti, potrebbe dover contribuire alla risoluzione di una banca». Di qui la proposta di Visco: «Nel nuovo contesto va valutata l’opportunità di iniziative volte a riservare l’acquisto degli strumenti più rischiosi a investitori professionali».
Sta di fatto che il tempo corre. Non a caso, le prime conseguenze pratiche del nuovo sistema di gestione delle crisi si sono viste nelle trimestrali approvate dalle banche italiane: alcuni istituti (si veda l’illustrazione a lato) si sono portati avanti e hanno messo da parte 197 milioni per i due fondi previsti dalla nuova architettura salva-banche. Ma è solo una piccola fetta di quanto verrà chiesto dal prossimo anno agli istituti italiani, grandi e piccoli, per finanziare i nuovi fondi: un miliardo, da versare ogni anno dal 2016 al 2024, secondo le stime degli addetti ai lavori. Altra conseguenza, le linee guida per la gestione delle risoluzioni pubblicate ieri dall’Eba, che anticipa chi farà che cosa ( e quando) ogni qualvolta un istituto si troverà sull’orlo del default.
Intanto, il governatore ha rivolto un chiaro invito al Parlamento, visto che sia la direttiva che istituisce lo schema unico di garanzia dei depositi, (la Dgsd) sia quella che istituisce il meccanismo unico di risoluzione delle crisi bancarie (la Brrd) devono ancora essere recepite nell’ordinamento italiano: passate al Senato, si aspetta il voto alla Camera. «È urgente provvedere: non solo per evitare di essere messi in mora dalle istituzioni europee, ma anche perché il recepimento è necessario per garantire la certezza del diritto e consentire alle autorità di esercitare i nuovi compiti con gli strumenti che il legislatore europeo ha loro attribuito».
Chiarezza va fatta, auspica il governatore, anche per riu- scire a risolvere in tempo utile (cioè entro fine anno) alcuni dei dossier più spinosi del settore, da Carife a Banca Marche, il cui commissariamento scade proprio a fine ottobre: «Auspichiamo una rapida approvazione della delega all’esame delle Camere in modo da consentire al Governo l’emanazione dei decreti delegati necessari per adeguare il quadro normativo italiano a questo ulteriore passaggio dell’Unione bancaria», ha detto ieri Visco. Il Mef, a quanto risulta, ha già fatto il suo e le bozze delle nuove norme sono pronte, ma finché non si esprimerà definitivamente il Parlamento si rimarrà nell’incertezza. E con il pericolo che sia proprio una banca italiana a fare da cavia al nuovo bail-in.
I RISCHI PER IL RISPARMIO Il Governatore: «Va valutata l’opportunità di riservare l’acquisto degli strumenti bancari più rischiosi a investitori professionali»