La Bce e l’acquisto di titoli da non fermare
Ibanchieri centrali, dicono loro stessi, sono pagati per preoccuparsi. Nel consiglio della Banca centrale europea, non tutti hanno le stesse preoccupazioni. Quella prevalente, che ha portato a una vasta azione di politica monetaria, compreso l’acquisto di titoli pubblici (il cosiddetto Qe), sono i rischi prodotti da un periodo prolungato di inflazione molto bassa, se non di deflazione. Quel che preoccupa più di tutto la minoranza del consiglio è invece che il Qe generi rischi per la stabilità finanziaria.
Nelle Considerazioni finali, il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, le ha affrontate entrambe. Nel primo caso, per sottolineare i costi, potenzialmente molto pesanti, dell’inflazione troppo bassa, quando le aspettative d’inflazione perdono la loro àncora, i tassi d'interesse nominali sono al limite inferiore e i livelli di debito pubblico e privato sono elevati. In caso di uno shock che provoca una caduta dei prezzi, come è avvenuto con il recente crollo del petrolio, se i tassi nominali non possono più scendere e l’indebitamento è alto, il tasso d’interesse reale e il costo del servizio del debito salgono: in questo modo amplificano il calo dell’inflazione e producono una forte contrazione della domanda aggregata.
Il che non significa che nella comunità dei banchieri centrali ci sia dimenticati dei costi dell’inflazione. Al forum della Bce a Sintra, nei giorni scorsi, il vicepresidente della Federal Reserve, Stan Fischer, ha osservat oche «la gentesembran on ricordarsi quanto sia difficile lavora reanche con un ’inflazione moderata, del 3-4%». Semplicemente, oggi nell’eurozona il problema è un altro. Allo stesso forum, l’ex segretario al Tesoro Usa, Larry Summers, ha rimarcato che l’inflazione sotto il target crea distorsioni e in più rischia di portare con sé effetti di isteresi, in cui una stagnazione prolungata produce effetti negativi difficilmente reversibili, soprattutto sull’occupazione. È quindi desiderabile un’azione aggressiva della politica monetaria, accoppiata alla politica di bilancio, dove possibile, e alla riforme strutturali (un punto illustrato anche da Visco e ripetuto a Sintra dal presidente della Bce, Mario Draghi). Ma il governatore della Banca d’Italia non ha mancato di affrontare le critiche al Qe che evidenziano i rischi per la stabilità finanziaria. Alla riunione del G-7 di questa settimana a Dresda, la presidenza tedesca intende farne un tema chiave. «Bisogna chiedersi se la politica monetaria stia contribuendo a una crescita sostenibile più alta o se porti con sé un proprio rischio», affermano fonti tedesche. Questi rischi, dice Visco, «vanno attentamente considerati, ma non sopravvalutati». Finora, non ci sono segnali che i bassi tassi d’interesse stiano generando squilibri generalizzati, secondo il governatore. In realtà, senza il Qe l’eurozona sarebbe andatain contro au nrischio molto maggiore, sia reale sia finanziario. «La principale minaccia alla stabilità finanziaria derivava dalle prospettive di ristagno della produzione di bassa inflazione», ha detto. Suunpunto, tuttii consiglieri della Bce sono sulla stessa linea, compresa la Bundesbank e gli oppositori iniziali del Qe: ora che è stato avviato, il programma di acquisto di titoli va portato a compimento. «Il costo di un’incompleta attuazione sarebbe molto elevato», ha detto Visco. Sulla parola “credibilità”, i banchieri centrali non faticano a trovarsi d’accordo.