Il Sole 24 Ore

La Bce e l’acquisto di titoli da non fermare

- Alessandro Merli

Ibanchieri centrali, dicono loro stessi, sono pagati per preoccupar­si. Nel consiglio della Banca centrale europea, non tutti hanno le stesse preoccupaz­ioni. Quella prevalente, che ha portato a una vasta azione di politica monetaria, compreso l’acquisto di titoli pubblici (il cosiddetto Qe), sono i rischi prodotti da un periodo prolungato di inflazione molto bassa, se non di deflazione. Quel che preoccupa più di tutto la minoranza del consiglio è invece che il Qe generi rischi per la stabilità finanziari­a.

Nelle Consideraz­ioni finali, il governator­e della Banca d’Italia, Ignazio Visco, le ha affrontate entrambe. Nel primo caso, per sottolinea­re i costi, potenzialm­ente molto pesanti, dell’inflazione troppo bassa, quando le aspettativ­e d’inflazione perdono la loro àncora, i tassi d'interesse nominali sono al limite inferiore e i livelli di debito pubblico e privato sono elevati. In caso di uno shock che provoca una caduta dei prezzi, come è avvenuto con il recente crollo del petrolio, se i tassi nominali non possono più scendere e l’indebitame­nto è alto, il tasso d’interesse reale e il costo del servizio del debito salgono: in questo modo amplifican­o il calo dell’inflazione e producono una forte contrazion­e della domanda aggregata.

Il che non significa che nella comunità dei banchieri centrali ci sia dimenticat­i dei costi dell’inflazione. Al forum della Bce a Sintra, nei giorni scorsi, il vicepresid­ente della Federal Reserve, Stan Fischer, ha osservat oche «la gentesembr­an on ricordarsi quanto sia difficile lavora reanche con un ’inflazione moderata, del 3-4%». Sempliceme­nte, oggi nell’eurozona il problema è un altro. Allo stesso forum, l’ex segretario al Tesoro Usa, Larry Summers, ha rimarcato che l’inflazione sotto il target crea distorsion­i e in più rischia di portare con sé effetti di isteresi, in cui una stagnazion­e prolungata produce effetti negativi difficilme­nte reversibil­i, soprattutt­o sull’occupazion­e. È quindi desiderabi­le un’azione aggressiva della politica monetaria, accoppiata alla politica di bilancio, dove possibile, e alla riforme struttural­i (un punto illustrato anche da Visco e ripetuto a Sintra dal presidente della Bce, Mario Draghi). Ma il governator­e della Banca d’Italia non ha mancato di affrontare le critiche al Qe che evidenzian­o i rischi per la stabilità finanziari­a. Alla riunione del G-7 di questa settimana a Dresda, la presidenza tedesca intende farne un tema chiave. «Bisogna chiedersi se la politica monetaria stia contribuen­do a una crescita sostenibil­e più alta o se porti con sé un proprio rischio», affermano fonti tedesche. Questi rischi, dice Visco, «vanno attentamen­te considerat­i, ma non sopravvalu­tati». Finora, non ci sono segnali che i bassi tassi d’interesse stiano generando squilibri generalizz­ati, secondo il governator­e. In realtà, senza il Qe l’eurozona sarebbe andatain contro au nrischio molto maggiore, sia reale sia finanziari­o. «La principale minaccia alla stabilità finanziari­a derivava dalle prospettiv­e di ristagno della produzione di bassa inflazione», ha detto. Suunpunto, tuttii consiglier­i della Bce sono sulla stessa linea, compresa la Bundesbank e gli oppositori iniziali del Qe: ora che è stato avviato, il programma di acquisto di titoli va portato a compimento. «Il costo di un’incompleta attuazione sarebbe molto elevato», ha detto Visco. Sulla parola “credibilit­à”, i banchieri centrali non faticano a trovarsi d’accordo.

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