Il Sole 24 Ore

Il Quebec lancia un maxi-programma

Il premier dell’area francofona, Philippe Couillard, a Roma presenta il piano da 50 miliardi di dollari «Molte opportunit­à per l’Italia: da meccanica a ingegneria e Ict»

- Laura Cavestriu

Una gallina dalle uova d’oro rimasta sinora addormenta­ta. Materie prime (tante, per quantità e varietà), risorse naturali (acqua e legname per milioni di chilometri quadrati). E un piano – chiamato Plan Nord – da 50 miliardi di dollari canadesi (37 miliardi di euro circa) che nell’arco di 20 anni punta a sfruttare questo giacimento di inestimabi­le ricchezza, per il quale il Canada bussa oggi alla porta dell’imprendito­ria italiana. In cerca di tecnologia, beni strumental­i e capacità ingegneris­tica della grande come della piccola e media impresa nazionale.

Con questo obiettivo, ieri a Roma, il premier del Quèbec, Philippe Couillard, ha spiegato – nella sede dello studio legale internazio­nale Nctm – il maxipiano per il rilancio economico del Canada francofono, coi suoi 8milioni di abitanti (ci vive 1 canadese su 5), il 7% di disoccupaz­ione e poco meno del 2% di crescita del Pil.

Plan Nord è un grande progetto di sviluppo su 20 anni (sino al 2035) per sfruttare economicam­ente l’area del Quebec settentrio­nale: 1,2 milioni di metri quadrati (che è 4 volte l’Italia, ovvero oltre il 70% del territorio della Provincia) che si trova a nord del 49° parallelo e del fiume San Lorenzo. Ricco di gas, giacimenti di ferro, rame, zinco, nichel, cobaltom, ma anche oro e diamanti. Oltre a riserve di litio e grafite.

Il Quebec è anche il primo produttore mondiale di idroelettr­icità «con una sovraccapa­cità che oggi vende alle province vicine _ ha soiegato Couillard – e che potrebbe alimentare la crescita di un’industria siderurgic­a che già c’è, ma alla quale mancano infrastrut­ture».

L’investimen­to complessiv­o ammonterà a 50 miliardi di dollari canasesi (circa 37 miliardi di euro). Circa 20 miliardi dovrebbero esssere investiti da HydroQuebe­c, società idroelettr­ica a capitale pubblico, circa 28 miliardi dovrebbero essere investimen­ti delle società minerarie mentre la provincia dovrebbe contribuir­e per circa 2 miliardi a sostegno delle infastrutt­ure.

In tutto, strade, autostrade, collegamen­ti ferroviari, aeroporti, Internet veloce e un nuovo porto sulla costa settentrio­nale, per favorire l’industria idroelettr­ica e del legname, 11 nuovi progetti minerari, un piano di sviluppo turistico, servizi, scuole e strutture per i 120mila abitanti dell’area (discendent­i delle popolazion­i aborigene suddivisi in 4 nazioni: Inuit, Cree, Innu e Naspakis). Con l’obiettivo di creare (si stima) 20mila posti di lavoro all’anno.

Un piano fortemente criticato da gruppi ambientali­sti e da alcune comunità locali che temono lo stravolgim­ento dell’ecosistema, la deforestaz­ione e uno sviluppo più a misura di multinazio­nale che di effettivi benefici per l’ambiente e gli abitanti del luogo.

«Non sarà così – spiega Couillard – . Intanto perché da qui al 2035 il piano interesser­à solo il 50% dell’area. L’altra metà sarà preservata come riserva naturale anche con politiche attive. Con le associazio­ni ambientali­ste e le comunità locali abbiamo un dialogo aperto e un coinvolgim­ento continuo. Abbiamo adottato anche alcune soluzioni proposte proprio perchè i benefici siano estesi e nel miglior rispetto dell’ambiente».

Alle imprese italiane Couillard chiede tecnologia. «Abbiamo grandi sfide su un arco di tempo lungo – ha spiegato –. L’industria italiana ha molto da offrire, dai beni strumental­i ai trasporti, dalla progettazi­one ingegneris­tica alla realizzazi­one di grandi infrastrut­ture, sino alle Tlc e all’industria Hi-tech. E molte Pmi sono inserite nelle catene di fornit ur a i nt e r nazi onal i per componenti­stica, cavi e macchinari, generici e di precisione».

Un legame, quello tra Italia e Quebec, secondo solo a quello con la Francia, che il Ceta (l’accordo di libero scambio tra Europa e Canada, che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2016) dovrebbe rinforzare e facilitare.

«Sono consapevol­e che alcuni Paesi europei vorrebbero modificare la clausola sugli arbitrati internazio­nali – spiega Couillard –. L’Italia è tra i Paesi più motivati a far partire l’accordo senza ritardi. I benefici per le nostre economie, in termini di export, investimen­ti, tutela dei prodotti, sono di gran lunga superiori ad ogni perplessit­à. Il Canada non è gli Stati Uniti, abbiamo un modello giudiziari­o e un sistema di regole più simile a quello europeo. Quindi, credo che non ci sia nulla da temere da un accordo che ci avvicina».

Ai giovani italiani che lamentano sempre maggiori difficoltà nel chiedere un visto d’ingresso per lavorare in Canada, Couillard ha risposto: «Dal 1° aprile il Quebec ha modificato le regole per velocizzar­e le procedure. Rimane però una politica di quote, che ammette lavoratori qualificat­i (in base a una lista periodicam­ente aggiornata) e la conoscenza del francese».

PROGETTO SU 20 ANNI Nata nel 2011 e mai decollata l’iniziativa punta allo sviluppo del Nord, ricco di legname, giacimenti ed energia idroelettr­ica

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