Il Sole 24 Ore

In arrivo misure per il credito

Tra gli obiettivi del Qe il ripristino dei finanziame­nti all’economia

- Di Lorenzo Codogno

Il dado è (quasi) tratto. Nella Relazione Annuale della Banca d'Italia presentata ieri vi sono indicazion­i chiare che sono in preparazio­ne da parte della Banca stessa e del Governo misure a favore del credito.

Tra gli obiettivi del Quantitati­ve Easing della Banca Centrale Europea vi è quello del ripristino del canale creditizio di finanziame­nto all'economia, il più tradiziona­le meccanismo di trasmissio­ne della politica monetaria. Ma questo meccanismo stenta a ripartire. Nonostante l'abbondante provvista di liquidità da parte della banca centrale, le banche devono rispettare la più stringente regolament­azione bancaria, in particolar­e i requisiti di capitale sull'attività di concession­e del credito, ed al contempo far fronte alla montagna di prestiti deteriorat­i che appesantis­cono i bilanci. E le banche italiane più di altre.

Questo problema è noto da qualche tempo, ma recentemen­te il Fondo Monetario ha messo sulla bilancia il peso della sua autorevole­zza dedicando una decina di pagine nel recente World Economic Outlook al problema dei prestiti deteriorat­i nell'area dell'Euro. Il rapporto dice che in una fase di recupero dell'attività produttiva, i problemi di offerta del credito possono limitare l'espansione economica. Provocator­iamente si è spinto a stimare che la capacità di erogazione del credito è limitata ad un misero 1-3% su base annua se si considera il capitale residuo a disposizio­ne delle banche. L'accumulo di crediti deteriorat­i non solo assorbe capitale alle banche ma anche ne riduce la redditivit­à, con un notevole costo-opportunit­à talvolta non adeguatame­nte valutato.

In queste condizioni le strade percorribi­li non sono molte. La prima passa attraverso ulteriori aumenti di capitale, con tutte le difficoltà che questi comportano. In secondo luogo potrebbero esser cambiate le regole del gioco, modificand­o i coefficien­ti di assorbimen­to di capitale. Oltre che poco opportuna, questa strada sembra essere quasi improponib­ile. E quindi non rimane che l'alleggerim­ento degli attivi bancari, e soprattutt­o l'alleggerim­ento degli attivi deteriorat­i.

Facile a dirsi, ma gli ostacoli sono enormi. In primis, vi è quello del rispetto della disciplina europea sugli aiuti di stato. In Europa, infatti, è or- mai passata la stagione degli aiuti facili alle banche. Dalla metà del 2013, la disciplina sugli aiuti di stato è stata reintrodot­ta con vigore e pignoleria, di fatto chiudendo la strada a qualsiasi tipo di intervento. L'Italia, che si era giustament­e vantata di non aver utilizzato denaro pubblico a supporto del suo sistema bancario, si è poi ritrovata con il problema dell'enorme montagna di attivi bancari deteriorat­i non avendo più capacità d'intervento. Che fare allora?

All'inizio di quest'anno, incautamen­te, erano trapelate indiscrezi­oni su progetti di bad bank pubblica. Vi è stato poi un balletto di smentite e conferme che poco hanno fatto per aiutare l'operativit­à. Anzi, hanno di fatto bloccato ogni iniziativa privata al riguardo.

In aprile, un po' a sorpresa, il Rapporto sulla Stabilità Finanziari­a della Banca d'Italia diceva esplicitam­ente che “l'istituzion­e di una società specializz­ata per l'acquisto di crediti deteriorat­i e la conseguent­e riduzione del peso delle partite anomale nei bilanci delle banche avrebbero numerosi e importanti effetti positivi”. Oltre alla bad bank, vi sono anche altre misure possibili: benefici fiscali, principalm­ente nella forma di più favorevoli trattament­i per le rettifiche sui crediti per consentire una deducibili­tà immediata dal reddito imponibile come avviene in altri paesi europei, riducendo così l'attuale svantaggio competitiv­o, e un migliorame­nto nei “tempi molto lunghi e variabili delle procedure di insolvenza e di recupero dei crediti, a loro volta dovuti alla farraginos­ità della giustizia civile”.

Nel Relazione Annuale si dice che sono allo studio “provvedime­nti volti a rafforzare il sistema bancario […] e metterlo in grado di sostenere la ripresa dell'economia reale”. Ed inoltre che “sono in via di definizion­e misure per rimuovere questi svantaggi competitiv­i, che indebolisc­ono il sistema bancario italiano. […] Proponiamo da tempo iniziative in questa direzione, anche con il concorso del settore pubblico; stiamo collaboran­do con il Governo a disegnarle, nel rispetto della disciplina europea per gli aiuti di Stato. E' in corso sul tema una discussion­e con le autorità europee, che auspichiam­o sia rapida e costruttiv­a”.

Pur con il linguaggio cauto e trasversal­e che caratteriz­za le Consideraz­ioni Finali, sembra emergere un chiaro messaggio per Bruxelles: “Ma nel valutare il ruolo pubblico nella prevenzion­e e risoluzion­e delle crisi, non solo finanziari­e, vanno approfondi­te le ragioni che differenzi­ano politiche volte ad attivare i meccanismi di mercato da aiuti di Stato distorsivi della concorrenz­a”.

Non resta dunque che terminare con i titoli cubitali utilizzati da questo giornale nel pieno della crisi nel novembre del 2011: “Fate presto!” E visti i recenti problemi con la Corte Costituzio­nale, aggiungere­i: Fate bene!

IL PROBLEMA La capacità di erogazione delle banche è limitata dalla quantità di crediti deteriorat­i che non solo assorbe capitale ma riduce anche la redditivit­à

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