In arrivo misure per il credito
Tra gli obiettivi del Qe il ripristino dei finanziamenti all’economia
Il dado è (quasi) tratto. Nella Relazione Annuale della Banca d'Italia presentata ieri vi sono indicazioni chiare che sono in preparazione da parte della Banca stessa e del Governo misure a favore del credito.
Tra gli obiettivi del Quantitative Easing della Banca Centrale Europea vi è quello del ripristino del canale creditizio di finanziamento all'economia, il più tradizionale meccanismo di trasmissione della politica monetaria. Ma questo meccanismo stenta a ripartire. Nonostante l'abbondante provvista di liquidità da parte della banca centrale, le banche devono rispettare la più stringente regolamentazione bancaria, in particolare i requisiti di capitale sull'attività di concessione del credito, ed al contempo far fronte alla montagna di prestiti deteriorati che appesantiscono i bilanci. E le banche italiane più di altre.
Questo problema è noto da qualche tempo, ma recentemente il Fondo Monetario ha messo sulla bilancia il peso della sua autorevolezza dedicando una decina di pagine nel recente World Economic Outlook al problema dei prestiti deteriorati nell'area dell'Euro. Il rapporto dice che in una fase di recupero dell'attività produttiva, i problemi di offerta del credito possono limitare l'espansione economica. Provocatoriamente si è spinto a stimare che la capacità di erogazione del credito è limitata ad un misero 1-3% su base annua se si considera il capitale residuo a disposizione delle banche. L'accumulo di crediti deteriorati non solo assorbe capitale alle banche ma anche ne riduce la redditività, con un notevole costo-opportunità talvolta non adeguatamente valutato.
In queste condizioni le strade percorribili non sono molte. La prima passa attraverso ulteriori aumenti di capitale, con tutte le difficoltà che questi comportano. In secondo luogo potrebbero esser cambiate le regole del gioco, modificando i coefficienti di assorbimento di capitale. Oltre che poco opportuna, questa strada sembra essere quasi improponibile. E quindi non rimane che l'alleggerimento degli attivi bancari, e soprattutto l'alleggerimento degli attivi deteriorati.
Facile a dirsi, ma gli ostacoli sono enormi. In primis, vi è quello del rispetto della disciplina europea sugli aiuti di stato. In Europa, infatti, è or- mai passata la stagione degli aiuti facili alle banche. Dalla metà del 2013, la disciplina sugli aiuti di stato è stata reintrodotta con vigore e pignoleria, di fatto chiudendo la strada a qualsiasi tipo di intervento. L'Italia, che si era giustamente vantata di non aver utilizzato denaro pubblico a supporto del suo sistema bancario, si è poi ritrovata con il problema dell'enorme montagna di attivi bancari deteriorati non avendo più capacità d'intervento. Che fare allora?
All'inizio di quest'anno, incautamente, erano trapelate indiscrezioni su progetti di bad bank pubblica. Vi è stato poi un balletto di smentite e conferme che poco hanno fatto per aiutare l'operatività. Anzi, hanno di fatto bloccato ogni iniziativa privata al riguardo.
In aprile, un po' a sorpresa, il Rapporto sulla Stabilità Finanziaria della Banca d'Italia diceva esplicitamente che “l'istituzione di una società specializzata per l'acquisto di crediti deteriorati e la conseguente riduzione del peso delle partite anomale nei bilanci delle banche avrebbero numerosi e importanti effetti positivi”. Oltre alla bad bank, vi sono anche altre misure possibili: benefici fiscali, principalmente nella forma di più favorevoli trattamenti per le rettifiche sui crediti per consentire una deducibilità immediata dal reddito imponibile come avviene in altri paesi europei, riducendo così l'attuale svantaggio competitivo, e un miglioramento nei “tempi molto lunghi e variabili delle procedure di insolvenza e di recupero dei crediti, a loro volta dovuti alla farraginosità della giustizia civile”.
Nel Relazione Annuale si dice che sono allo studio “provvedimenti volti a rafforzare il sistema bancario […] e metterlo in grado di sostenere la ripresa dell'economia reale”. Ed inoltre che “sono in via di definizione misure per rimuovere questi svantaggi competitivi, che indeboliscono il sistema bancario italiano. […] Proponiamo da tempo iniziative in questa direzione, anche con il concorso del settore pubblico; stiamo collaborando con il Governo a disegnarle, nel rispetto della disciplina europea per gli aiuti di Stato. E' in corso sul tema una discussione con le autorità europee, che auspichiamo sia rapida e costruttiva”.
Pur con il linguaggio cauto e trasversale che caratterizza le Considerazioni Finali, sembra emergere un chiaro messaggio per Bruxelles: “Ma nel valutare il ruolo pubblico nella prevenzione e risoluzione delle crisi, non solo finanziarie, vanno approfondite le ragioni che differenziano politiche volte ad attivare i meccanismi di mercato da aiuti di Stato distorsivi della concorrenza”.
Non resta dunque che terminare con i titoli cubitali utilizzati da questo giornale nel pieno della crisi nel novembre del 2011: “Fate presto!” E visti i recenti problemi con la Corte Costituzionale, aggiungerei: Fate bene!
IL PROBLEMA La capacità di erogazione delle banche è limitata dalla quantità di crediti deteriorati che non solo assorbe capitale ma riduce anche la redditività