Il Sole 24 Ore

I tribunali meritano maggiore attenzione

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Dopo Milano, ora viene Lodi. Dopo il caso Giardiello e la strage al Tribunale milanese, ora va registrato il tentativo (riuscito) di una donna di entrare al Tribunale di Lodi e attentare (con un coltello lungo trenta centimetri) alla vita di una pm. Nel caso di Milano, così come in quello di Lodi, le telecamere non funzionava­no o funzionava­no male. A Lodi il metal detector era fuori uso da dicembre. Sembra che la manutenzio­ne fosse affidata al Comune ma, forse per problemi di morosità del Tribunale, non ci si sia attivati per le necessarie riparazion­i. A Milano a vegliare sul primo perimetro di sicurezza di magistrati, avvocati, operatori della polizia giudiziari­a che lavorano (anche) sul crimine organizzat­o, mafia, ’ndrangheta e camorra, oltre che sul terrorismo nazionale e internazio­nale, oramai da tempo non ci sono più i Carabinier­i ma due diverse società private: la Allsystem e la Securpolic­e: che, inflessibi­li, bloccano l’accesso a chi rechi con sé un registrato­re ma lasciano passare i tablet.

Stiamo parlando di Milano e Lodi. Viene spontaneo riflettere a quanto possa accadere in sedi giudiziari­e meno «centrali» ed esposte sotto il profilo mediatico.

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