Un ribasso del 22% dall’avvio dell’aumento
pSi spiegano così i volumi elevati: solo ieri è passato di mano oltre il 20% del vecchio capitale, mentre nei primi due giorni di trattazione ha cambiato proprietario il 17% dei diritti in circolazione. Gli arbitraggisti , in sostanza, hanno venduto le azioni e comprato i diritti utili a sottoscrivere le azioni di nuova emissione. Così facendo hanno contribuito a chiudere il disallineamento tra i due valori. Lunedì, alla partenza dell’aumento, comprando i diritti si sarebbe potuto “prenotare” le nuove azioni a un prezzo scontato del 16% rispetto a comprare direttamente le azioni in Borsa. Ieri lo stesso “sconto” si era ridimensionato al 3%: vale a dire che chi avesse voluto puntare su Mps (senza esse- re già azionista) avrebbe avuto convenienza a passare dai diritti piuttosto che dalle azioni.
Difficile inserirsi da “profani” in questo gioco: nessuno può prevedere dove andranno a finire le quotazioni a operazione completata (la negoziazione dei diritti chiude lunedì 8 giugno, l’aumento, cioè la possibilità di sottoscrivere nuove azioni, il 12). C’è però un prezzo di “riferimento” e cioè il cosiddetto Terp - il valore teorico del titolo calcolato dopo lo stacco dei diritto - che sui prezzi di Borsa di venerdì scorso era di 1,923 euro, mentre i diritti - utili ciascuno a rilevare dieci nuove azioni al prezzo unitario di 1,17 euro - partivano da 7,527 euro. Se l’aumento di capitale fosse “indolore”, al termine, con l’arrivo delle nuove azioni, le quotazioni di Mps dovrebbero atte- starsi a 1,92 euro: vorrebbe dire che il valore di Borsa non è cambiato e che alla vecchia quotazione (2,5 miliardi venerdì scorso) si sommerebbero semplicemente i 3 miliardi dell’aumento, il tutto spalmato su un numero di azioni moltiplicato per 11 rispetto al vecchio capitale (dopo il raggruppamento dei titoli). Alla chiusura della seduta di ieri invece le quotazioni erano più basse: 1,78 euro, giù di oltre il 16% rispetto al gior- no prima. Anche i diritti avevano perso terreno, ma meno, scedendo del 9% a 5,57 euro. “Normale” per quanto riguarda i diritti la direzione in discesa, perchè al termine le opzioni non esercitate non varranno più nulla. Questo andamento ha contribuito a correggere il “disallineamento” tra azioni e diritti, lasciando supporre che chi compra i diritti poi sottoscriva le nuove azioni e che quindi l’aumento di capitale vada in porto. Ma chi aveva le azioni venerdì e non ha venduto, nel giro di due giorni ha perso più del 22%, anche se è presto per tirare le somme. Chi voleva vendere comunque l’ha già fatto prima, tant’è che nelle ultime due settimane Mps ha perso circa il 40%. C’è da sperare che ora si assesti.
BOOM DI SCAMBI Passa di mano il 21% del vecchio capitale In due giorni cambia proprietario il 17% dei diritti d’opzione in circolazione