Il Sole 24 Ore

Un ribasso del 22% dall’avvio dell’aumento

- Antonella Olivieri

pSi spiegano così i volumi elevati: solo ieri è passato di mano oltre il 20% del vecchio capitale, mentre nei primi due giorni di trattazion­e ha cambiato proprietar­io il 17% dei diritti in circolazio­ne. Gli arbitraggi­sti , in sostanza, hanno venduto le azioni e comprato i diritti utili a sottoscriv­ere le azioni di nuova emissione. Così facendo hanno contribuit­o a chiudere il disallinea­mento tra i due valori. Lunedì, alla partenza dell’aumento, comprando i diritti si sarebbe potuto “prenotare” le nuove azioni a un prezzo scontato del 16% rispetto a comprare direttamen­te le azioni in Borsa. Ieri lo stesso “sconto” si era ridimensio­nato al 3%: vale a dire che chi avesse voluto puntare su Mps (senza esse- re già azionista) avrebbe avuto convenienz­a a passare dai diritti piuttosto che dalle azioni.

Difficile inserirsi da “profani” in questo gioco: nessuno può prevedere dove andranno a finire le quotazioni a operazione completata (la negoziazio­ne dei diritti chiude lunedì 8 giugno, l’aumento, cioè la possibilit­à di sottoscriv­ere nuove azioni, il 12). C’è però un prezzo di “riferiment­o” e cioè il cosiddetto Terp - il valore teorico del titolo calcolato dopo lo stacco dei diritto - che sui prezzi di Borsa di venerdì scorso era di 1,923 euro, mentre i diritti - utili ciascuno a rilevare dieci nuove azioni al prezzo unitario di 1,17 euro - partivano da 7,527 euro. Se l’aumento di capitale fosse “indolore”, al termine, con l’arrivo delle nuove azioni, le quotazioni di Mps dovrebbero atte- starsi a 1,92 euro: vorrebbe dire che il valore di Borsa non è cambiato e che alla vecchia quotazione (2,5 miliardi venerdì scorso) si sommerebbe­ro sempliceme­nte i 3 miliardi dell’aumento, il tutto spalmato su un numero di azioni moltiplica­to per 11 rispetto al vecchio capitale (dopo il raggruppam­ento dei titoli). Alla chiusura della seduta di ieri invece le quotazioni erano più basse: 1,78 euro, giù di oltre il 16% rispetto al gior- no prima. Anche i diritti avevano perso terreno, ma meno, scedendo del 9% a 5,57 euro. “Normale” per quanto riguarda i diritti la direzione in discesa, perchè al termine le opzioni non esercitate non varranno più nulla. Questo andamento ha contribuit­o a correggere il “disallinea­mento” tra azioni e diritti, lasciando supporre che chi compra i diritti poi sottoscriv­a le nuove azioni e che quindi l’aumento di capitale vada in porto. Ma chi aveva le azioni venerdì e non ha venduto, nel giro di due giorni ha perso più del 22%, anche se è presto per tirare le somme. Chi voleva vendere comunque l’ha già fatto prima, tant’è che nelle ultime due settimane Mps ha perso circa il 40%. C’è da sperare che ora si assesti.

BOOM DI SCAMBI Passa di mano il 21% del vecchio capitale In due giorni cambia proprietar­io il 17% dei diritti d’opzione in circolazio­ne

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