Poste, il cda rivede la governance
Al board oggi le modifiche dello statuto sui componenti del consiglio e sul tetto al possesso azionario Il presidente Todini: «Saremo azienda di mercato». Ieri l’incontro con le banche sul piano
pPoste Italiane comincia a varare i primi cambiamenti finalizzati alla privatizzazione. È convocata per oggi la riunione del consiglio di amministrazione che dovrà esaminare una serie di modifiche da apportare allo statuto per preparare la società all’Ipo, con l’introduzione di un tetto al possesso azionario tra 3 il 5% del capitale, ma anche per adeguarsi alle disposizioni sulla governance previste dalla Banca d’Italia. Dalla prossima settimana la società diventerà a tutti gli effetti soggetto vigilato dall’istituto di via Nazionale per la presenza nel gruppo del Bancoposta. Di conseguenza, la governance della capogruppo dovrà adeguarsi introducendo nel cda i tre comitati endoconsilidari previsti da Bankitalia: comitato rischio, comitato remunerazioni, comitato nomine.
La soluzioni per adeguare la governance, sulle quali si è ragionato in questi mesi, prevedeva anche la possibilità di procedere all’ampliamento del numeri dei componenti del board dagli attuali 5 a 7 oppure a 9. Il motivo è legato al fatto che le disposizioni di Bankitalia prevedono che i tre comitati non debbano avere gli stessi componenenti e che almeno uno debba variare. Un esercizio complicato se i componenti del board sono solo 5, di cui uno è l’ad. In un primo momento l’assemblea per approvare le modifiche che saranno varate oggi in cda era prevista nella stessa giornata di oggi. E questo aveva fatto pensare all’ipotesi che l’ampliamento del cda sarebbe potuto av- venire subito, comunque prima dell’Ipo. Ma poi l’appuntamento assembleare è slittato, secondo alcune fonti a luglio, e questo farebbe ritenere che si sia trovata una soluzione temporanea per la composizione dei comitati, rinviando l’ampliamento del cda a una fase successiva alla quotazione, quando il board dovrà essere comunque integrato per dare spazio ai rappresentanti degli azionisti di minoranza.
«Ci stiamo preparando a modificare la governance per essere un’azienda non solo sociale ma di mercato», ha spiegato ieri il presidente di Poste, Luisa Todini, a margine dell’assemblea di Banca d’Italia.
L’altra modifica importante riguarda al limite che verrà posto per gli azionisti privati diversi dallo Stato nel possedere quote della società dei recapiti, una volta quotata, superiori a una soglia del 3 o 5% (più probabilmente quest’ultima) al fine di evitare rastrellamenti di titoli. È possibile che tra i temi all’ordine del giorno oggi ci siano anche le modifiche alle regole sui requisiti di onorabilità che le società partecipate dal Tesoro stanno recependo in questi giorni. Ieri intanto si è tenuto l’incontro tra l’ad Francesco Caio, la prima linea di Poste, gli advisor, i rappresentanti del ministero dell’Economia, e i global coordinator (Unicredit, Banca Imi, BofA Merrill Lynch, Mediobanca), per fare il punto sul piano industriale aggiornato e sui prossimi passi del di privatizzazione che sta entrando nel vivo.