Il Sole 24 Ore

Petrolio, l’Iraq accelera la conquista dei mercati

Brent ai minimi da un mese, schiacciat­o dal rally del dollaro Baghdad punta ad accrescere l’export del 26% in giugno

- Sissi Bellomo @SissiBello­mo

pAltro che tagli di produzione. A dieci giorni dal vertice Opec, la battaglia per la conquista dei mercati petrolifer­i si prepara a una nuova escalation, con l’Iraq che nel mese di giugno punta ad accrescere del 26% le esportazio­ni di greggio, al record di 3,75 milioni di barili al giorno. L’incremento equivale a mettere sul mercato un altro Qatar: circa 800mila bg in più, che andrebbero a gonfiare un surplus di offerta che già si stima intorno a 2 mbg.

L’aspirazion­e di Baghdad - alle prese con l’avanzata sempre più aggressiva dell’Isis - potrebbe andare delusa: le indicazion­i sul- l’export, che l’agenzia Bloomberg ha ricavato dai programmi di carico degli armatori, potrebbero essere disattese, come spesso avviene. Ma sono comunque significat­ive dell’approccio tutt’altro che remissivo con l’Iraq, uno dei pesi massimi dell’Opec, si presenterà al vertice del 5 giugno.

Anche i produttori di shale oil americani non mollano. Il crollo delle attività estrattive negli Stati Uniti si è già arrestato, grazie al recente rally del petrolio: le statistich­e di Backer Hughes indicano che la settimana scorsa le compagnie hanno fermato un solo impianto di perforazio­ne. E Goldman Sachs è convinta che «se il prezzo del Wti resterà vicino a 60 dollari, i produttori Usa accelerera­nno l’attività, visto che la redditivit­à è aumentata, con i costi che sono scesi di almeno il 20%».

È comunque tutt’altro che scontato che il Wti riesca a restare a lungo a tali livelli. Le sorti del petrolio appaiono sempre più strettamen­te legate a quelle del dollaro (si veda Il Sole 24 Ore del 16 maggio). Il rapporto di correlazio­ne inversa che lega il Brent all’andamento del biglietto verde, a lungo “dimenticat­o” dai mercati, è oggi il più stretto da oltre tre anni: la correlazio­ne media a 25 giorni venerdì era -0,63. Semplifica­ndo, significa che per il 63% del tempo il petrolio e il dollaro si sono mossi in modo speculare. Negli ultimi due anni, secondo Reuters, è stata in media di -0,06: in pratica, nessuna relazione.

La ripresa del rally della valuta americana - che ieri è salita ai massimi da 8 anni sullo yen e da un mese sull’euro - in queste condizioni si è tradotta in una batosta per il barile: il Brent sceso fino a 63,29 dollari , il prezzo più basso da un mese, per poi chiudere a 63,72 $ (-2,7%), mentre l’americano Wti è scivolato a 58, 58,03 (-2,8%).

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