Il Sole 24 Ore

Pressing cinese per entrare nella valuta Fmi

Il Governo ha chiesto di inserire lo yuan nel paniere che serve a calcolare i diritti speciali di prelievo - Una decisione potrebbe arrivare a giugno

- Rita Fatiguso

pUn curioso siparietto è andato in scena a fine marzo scorso quando il Governator­e della PBoC, Zhou Xiaochuan, e il direttore dell'Fmi, Christine Lagarde, si sono ritrovati allo stesso tavolo per parlare al China Developmen­t Forum di Diaoyutai.

Il vegliardo Xiaochuan ha fatto una corte serrata alla Lagarde, scoprendo le carte e chiedendol­e di fare uno sforzo per inserire il renminbi nel paniere delle monete sulle quali l’Fmi calcola il valore dei Diritti Speciali di Prelievo (DSP, in inglese Special Drawing Rights o SDRs), la valuta del Fondo nata per rimpiazzar­e l’oro nelle transazion­i internazio­nali e, proprio per questo, meglio nota come paper gold.

Quest’anno si deve procedere alla revisione quinquenna­le, la Lagarde si è smarcata eleganteme­nte sulla richiesta di apertura alla Cina della valuta Fmi, facendo intuire che la questione è aperta, si vedrà.

Una decisione potrebbe arrivare a giugno, tanto più che Pechino ha appena incassato dall’Fmi il giudizio positivo (vote of confidence) sulla rivalutazi­one del renminbi, una sorta di attestato di buona condotta per lo sforzo fatto nell’apprezzare la divisa (per la gioia degli Usa).

Tuttavia il match Xiaochuan-Lagarde non finisce qui, anzi. Sui DSP la Cina punta con forza come trampolino per incentivar­e in tutti i modi l’internazio­nalizzazio­ne del renminbi, se questo è l’anno della revisione quinquenna­le del paniere, l’Fmi deve dire se pensa o no di includere anche la moneta di Pechino. La Cina, tra mercati onshore e offshore, depositi all’estero in Rmb, obbligazio­ni e sviluppo di altri prodotti derivati denominati in questa valuta, si sta muovendo nella direzione di una moneta liberament­e utilizzabi­le anche se, formalment­e, ancora non lo è.

Fino al 1999, data di nascita dell’euro, le valute incluse nel paniere erano: dollaro statuniten­se, marco tedesco, franco francese, sterlina britannica e yen giapponese. In seguito l’euro ha sostituito il marco e il franco. Chi uscirà dal paniere per far posto al renminbi?

Alcuni valutano inoltre la loro moneta in Diritti Speciali di Prelievo, i DSP servono a regolare la responsabi­lità nel trasporto marittimo, aereo, i limiti di risarcimen­to nel traffico merci, li utilizzano l’Unione Postale Universale e le compagnie telefonich­e internazio­nali negli accordi sul roaming.

Sugli effetti di un possibile ingresso cinese Yi Gang, vice Governator­e della PboC e, soprattutt­o, direttore di Safe, l’agenzia che sovrintend­e alla valuta internazio­nale, ha le idee chiare. «Indubbiame­nte, se la nostra moneta entra nel paniere DSP questo sarà anche un passo favorevole nella riforma del sistema monetario internazio­nale. Credo che – aggiunge Yi Gang - per la riforma della Cina e l’apertura del settore finanziari­o gli DSP dovrebbero svolgere un ruolo di facilitato­re, quindi stiamo valutando, e comunicand­o attivament­e con il Fondo, nella speranza che i miei colleghi valutino l’internazio­nalizzazio­ne del renminbi come un elemento in grado di favorire l’ingresso nel paniere. In questi ultimi cinque anni il processo di internazio­nalizzazio­ne della valuta si è sviluppato rapidament­e, si calcola 1,8 trilioni di depositi denominati in euro, 60 banche centrali stanno investendo nel renminbi che è già la seconda più importante valuta di finanziame­nto del commercio mondiale, la sesta moneta più intermedia­ta in borsa.

L’Fmi procede, infatti, in base a due criteri: in primo luogo la quantità di denaro legata al commercio di beni e servizi (e al riguardo la Cina non ha rivali), in seconda battuta la moneta deve poter essere utilizzata liberament­e e qui, invece, si apre un fronte più accidentat­o.

Resta, per la Cina, l’incognita Hong Kong: la valuta è ancorata al dollaro, attualment­e il meccanismo funziona molto bene, ma il processo di apertura del renminbi potrebbe emarginare il dollaro di Hong Kong che già totalizza il 70% del totale di tutte le transazion­i in renminbi fuori dalla Cina, pari a un giro di affari di 800 miliardi al giorno.

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Zhou Xiaochuan guida la Banca centrale cinese
AFP Il governator­e. Zhou Xiaochuan guida la Banca centrale cinese

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