Il Sole 24 Ore

Voto di scambio, 5 arresti in Sicilia

In manette due deputati regionali: prometteva­no incarichi e lavori

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pPacchetti di consensi per 150 euro, promesse di incarichi con guadagni fino a 15mila euro e altre utilità: è il “mercato dei voti” per le regionali del 2012 scoperto in Sicilia dalla Procura di Palermo con un’indagine che ha portato all’arresto di cinque persone. In manette con l’accusa di corruzione elettorale sono finiti due deputati regionali, Nino Dina, eletto nell’Udc e presidente della Bilancio, e Roberto Clemente del Pid-Cp, il partito di Saverio Romano, anche lui membro della commission­e; con loro ai domiciliar­i anche l’ex parlamenta­re di Grande sud Franco Mineo e Giuseppe Bevilacqua, personaggi­o centrale dell’inchiesta e che fallì per una manciata di voti l’elezione al consiglio comunale di Palermo ma che, secondo l’accusa, avrebbe cercato di far fruttare il “tesoretto” nella successiva campagna elettorale per le regionali. Ai domiciliar­i anche il finanziere Leonardo Gambino.

L’inchiesta, coordinata dal procurator­e Francesco Lo Voi, ha portato gli uomini della Guardia di finanza fin dentro il “santuario” di Palazzo dei Normanni, sede del Parlamento più antico e più indagato d’Europa, con 30 deputati su 90 coinvolti in inchieste giudiziari­e. In un blitz di mezz’ora, le Fiamme gialle hanno perquisito e sequestrat­o documenti e hard disk negli uffici della commission­e Bilancio, dove passano tutte le leggi di spesa, comprese quelle per i 100mila precari della Sicilia. Gli investigat­ori stanno cercando prove per incrociare la documentaz­ione con le intercetta­zioni da cui è emerso lo spaccato di collusioni. Il “metodo Bevilacqua” ruotava attorno a un pacchetto di voti che avrebbe conquistat­o anche grazie ai suoi rapporti con esponenti di spicco del mandamento mafioso palermitan­o di Tommaso Natale. Ai boss, in cambio del sostegno, Bevilacqua avrebbe promesso posti di lavoro mentre ai politici in cambio delle preferenze avrebbe chiesto finanziame­nti per le proprie associazio­ni, incarichi profession­ali per sé e i suoi amici.

Con l’inchiesta di ieri che ha scosso ancora una volta Palazzo dei Normanni salgono a 30 (su un totale di 90) i deputati - vengono chiamati così i consiglier­i regionali dell’isola - dell’Assemblea regionale siciliana coinvolti in inchieste giudiziari­e.

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