Cina, nel distretto di Suzhou il made in Italy mette radici
pIn un'area come quella di Suzhou (Jangsu, a un'ora da Shanghai) che conta ben 20mila aziende straniere, il drappello di quelle italiane si è ritagliato un posto di rilievo grazie anche alla capacità di dialogare con il territorio. Una cinquantina di manager ha partecipato ieri all'ottavo Suzhou Appreciation meeting organizzato dalla Camera di commercio italiana in Cina in collaborazione con il Consolato generale a Shanghai e l'Ufficio degli affari esteri della municipalità di Suzhou. Il console generale Stefano Beltrame ha incontrato, nell'occasione, i l vice sindaco di Suzhou, signora Sheng Lei.
Il punto della situazione del distretto italiano è presto fatto, circa 29.41 miliardi di fatturato complessivo nel 2014, oltre il 17,34% in più rispetto all'anno scorso, investimenti ed insediamenti in crescita, l'ultimo arrivo è la Pelliconi con in tasca un contratto di sei anni con la Carlsberg per la produzione di tappi con l'anello a strappo per le bottiglie di birra. C'è chi come la Ponzini, storica presenza a Suzhou, si “allarga”. «Altri ancora seguiranno questi esempi», assicura Claudio Pasqualucci responsabile dell'ufficio Ice di Shanghai, ma in genere calano profitti e i ricavi anche per effetto dell'apprez- zamento del renminbi sull'euro. La tentazione di riallocare altrove le risorse è forte, soprattutto ora che gli incentivi locali chiudono il loro ciclo. Come ha detto il presidente della Camera di commercio, Franco Cutrupia, «la Cina sta entrando in una fase nuova e anche le aziende non possono non tenerne conto». Poiché però il t asso di crescita dell'economia cinese è andato rallentando negli ultimi anni, mentre i costi di produzione sono stati in continuo aumento, il rishcio per le aziende manifatturiere in Cina è quello di diventare meno competitive a un ritmo molto veloce, specie sul fronte export.
Urgente trovare soluzioni ai nuovi problemi che si profilano. L'Appreciation meeting serve proprio a questo. Liu Lu, Vice direttore del Suzhou Bureau of Commerce annuisce.
E, quindi, in cima alla lista c'è la difficile (anche per i cinesi) della legge sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, si richiedono adempimenti da realizzare in tempi a volte troppo stretti. O i recenti cambiamenti nazionali e locali delle disposizioni di ingresso-uscita degli expat con forti limitazioni al rilascio di visa per i tecnici mentre il mercato locale non è all'altezza della domanda.
Purtroppo – si è detto - la mancanza di risorse umane qualificate e di scuole professionali in grado di soddisfare le esigenze del mercato del lavoro cinese, stanno rallentando la capacità delle aziende di produzione locali.
Questo non può essere un problema solo delle aziende italiane. Le aziende italiane chiedono alla municipalità di allineare sistemi di istruzione e di formazione per soddisfare le esigenze di risorse umane altamente qualificate e formati. Tutto ciò mentre gli stipendi e i costi di produzione sono in continuo aumento. Inoltre, il “periodo di esenzione fiscale” proposta dal governo cinese per imprese straniere si è concluso, l'unico modo per pagare meno tasse è quello di ottenere la qualifica di “impresa high tech” (però estremamente lunga e difficile come procedura).
A fine incontro, almeno le parti si lasciano con una promessa importante: trovare un referente che faccia da frontman con gli italiani nell'amministrazione cinese. Da qui si riparte.
BOTTIGLIE DI BIRRA L’ultimo arrivo è la Pelliconi, con in tasca un contratto di sei anni con la Carlsberg per la produzione di tappi con l’anello a strappo