Tredici miliardi in più per la manifattura
pCi siamo. Dopo mesi di incertezza, di fiducia in crescita per famiglie e imprese che fatica però a tradursi in consumi, investimenti e commesse aggiuntive, per la manifattura italiana la ripresa inizia infine a concretizzarsi. Un “bonus” da 13 miliardi di euro nel 2015, ricavi aggiuntivi che vanno almeno in parte a colmare la voragine aperta dal 2007 ad oggi. Il nuovo rapporto sui settori industriali realizzato da Intesa Sanpaolo e Prometeia è in effetti una robusta iniezione di ottimismo, con prospettive di crescita che si estendono, rafforzandosi, fino al 2019. Un quadriennio in cui i ricavi dell’industria cresceranno in termini costanti del 2% all’anno, aggiungendo alla fine del periodo quasi 80 miliardi di euro ai bilanci aziendali. Risultato determinato anzitutto dalla ripresa delle esportazioni (+3,4% a prezzi costanti nel 2015) a cui si aggiungerà progressivamente un consolidamento della domanda interna per beni durevoli.
«Una ripresa - spiega il capoeconomista di Intesa SanPaolo Gregorio De Felice - che si rafforzerà nella seconda parte dell’anno, per due terzi legata a fattori di stimolo esogeni, cioè cambio, petrolio e tassi, e in misura minore alle riforme interne a cui si aggiunge il sostegno ai redditi più bassi». Contesto esterno che diventa più benigno anche per la forte ripresa del commercio mondiale, con tassi di crescita nell’ordine del 6%, mai più riscontrati dal periodo pre-crisi. Uno sviluppo che per la manifattura italiana si tradurrà nel quadriennio in una crescita dell’export di quasi 20 punti, con uno scatto ancora superiore per auto, elettronica ed elettrotecnica, chimica, alimentari e farmaceutica. Fieno i n cascina che nonostante la prevista ripresa delle importazioni (nell’ordine del 3-3,5% all’anno) produrrà il nuovo record dell’avanzo commerciale manifatturiero: 108 miliardi di euro nel 2019, per oltre la metà determinato dall’area vasta della meccanica e dei macchinari. Alla crescita dell’export si affiancherà nel corso del quadriennio anche una ripresa della domanda interna, più robusta per i consumi (50 miliardi aggiuntivi nel periodo 2015-2019), ancora relativamente timida dal lato degli investimenti (+39 miliardi) e in effetti il contributo interno alla crescita dei ricavi sarà determinante per molti settori, a partire dall’auto. Il quadro per
Ind. manifatturiera
Variazione % il comparto manifatturiero volge al bello anche in termini patrimoniali e reddituali, con un Roi aziendale medio visto in risalita di oltre tre punti dal punto di minimo del 2012 e un grado di patrimonializzazione superiore al 37%, quasi 10 punti in più rispetto al periodo pre-crisi. «Anche se lo scenario non è privo di rischi - spiega Alessandra Lanza, partner di Prometeia - con questo rapporto per la prima volta da anni possiamo tirare un sospiro di sollievo. Perché sull’effetto-fiducia ora si innestano finalmente anche conseguenze reali».
Quanto mai benvenute, dato che tra 2007 e 2013 il gap di fatturato accumulato dalle aziende è stato pari a 180 miliardi, una voragine particolarmente pesante per mobili, elettrodomestici, materiali da costruzione, che pur riducendosi nei prossimi anni si attesterà ancora a quota 100 miliardi nel 2019. Il che, per l’Italia, significa aver “perso” per strada per colpa della crisi l’equivalente dell’intero gruppo Fca.
UNA LUNGA RISALITA Al 2019 il gap di ricavi rispetto al periodo pre-crisi sarà quasi dimezzato a 100 miliardi: l’equivalente dell’intero gruppo Fca