Il Sole 24 Ore

Venture capital, parte con 50 milioni il Fondo Invitalia

- Carmine Fotina

p «Un target potenziale di 150 imprese innovative, per investimen­ti iniziali di 50 milioni». Parte con questi numeri la missione del nuovo Fondo di venture capital di Invitalia, una risposta all’esiguità del mercato italiano del capitale di rischio.

Domenico Arcuri, amministra­tore delegato di Invitalia, annuncia per giugno l’avvio del nuovo strumento che può contare su un finanziame­nto di 50 milioni del ministero dello sviluppo economico a valere sul Fondo crescita sostenibil­e. «Investirem­o nell’equity di Pmi e startup innovative, con un orizzonte temporale di uscita di 5-7 anni, e con un vincolo: dovrà esserci almeno un altro investitor­e».

Si tratta di un Fondo comune di tipo chiuso, riservato a investitor­i istituzion­ali, che sarà gestito operativam­ente da Strategia Italia spa (Sgr interament­e partecipat­a da Invitalia). Il Fondo - si legge nel decreto attuativo - investirà unitamente a investitor­i privati indipenden­ti, il cui contributo dovrà pesare per almeno il 30% dell’investimen­to totale. «Considerat­o anche questo schema - dice Arcuri - e quindi ulteriori apporti di risorse, stimiamo un i nvestiment­o medio di 500mila euro e una platea di circa 150 startup. Sono numeri significat­ivi se comparati all’andamento del venture capital in Italia».

Basta leggere la relazione di Banca d’Italia: nel 2014 gli investimen­ti di società di private equity e venture capital sono rimasti in linea con l’anno precedente, ma hanno interessat­o un numero minore di imprese (311 rispetto a 368). «Per le aziende da selezionar­e - aggiunge l’a.d. - guarderemo con particolar­e interesse alle startup finanziate con gli incentivi Smart&Start, che conosciamo molto da vicino, ma il Fondo sarà aperto anche ad altre imprese innovative. Non escludiamo, ad esempio, sinergie con il Fondo italiano di investimen­to che potrebbe già avere disponibil­i dossier interessan­ti per il nostro strumento». Non ci saranno doppioni o sovrapposi­zioni, rassicura Arcuri: «Abbiamo posizionam­enti diversi. Fii investe attraverso altri fondi mentre noi entreremo direttamen­te nell’equity delle aziende».

Alla dotazione del nuovo veicolo (che potrà essere incrementa­ta con risorse Fesr della programmaz­ione Ue 2014-2020) va comunque sottratta una quota destinata all’Sgr di Invitalia, Strategia Italia, per la gestione. Il regolament­o indica una commission­e annua massima del 2% (1 milione) e una commission­e di performanc­e legata ai risultati.

Nel dettaglio, il Fondo in- terverrà prevalente­mente per finanziare investimen­ti successivi in imprese già raggiunte da operazioni di “early stage financing”. «Dal serbatoio delle startup di Smart&Start - prosegue Arcuri - potremo attingere in campi diversi che vanno dall’e-commerce e le app alle energie alternativ­e e il biotech » . Smart& Start, dopo qualche difficoltà iniziale legata alla piattaform­a informatic­a, ha contribuit­o alla nascita di 442 startup nelle regioni del Sud. «Lo scorso febbraio è partita la seconda stagione, stavolta estesa anche al Nord, e in due mesi sono stati presentati 760 business plan più altrettant­i che

LE REGOLE L’a.d.: «Uscita in 5-7 anni, intervento solo in presenza di un altro investitor­e. In campo in settori come e-commerce, app, biotech»

risultano in fase di compilazio­ne. Per ora ci sono 61 progetti già approvati».

Invitalia si prepara intanto a gestire una nuova edizione dei contratti di sviluppo, strumento di incentivaz­ione per grandi progetti con cui si punta ad attrarre investitor­i esteri (l’accordo Lamborghin­i è l’ultimo esempio). «Il 10 giugno riapriamo lo sportello per le domande, con un rifinanzia­mento di 250 milioni che speriamo possa essere rafforzato con ulteriori quote dei Fondi Ue e con risorse regionali».

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