«Effetto boomerang dalle rinnovabili»
pViva le energie rinnovabili. Ma guai a non ridimensionare i vantaggi studiati anni fa per favorirne lo sviluppo. Vantaggi che con la raggiunta competitività con le altre fonti rischiano ora di squilibrare il sistema elettrico e di creare un pericoloso effetto boomerang, gonfiando i prezzi finali dell’energia mettendo in forse perfino la sicurezza del sistema elettrico. E questo il filo conduttore della relazione che il presidente di Assoelettrica, Chicco Testa, terrà oggi a Milano all’assemblea annuale dell’associazione dei grandi produttori di elettricità.
Nemici delle rinnovabili? Niente affatto, chiarisce Testa. Che anzi apprezza , con qualche puntualizzazione e molti suggerimenti, le azioni messe in campo dal governo per conciliare lo sviluppo delle energie verdi con i giusti equilibri del sistema elettrico: la completa liberalizzazione delle tariffe con il superamento delle bollette di maggior tutela che bloccano il mercato e mettono ormai luce molte iniquità, l’impegno per creare un mercato della capacità per garantire una sufficiente “riserva” di ge- nerazione al paese.
E’indispensabile correre verso una grande riforma del mercato elettrico. Ma bisogna innanzitutto tener conto degli errori commessi dudante l’ultimo quinquennio nelle politiche di incentivazione delle fonti verdi. Con «un enorme spreco di risorse che ha portato pochi benefici all’Italia sia in termini di innovazione industriale tecnologiche sia in termini di miglioramento ambientale».
E giù l’accusa più dura. Il presunto saldo positivo dell’avvento delle rinnovabili sui costi finali dell’energia, come affermano molte associazioni di settore? Non è così, puntualizza Testa. «Dividete 13 miliardi di incentivi vari per 300 miliardi di kilowattora consumati e otterrete oltre 40 euro a megawattora» che pesano sulla bolletta. «Aggiungeteli al valore medio del prezzo di borsa dell’energia elettrica ed otterrete un prezzo del kilowattora consumato superiore a quello del passato».
Rivedere ulteriormente incentivi ventennali già assegnati alle fonti verdi non si può. Ma qualcosa va fatto subito: eliminare o almeno ridimensionare i vantaggi delle rinnovabili nella priorità della produzione e del ritiro nei meccanismi di dispacciamento e della borsa elettrica. Non solo per salvaguardare dal progressivom e pericolosissimo tracollo la generazione tradizionale, comunque indispensabile per riequilibrare e dare sicurezza sistema. Ma anche per garantire, appunto, un livello sostenibile dei prezzi finali e comunque per assicurare un gioco corretto del mercato libero dell’elettricità.
Ecco perché l’integrazione delle fonti rinnovabili «dovrà avvenire garantendo la completa neutralità tecnologica, per non discriminare le diverse fonti: a contare dovrà essere servizio reso in termini di prestazioni dinamiche e di affidabilità». Mentre «riteniamo che la partecipazione al mercato dovrà essere aperta anche a soggetti aggregatori di più fonti e tecnologie, i cosiddetti Virtual Power System»: impianti fotovoltaici associati agli accumuli o a «quelli tradizionali a fonti fossili flessibili come cicli combinati a gas». In Confindustria si sta lavorando su una proposta organica, annuncia Chicco Testa. «Verrà portata all’attenzio- ne dei soggetti istituzionali per contribuire a indirizzare i necessari cambiamenti nell’assetto del mercato».
Il presidente di Assoelettrica ne approfitta per commentare anche gli ultimissimi provvedimenti del governo. Sul decreto appena varato per il nuovo quadro di incentivazione delle fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico Testa auspica una strategia più a lungo termine, che non si limiti a traguardare il 2016 ma che venga estesa al 2030 proprio per dare certezze operative agli operatori di queste fonti, e critica tra l’altro la decisione di riservare ai piccolissimi impianti «un più alto livello unitario di incentivazione, rispetto a impianti di taglia più grande che consentirebbero di massimizzare il risultato in termini di nuova produzione a parità di risorse impegnate».
IL MESSAGGIO Rivedere ulteriormente gli incentivi ventennali già assegnati alle fonti verdi è impossibile, ma servono pari condizioni di mercato