Vie per una crescita durevole
Il percorso indicato dalla Banca d’Italia serve a consolidare i segnali di ripresa
Nelle Considerazioni Finali il Governatore ha delineato il percorso per il consolidamento della ripresa con un'ampia e puntale disamina dell'economia italiana all'interno del contesto internazionale, confermando la necessaria visione sovranazionale riferita all'area euro (per la politica monetaria e per il meccanismo di vigilanza unica) , all'unione europea (per la regolazione e azione pubblica in materia economica e finanziaria) e al resto del mondo (per l'economia reale trainata dall'export). Dei numerosi spunti meritevoli di approfondimento, tre paiono di particolare momento guardando avanti.
Il primo: l'Unione Bancaria. Il Governatore ne ha ricordato l'avvio rapido ed efficace e la capacità dimostrata dalle banche italiane, tranne due, di farsi trovare preparate al test europeo. La convergenza, e con essa la possibilità di competere su un piano di gioco davvero livellato, è però solo incominciata e rimangono aperte diverse partite molto delicate per le banche italiane. Con il programma di supervisione 2015, concordato per la prima volta a livello comune, è stata avviata l'analisi dei modelli interni applicati dalle banche e validati in passato dalle autorità di vigilanza nazionali. Le banche degli altri paesi dell'eurozona presentano rapporti tra gli attivi ponderati per il rischio (calcolati appunto con i modelli interni) e il totale attivo molto più bassi rispetto al 58% delle banche italiane (del 37% per le banche tedesche e francesi e 47% per le spagnole) quindi presentano coefficienti patrimoniali più alti . Una maggiore uniformità tra i modelli interni potrebbe portare ad un incremento dei fabbisogni patrimoniali per le grandi banche degli altri paesi e questo potrebbe in qualche modo favorire le banche italiane. Per livellare il terreno di gioco occorrerà però anche progressivamente correggere l'anomalia della parziale indeducibilità delle rettifiche su crediti e della conseguente iscrizione di attività per imposte anticipate trasformate in crediti di imposta che vengono attualmente conteggiati nel capitale di base (stimati in circa il 10% dello stesso). Sebbene le modalità con cui si sono formate facciano escludere che si tratti di aiuti di stato (si tratta di importi pagati all'erario), e ne giustifichino l'inclusione
Al centro delle Considerazioni Finali del Governatore di Banca d’Italia l’urgenza delle riforme e la necessità di puntare a una soluzione rapida con la Ue sulla bad bank nel patrimonio, non si può non considerare che si tratta di un unicum a livello europeo e che vi sia quindi la richiesta che vengano riassorbite per consentire una maggiore comparabilità dei bilanci. L'altro aspetto ancora da risolvere riguarda i crediti in sofferenza e gli altri prestiti deteriorati presenti nei bilanci delle banche italiane per ben 350 miliardi, considerati dal Governatore un ostacolo all'erogazione di nuovi prestiti.
Il secondo: Quantitative easing ed economia reale. L'allentamento quantitativo già ha prodotto due effetti espansivi – l'indebolimento dell'euro e tassi di interesse molto contenuti – si tratta però di effetti temporanei che richiedono l'adozione di misure che conducano a risultati durevoli. L'indebolimento dell'euro ha migliorato la competitività delle imprese italiane. Sin dalla conferenza stampa di presentazione del Qe a marzo, il Presidente Draghi ha fatto appello agli altri attori di politica economica perché contribuiscano a favorire la ripresa e sfruttino il margine disponibile per adottare politiche più favorevoli alla crescita, ricordando anche il ruolo nella ripresa degli investimenti effettuati dalle imprese. Sono nuovi investimenti, nelle parole del Governatore già avviati o programmati nei prossimi mesi, che serviranno per innalzare durevolmente la competitività, per migliorare la produttività, per innovare, per entrare in nuovi mercati, per creare nuovi posti di lavoro.
Sarebbe opportuno che quei nuovi investimenti diventino l'occasione per aumentare il capitale proprio. Il riequilibrio nelle fonti di finanziamento delle aziende italiane, necessario per riportarle ad una leva finanziaria in linea con la media europea, è stato quantificato dal Governatore Visco nelle Considerazioni finali dell'anno scorso in un aumento di circa 200 miliardi del capitale proprio e di una corrispondente riduzione dei prestiti. Per una sana e prudente gestione occorre coerenza tra la durata degli impieghi e la durata delle fonti, serve quindi il finanziamento degli investimenti con fonti durevolmente legate alle sorti delle imprese, ossia capitale proprio. Un altro dato sintetizza il fabbisogno di capitale proprio delle imprese: le circa 2000 grandi azien- de che compongono il campione Mediobanca presentano un margine di struttura negativo di circa 230 miliardi di euro. In altri termini, 230 miliardi di immobilizzazioni fisse nette che anziché essere finanziate da capitale proprio, sono finanziate da capitale di debito e in parte anche da debiti bancari a breve. L'azienda entra in crisi se alla scadenza dei debiti a medio termine, o alla richiesta di rimborso di quelli a breve, non è in grado di trovare altre fonti sostitutive. Anche i prestiti a medio termine a tasso fisso, negoziabili in questo momento a condizioni particolarmente favorevoli, andranno ad un certo punto rimborsati.
L’attuale contesto di tassi di interessi bassi, ampia liquidità e quotazioni di borsa in rialzo è particolarmente favorevole per le ammissioni alle quotazioni e non solo, per l’allungamento delle scadenze delle fonti di finanziamento a titolo di credito che sta già avvenendo. Non andrebbe quindi persa l'occasione per nuovi apporti di capitale di rischio – derivanti dall'autofinanziamento, immessi dall'imprenditore, raccolti sul mercato e/o provenienti dall'estero – atti a finanziare fisiologicamente quei nuovi investimenti delle imprese che possono innalzarne la produttività e migliorarne stabilmente la competitività anche quando l'effetto cambio non sarà più così favorevole e i tassi si saranno normalizzati a livelli più elevati.
Anche il progetto di Capital markets union, richiamato dal Governatore, sarà tanto più efficace a sostegno di una crescita durevole quanto più riuscirà a diffondere la cultura dell'equity e a favorire la raccolta di capitale di rischio. Peraltro un maggiore ricorso al mercato da parte delle imprese migliorerà anche la qualità del credito delle banche.
Il terzo aspetto e forse più importante: all’inizio delle Considerazioni il Governatore ha riscontrato un'accelerazione nelle riforme in Italia nel 2014, concludendo però ricordando che è meglio ascoltato nel dibattito tra paesi a livello europeo chi dimostra di onorare gli impegni e fare le riforme in casa propria. La ripresa è incominciata, ora occorre continuare negli sforzi affinché possa consolidarsi e radicarsi anche dopo il Qe.