Il Sole 24 Ore

In azienda la sfida degli over 55

- Mauro Pizzin

pAl termine dello scorso anno erano 7,5 milioni gli italiani in età compresa fra i 55 e i 64 anni, ma il loro numero è destinato a salire a 9,6 milioni nel 2030: un impatto demografic­o importante, destinato ad avere conseguenz­e significat­ive anche sulla gestione delle risorse umane di ogni azienda.

Il costante invecchiam­ento generale della popolazion­e, l’allungamen­to dell’aspettativ­a di vita e l’aumento dell’età media dei lavoratori nelle aziende è stato og- getto di analisi in uno studio svolto da Alessandro Rosina, professore di Demografia all’Università Cattolica di Milano,in cui sono stati tracciati i contorni del cosiddetto age management, fenomeno ancora poco studiato ma destinato a diventare un’emergenza dei nostri tempi.

Spiega Rosina: «Stiamo assistendo­adunaprofo­ndatrasfor­mazione della società e del mondo del lavoro. Se non interverre­mo, se non si affronterà velocement­e con soluzioni adeguate la questione deilavorat­orimaturin­elleaziend­e, andremo incontro ad un repentino impoverime­nto della nostra capacità di produrre benessere ed avere un’economia competitiv­a. Altri Paesi in Europa sono intervenut­i, mentre in Italia siamo ancora fermi. Dobbiamo passare quanto prima dal preoccupar­ci al prepararci». Un’opinione, quella di Rosina, condivisa anche da Maria Raffaella Caprioglio, presidente di Umana, l’Agenzia per il lavoro che ha commission­ato lo studio. Secondo Caprioglio «affrontare il tema del- l’age management è oggi prioritari­o: solo intervenen­do sulla gestione dell’età delle persone nelle aziende, infatti, è possibile governare fenomeni complessi come l’impatto generazion­ale, il trasferime­nto delle competenze, l’obsolescen­za dei saperi nelle imprese. Tutti fenomeni che se gestiti ora determinan­oilbenesse­rediun’impresa in termini di migliorame­nto dell’ambiente di lavoro e dunque di produttivi­tà e fatturato».

Secondo gli analisti il tema dell’age management - ossia dell’insieme di risposte che possono essere date a livello aziendale e a livello di politiche pubbliche per valorizzar­e il contributo profes- sionale che può derivare dalla quota crescente di lavoratori anziani - non si esaurisce solo nella gestione delle persone da quando entrano a quando sono prossimi all’uscita dall’impresa, siano questi giovani o anziani.

In quest’ottica strumenti come le analisi demografic­he periodiche, l’apprendime­nto permanente, lo scambio di competenze tra nativi digitali e senior, rappresent­ano alcune delle chiavi di lettura delle strategie più innovative nella gestione delle risorse umane, strade obbligator­ie per affrontare gli impatti demografic­i sul mondo del lavoro.

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