Responsabilità civile, meno di dieci i casi sinora sollevati
I dati di Legnini (Csm)
pNessun allarmismo. Anche dopo i primi due mesi e rotti di applicazione la nuova legge sulla responsabilità civile dei magistrati sembra avere auto un impatto sinora circoscritto. Le azioni di rivalsa presentate nei confronti dello Stato per chiedere un risarcimento fondato sulla condotta di giudici e Pm sono meno di dieci. A dare la notizia, tanto più significativa perchè era stato lo stesso ministro della Giustizia, Andrea Orlando, a dare la propria disponibilità a fare un tagliando della riforma dopo averne misurato i primi effetti, è stato il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini, in un convegno svoltosi ieri in Cassazione.
« Vorrei manifestare un prudente ottimismo - ha sottolineato Legnini - perchè ho avuto modo di accertare che il numero dei procedimenti contro lo Stato, promossi finora, a due mesi e mezzo dall’entrata in vigore della legge sulla responsabilità dei giudici, è limitatissimo ed è al di sotto delle dieci unità. Questo numero così limitato - ha proseguito Legnini - è sintomatico di un atteggiamento di approccio prudente alla legge 18 del 2015 sia nelle parti private sia nell’avvocatura».
Legnini ha poi ricordato che alla Corte costituzionale «già pendono due questioni sollevate dai giudici di merito a proposito di questa normativa e siamo in attesa di risposte importanti». I rinvii, del resto, affrontano, sollevando svariate perplessità sulla tenuta costituzionale delle norme, pressoché tutto l’impianto della legge, dalla rimozione del filtro di ammissibilità al nuovo profilo di responsabilità per travisamento di fatti e prove. Il vicepresidente del Csm ha, in conclusione, ricordato che lo stesso Csm «vuole monitorare l’evoluzione processuale applicativa di questa nuova disciplina, non solo in termini quantitativi».
Per il primo presidente della Cassazione, Giorgio Santacorce, «il governo ha usato la scusa dell’Europa per fare modifiche che nessuno gli imponeva alla legge sulla responsabilità civile dei magistrati. È stata una scelta tutta politica e, quel che è peggio, tutta italiana: la riforma suona come un avvertimento se non come una minaccia».
«Il cittadino viene colpito nel suo diritto ad avere tutela, perché, per effetto della nuova legge, i giudici acquisiranno sempre più una mentalità impiegatizia - ha sostenuto Santacroce - e troveranno le soluzioni più accomodanti quando nelle cause ci saranno in gioco forti interessi economici o personaggi potenti. Anche il giudice “ha famiglia” e, dunque, farà la scelta più cauta, nel decidere i processi, e meno coraggiosa, che meglio lo metta al riparo in caso di rivalsa». Comunque, Santacroce si è detto certo che «i giudici sapranno dare alla legge la giusta interpretazione, comunque dagli abusi ci si può proteggere con i ricorsi per lite temeraria». La legge di riforma dell’ordinamento forense prevede che la professione legale può essere esercitata sia in forma individuale sia in forma associata, non limitata ai soli avvocati ma estesa anche ad altre professioni. In ogni caso, il conferimento dell’incarico professionale è sempre a titolo individuale
pÈ avvocati. Il testo è stato inviato al Consiglio nazionale forense ed è ora in consultazione tra le associazioni forensi
L’anticipazione