Il Sole 24 Ore

«Dare forza alla produzione per consolidar­e la ripresa Sulla bad bank via italiana»

Padoan: liberare le banche dai crediti deteriorat­i, lavoriamo a una via italiana per la bad bank

- di Fabrizio Forquet

Per consolidar­e la ripresa diventa «fondamenta­le dare forza al nostro apparato produttivo». Siamo ancora il secondo sistema industrial­e d’Europa ma usciamo dalla crisi con molte perdite, abbiamo perso capacità produttiva. Il Governo perciò - spiega il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan (foto) - «è convinto che per agganciare in modo stabile la ripresa serva un sostegno forte agli investimen­ti produttivi». Un sostegno che passa anche attraverso il «rilancio del credito» e quindi attraverso la possibilit­à di «liberare il sistema bancario italiano dal peso dei crediti non performant­i».

Il giorno dopo le Consideraz­ioni finali del governator­e della Banca d’Italia e alla vigilia dell’Assemblea di Confindust­ria che si terrà oggi all’Expo, simbolicam­ente nel cuore del Made in Italy, è il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, a riflettere sulle strategie da mettere in campo per dare forza alla ripresa. Il rilancio della vocazione produttiva italiana viene allora messo in primo piano, nella consapevol­ezza che solo attraverso la forza storica dell’industria e della produzione di beni l’Italia potrà tornare stabilment­e a creare posti di lavoro e sviluppo.

«È la vera sfida che arriva adesso», spiega il ministro. «Come governo vogliamo fare una politica forte per sostenere gli investimen­ti e l’innovazion­e». Martedì, nelle sue Consideraz­ioni finali, Visco aveva parlato del «contesto in cui è condotta l’attività economica» che frena gli investimen­ti delle imprese e zavorra la loro competitiv­ità. «La complessit­à del quadro normativo, la scarsa efficienza delle procedure e delle azioni delle amministra­zioni pubbliche, i ritardi della giustizia, le carenze nel sistema dell’istruzione e della formazione frenano lo spostament­o di risorse produttive verso le aziende più efficienti», aveva sottolinea­to Visco, non senza evidenziar­e che c’è una parte del sistema di impresa che, nonostante tutto questo, esporta e innova conquistan­do continuame­nte nuovi segmenti di mercato.

L’obiettivo, dice Padoan, è quello di «allargare la quota di queste imprese, favorire la crescita dimensiona­le, dare incentivi a chi innova». Perché ciò avvenga bisogna però rendere più favorevole quel contesto ed « è quello che stiamo cercando di fare con le riforme cosiddette struttural­i, dal lavoro al fisco, i cui ultimi decreti saranno varati dal governo entro giugno, in modo da portare a termine il percorso della riforma fiscale entro settembre. Eppoi c’è tutto il pacchetto di misure del decreto Sviluppo e dell’Investment compact, che sarà ulteriorme­nte arricchito, proprio per favorire la crescita delle Pmi».

Ma per dare più forza al sistema produttivo, e uscire quindi stabilment­e dalla crisi, Padoan sa bene che va sciolto il nodo del credito, dei finanziame­nti che faticano ancora ad affluire alle imprese da un sistema bancario soffocato dalle sofferenze. Visco nelle sue Consideraz­ioni aveva lanciato l’allarme di una massa di sofferenze e prestiti deteriorat­i che ha raggiunto il 18 per cento del totale (prima della crisi si era al 6 per cento) e aveva sollecitat­o l’Europa a una minore rigidità nel considerar­e eventuali i nterventi pubblici. Il ministro dell’Economia, per tradizione istituzion­ale, non commenta le parole del Governator­e, ma Padoan non può non aver apprezzato quelle sollecitaz­ioni, proprio mentre il suo ministero è impegnato in un confronto non f acile con Bruxelles su questi temi.

«Liberare le banche dal peso dei crediti deteriorat­i – dice il ministro – è un imperativo per consolidar­e la crescita. Si può fare in vari modi. Noi stiamo lavorando a una via italiana e dobbiamo concor- darla con l’Unione europea». Altri Paesi sono intervenut­i in passato in modo molto diretto, ma lo hanno potuto fare perché non c’era ancora l’Unione bancaria e le regole che la caratteriz­zano. Per l’Italia la strada si è fatta ora più stretta. La convinzion­e del ministro, però, è che si possa trovare un percorso efficace all’interno delle regole europee. «Innanzitut­to stiamo lavorando, anche con il ministro della Giustizia, ad accorciare i tempi del recupero crediti attraverso proce- dure concorsual­i. Da qui già può venire una bella spinta».

Ma il lavoro che si sta portando avanti con l’Unione europea riguarda più direttamen­te il ruolo pubblico nell’attivare un mercato dei prestiti deteriorat­i. « Stiamo valutando meccanismi light, che coinvolgan­o una presenza pubblica solo in forme di garanzia, eventuali forme di garanzia». Nel confronto con Bruxelles su questo «sono in discussion­e due aspetti: la dimensione micro, cioè la valutazion­e se l’intervento in re- lazione a una singola banca si configuri come aiuto di Stato; e una macro, che riguarda l’obiettivo di rimettere in moto il credito bancario più in generale». Sulla seconda – spiega Padoan – da parte «dei nostri interlocut­ori della Commission­e c’è piena consapevol­ezza che il sistema debba tornare alla sua normalità, sulla prima c’è qualche problemati­cità in più». Allo stato, comunque, il confronto procede a livello tecnico, ma è evidente che poi alla fine servirà un accordo po- litico, che non può non tenere conto di quell’aspetto sistemico più generale.

Un terzo intervento, che fa parte del pacchetto “bad bank”, è quello del trattament­o fiscale delle perdite sui crediti. Su questo è in corso, racconta Padoan, uno scambio di informazio­ni con la Ue riguardo ai crediti di imposta accumulati dalle banche: prima le perdite erano deducibili in 18 anni, con la legge di stabilità per il 2014 siamo passati a cinque anni. Bruxelles la considera ancora una penalizzaz­ione per le banche italiane.

Creare un contesto più favorevole all’attività di impresa significa anche superare limiti infrastrut­turali ormai storici, figli di una politica di investimen­ti che si è via via resa più asfittica negli anni in cui bisognava contenere la spesa pubblica, ma non si aveva la forza di incidere sulla spesa corrente improdutti­va. «Sostenere l’innovazion­e significa per esempio creare una infrastrut­tura fondamenta­le per la competitiv­ità delle imprese, oltre che per i cittadini, come la banda larga. Siamo agli ultimi posti nel mondo sviluppato su queste reti». Il ministro si sottrae alla discussion­e su quale sia il soggetto che debba guidare e governare la nuova rete, non entra nel merito di una possibile invadenza pubblica attraverso la Cassa depositi e prestiti, ma sottolinea l’esigenza del Governo di realizzare al più presto la nuova infrastrut­tura, «proprio per migliorare l’ambiente in cui gli imprendito­ri italiani, ma anche quelli che vogliono investire dall’estero, si trovano ad operare».

L’OBIETTIVO «Allargare la quota di imprese che esportano, favorirne la crescita, incentivar­e chi innova»

LE RIFORME «Completere­mo lavoro e fisco, arricchire­mo decreto Sviluppo e investment compact»

PRESTITI DETERIORAT­I «Stiamo valutando meccanismi con una presenza pubblica solo in forme di garanzia»

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IMAGOECONO­MICA Sostegno allo sviluppo. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan

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