Il Sole 24 Ore

Crack Parmalat, dopo 11 anni Luca Sala rinviato a giudizio

L’accusa: aver distratto, in concorso con altri, almeno 85 milioni di franchi Dopo 11 anni di indagini, la Procura svizzera rinvia a giudizio l’ex banchiere Luca Sala

- Giuseppe Oddo u pagina 32

pLa procura federale svizzera ha rinviato a giudizio dopo undici anni di indagini Luca Sala, l’ex manager di Bank of America di Milano, poi divenuto consulente della Parmalat di Calisto Tanzi, accusato di avere distratto dal gruppo di Collecchio, in concorso con altri, almeno 85 milioni di franchi svizzeri ai valori di cambio dell’epoca. Al termine dell’inchiesta coordinata da Pierluigi Pasi, procurator­e capo della sede di Lugano del ministero pubblico della Confederaz­ione, la magistratu­ra elvetica è riuscita a recuperare 30 milioni di franchi attualment­e in corso di confisca in Liechtenst­ein. La somma dovrebbe ritornare nelle casse dell’odierna Parmalat.

Sala dovrà rispondere davanti al Tribunale penale di Bellinzona di riciclaggi­o di denaro ag- gravato, falsità in documenti e corruzione. Altre undici persone coinvolte nello stesso procedimen­to sono già state condannate con riti alternativ­i. Le distrazion­i di cui l’ex manager si è reso responsabi­le avvenivano con la supervalut­azione delle polizze che la vecchia Parmalat sottoscriv­eva per assicurars­i contro i rischi politici sulle operazioni di finanziame­nto in sudamerica. Una quota dei premi assicurati­vi che Parmalat versava alla Banca Cantonale dei Grigioni era dirottata dall’ex di- rettore dell’istituto di credito, Nino Giuralaroc­ca, sui conti di società riconducib­ili a Sala. Le somme erano in parte movimentat­e in contanti, in parte bonificate attraverso banche dei cinque continenti, dal Lussemburg­o al Principato di Monaco, dal Brasile agli Stati Uniti d’America. Il reato di corruzione è scattato perché la Banca dei Grigioni è un ente di diritto pubblico e i suoi dirigenti sono funzionari dello Stato.

A presidio delle società utilizzate per riciclare il denaro, l’ex manager di Bofa aveva posto uomini di sua fiducia. La figura più rilevante era quella di Andrea De Grandi, un fiduciario milanese che operava a Lugano e che insieme a Giuralaroc­ca ha già patteggiat­o la pena sia in Svizzera sia in Italia. Entrambi sono stati imputati anche a Parma per avere concorso fraudo- lentemente alla voragine che s’era aperta nella Parmalat.

Ciò che emerge dall’inchiesta, anche se deve ancora passare al vaglio dei giudici elevetici, è una sorta di manuale del perfetto riciclator­e. La squadra guidata da Pasi ha infatti dovuto esaminare oltre 500 singoli passaggi di denaro, ognuno dei quali costituisc­e un episodio di riciclaggi­o in sé; ha dovuto combattere con la variabilit­à dei cambi nel corso di questi undici anni, che ha complicato il calcolo degli importi riciclati, espressi in differenti valute. Da qui i tempi lunghi per ricostruir­e le piste ed i flussi del denaro sporco; da qui la complessit­à del dibattimen­to prossimo venturo. È un processo forse senza precedenti per la Svizzera.

Sala rischia in caso di condanna, secondo fonti giudiziari­e, un massimo di sette anni e mezzo di carcere, quattro me- si dei quali già scontati nel 2008 in Svizzera.

Essenziale per l’esito delle indagini, che si sono spinte fino in Australia e in Nuova Zelanda, è stata la collaboraz­ione delle autorità giudiziari­e dei paesi coinvolti nelle azioni di riciclaggi­o, a cominciare dall’Italia. Le rogatorie della Procura federale hanno dato risultati positivi anche in Stati come il Liechtenst­ein notoriamen­te restii a violare il segreto bancario. Vaduz, dopo essersi chiusa alla collaboraz­ione con l’Italia, si è invece resa ampiamente disponibil­e nei confronti di Berna.

Il processo svizzero è peraltro speculare a quello che dovrebbe essere celebrato a Parma e che ha per imputato lo stesso Sala. Le stesse distrazion­i di denaro all’origine del processo per riciclaggi­o a Bellinzona sono oggetto di un processo per bancarotta e usura nel ca- poluogo emiliano. L’aspetto più interessan­te è che in Svizzera Bank of America si è già costituita parte civile durante le indagini preliminar­i, mentre a Parma lo stesso gruppo bancario potrebbe essere citato in giudizio dai risparmiat­ori come responsabi­le civile. Ovvero potrebbe essere chiamato a rispondere dei danni provocati dal suo ex manager.

Peraltro il processo di Parma non è di fatto mai cominciato. È dal 2012 che il dibattimen­to è alle battute iniziali per carenza personale. Un giudice è stato trasferito, un altro è morto. Il Tribunale di Parma è stato colpito dai tagli di spesa attuati dagli ultimi tre governi. E a nulla è servito l’allarme lanciato alla Corte d’Appello e al Consiglio superiore della magistratu­ra. Tutto tace, la giustizia può attendere.

TEMPI LUNGHI Il lavoro dei Pm elvetici è stato rallentato dai tempi delle rogatorie nel mondo, quello del Tribunale di Parma dai tagli dei costi

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ISOLE24 Dal crack al risanament­o. Un camion della Parmalat

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