«Contratti per la competitività»
Il leader di Confindustria: i legami tra salari e produttività vanno resi più forti
Confindustria rilancia l’appello ai sindacati a confrontarsi per rinnovare il modello contrattuale: «Dobbiamo recuperare competitività e la contrattazione collettiva deve sostenere gli sforzi che si compiono in questa direzione», ha detto il presidente Giorgio Squinzi, sottolineando come «i legami tra dinamica dei salari e miglioramenti della produttività devono essere resi più forti e stringenti».
Dopo l’accordo sulla rappresentanza, che ancora va attuato, è il modello contrattuale il nuovo terreno di sfida per le parti sociali. Con un’importante novità, la disponibilità espressa da Palazzo Chigi a stralciare le norme sul salario minimo dal pacchetto di quattro Dlgs attuativi del Jobs act attesi al primo consiglio dei ministri di giugno, per dare modo a imprese e sindacati di raggiungere un accordo complessivo su quattro capitoli di ampio respiro. Insieme al tema del compenso orario minimo per i settori non coperti dalla contrattazione, infatti, l’intesa dovrà definire un nuovo modello di contrattazione che sposti il baricentro sulla contrattazione decentrata, insieme all’attuazione delle nuove regole sulla rappresentanza e sistemi partecipativi. L’opzione è sul tavolo del premier Renzi, che però non intende aspettare le parti sociali all’infinito; l’intesa complessiva andrebbe raggiunta entro settembre, per consentire al governo di dare risposte concrete nell’ambito della prossima legge di stabilità, ad esempio utilizzando la leva del fisco per sostenere la contrattazione decentrata.
In questa partita la posta in palio è alta, essendo in gioco l’autonomia delle parti sociali: se non saranno in grado di accordarsi su questi quattro punti, lasceranno il campo d’azione al governo che, a quel punto, sarà libero di intervenire come meglio crede su materie proprie delle relazioni industriali, senza che vi siano paletti fissati da imprese e sindacati. Questa partita Confindustria vuole giocarla fino in fondo, ha fatto capire Squinzi convinto che il nuovo modello contrattuale possa «accompagnare la stagione dei rinnovi»; come direzione di marcia il presidente di Confindustria ha citato «i molti casi i cui le imprese e i lavoratori condividono già a livello aziendale, attraverso i premi di risultato, i miglioramenti raggiunti», sottolineando che «i contratti nazionali devono incoraggiare ad andare in questa direzione». Il modello del 2009 è scaduto da tempo, prevede che aumenti del contratto nazionale siano riferiti all’indicatore Ipca (indice dei prezzi al consumo armonizzato per i Paesi europei), che in una fase come l’at- tuale, caratterizzata da bassa inflazione, non funziona più.
Secondo la proposta di Confindustria, elaborata un anno fa, va «completato il percorso della derogabilità dei contratti nazionali ad opera della contrattazione collettiva aziendale in un quadro di regole certe fissate dai Ccnl». Nei contratti nazionali, per Confindustria, vanno individuate nuove soluzioni che tengano conto delle peculiarità dei diversi settori, consentendo alle imprese che hanno la contrattazione aziendale di negoziare solo incrementi retributivi collegati ai risultati aziendali (senza riconoscere gli aumenti fissati dai Ccnl). Per le imprese che non fanno contrattazione aziendale, Confindustria propone che possano optare, secondo le previsioni dei contratti nazionali, tra l’applicazione degli aumenti economici da essi previsti e l’applicazione di schemi retributivi collegati ai risultati aziendali (predisposti dagli stessi Ccnl).
Sul nuovo modello i sindacati sono divisi. La Uil ha proposto di legare gli aumenti del contratto nazionale all’andamento del Pil. La Cisl finora ha scelto di non presentare alcuna proposta, per favorire la ricerca di una posizione comune nel confronto, senza avere le mani legate. Le resistenze arrivano dalla Cgil, che invece della riforma del modello contrattuale, considera prioritario il rinnovo dei contratti in scadenza senza, però, che vi sia un parametro comune di riferimento.
I TEMI DEL CONFRONTO Parti sociali in cerca di un’intesa su nuovo modello contrattuale, attuazione della rappresentanza, salario minimo e partecipazione