Il Sole 24 Ore

Politiche Ue, le ambiguità che frenano le imprese

- Roberto Iotti

Ha ragione il viceminist­ro Carlo Calenda nel sottolinea­re il paradosso di una Unione europea che predica per sostenere una ripresa ancora gracile e la crescita dell’economia, ma poi all’atto pratico fa poco o nulla per aiutare settori importati del manifattur­iero industrial­e. Il caso ormai annoso del “made in” ne è la testimonia­nza evidente. Lo stallo con cui si è concluso ieri a Bruxelles il Consiglio Competitiv­ità rappresent­a quel volto di Europa che non ci piace e che ancora meno risulta comprensib­ile alla maggioranz­a delle imprese e dei cittadini. E bene fa la delegazion­e italiana, attorno alla quale siè coagulato il sostegno di altri Paesi, a mantenere la linea al tavolo negoziale. Perché non solo l’Italia e le sue aziende hanno da guadagnare dalla normativa del “made in”, ma tutti i consumator­i del mercato europeo. Riduttiva la proposta lettone di applicare la normativa solo alle calzature e a una parte del settore ceramico. A fronte della richiesta dei Paesi sostenitor­i (Italia, Francia, Spagna in primis) di estendere il “made in” anche a arredo, gioielleri­a e tessile/abbigliame­nto. In questa situazione di muro contro muro non va dimenticat­a l’ombra che si muove sullo scenario internazio­nale della trattativa Ttip, il trattato transatlan­tico sul commercio e gli investimen­ti, dove tra i tanti dossier difficili, c’è quello relativo al riconoscim­ento delle provenienz­e geografich­e, cioè le “norme di origine”. Se l’Europa non è in grado – dopo una decina di anni – di trovare una via intelligen­te per certificar­e e anche tutelare le proprie produzioni in base all’origine, difficilme­nte riuscirà a farlo con efficacia al tavolo negoziale con gli Stati Uniti. A cominciare dall’alimentare, i confronti europei in tema di origine e etichetta non sono mai stati facili. Anzi: spesso le contrappos­izioni tra Nord e Sud Europa hanno allungato i calendari delle decisioni e – in alcuni casi – sono intervenut­e vere e proprie emergenze (vedi Bse) per indurre al buon senso. Adesso non si comprende perchè un cittadino europeo può sapere da dove arriva la bistecca che mette nel piatto, ma non le scarpe che porta ai piedi. Anche per questo l’Europa risulta sempre più incomprens­ibile ai sui abitanti.

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