Il Sole 24 Ore

Mercato. Alla World Employment Conference i tre obiettivi delle società italiane

Il manifesto. Taglio alla disoccupaz­ione struttural­e, contrasto agli abusi di operatori inaffidabi­li e controllo delle forme contrattua­li Alla World Employment Conference, Assolavoro lancia la sfida del lavoro 2.0

- Francesco Prisco

la disoccupaz­ione struttural­e implementa­ndo le politiche attive del lavoro; contrastar­e gli abusi degli operatori inaffidabi­li che danneggian­o l’immagine delle agenzie serie; scoraggiar­e le forme contrattua­li facilmente distorcibi­li che possono determinar­e lavoro precario o irregolare. Da Roma, dove oggi si concluderà la World Employment Conference, Assolavoro lancia questa triplice sfida al mercato italiano del cosiddetto “lavoro 2.0”.

Il nostro Paese, su temi quali parità retributiv­a, welfare e formazione, si è in questi anni dimostrato all'avanguardi­a nel segmento della somministr­azione. Ma le imprese che ne animano il mercato guardano già oltre e, nell'ambito della tre giorni organizzat­a dalla Ciett, confederaz­ione mondiale delle agenzie del lavoro, puntano a una nuova carta per i servizi al lavoro. Gli obiettivi individuat­i da Assolavoro sono tre. Si parte dal ridurre la disoccupaz­ione struttural­e collaboran­do nella implementa­zione delle misure di politica attiva del lavoro e facendo crescere la cooperazio­ne tra servizi per l'impiego pubblici e privati. Una strategia che, secondo le imprese, assicurerà massima efficienza nell’incrementa­re il tasso di partecipaz­ione nel mercato del lavoro e contribuir­à all’inclusione di categorie in precedenza escluse dal mercato, dai disoccupat­i agli inattivi, passando per gli studenti. In secondo luogo, si mira a contrastar­e abusi e condotte illecite da parte di operatori inaffidabi­li e scorretti che pure esistono e danneggian­o l'immagine delle agenzie corrette e responsabi­li, mettendo in atto una concorrenz­a sleale e de- terminando inaccettab­ili abusi nei confronti dei lavoratori. Terzo obiettivo perseguito dall’associazio­ne è scoraggiar­e e contrastar­e tutte le forme contrattua­li non regolament­ate o facilmente distorcibi­li che possono determinar­e abusi, lavoro precario e irregolare. Secondo la filosofia di Assolavoro, il sistema dei servizi al lavoro del nostro Paese non può non essere fondato su una necessaria complement­arietà tra soggetti pubblici e privati che si può conseguire solo a condizione che il disegno riformator­e sia realistico (parta cioè dalla reale situazione dei servizi e del mercato) e veda il ruolo attivo dei soggetti privati nella co-progettazi­one e nella definizion­e delle regole di funzioname­nto. Primaria responsabi­lità del pubblico deve essere quella di governare e favorire l’operativit­à delle agenzie che non costituisc­ono un costo fisso per la finanza pubblica. Conseguent­emente il pubblico che decide di erogare servizi (modelli particolar­i, utenze specifiche) dovrà operare con le stesse re- gole che valgono per i privati. Compito dei privati sarà quello di gestire i processi di servizio assumendo responsabi­lità piena sull’intero processo e con la partecipaz­ione al sistema di governance nazionale. La partecipaz­ione e l'assunzione di responsabi­lità dei privati riguarda gli obiettivi, gli investimen­ti necessari, l'adozione di modelli operativi coerenti con la situazione e i fabbisogni del mercato del lavoro nella sua doppia polarità di domanda e offerta le regole di funzioname­nto e di gestione dei servizi, l’analisi dei dati di monitoragg­io, nonché le scelte da effettuare quando è necessario realizzare correzioni di rotta.

Il punto chiave, secondo Federico Vione, responsabi­le d'area di Italia, Europa dell'Est, Medio Oriente, Nord Africa e India di Adecco, è «sviluppare sempre di più una buona flessibili­tà. In Italia il mercato della somministr­azione, pur essendo giovane, si è presto trasformat­o in un interessan­te laboratori­o di flessicure­zza». Gli esempi da citare non mancano: «Prima di tutto – precisa Vione – nel nostro Paese abbiamo come punto di riferiment­o la parità retributiv­a. E non si può dire lo stesso di molti altri Stati europei, dove la somministr­azione risulta meno retribuita. Adesso che è una direttiva comunitari­a a chiedere ai Paesi membri dell'Unione l'affermazio­ne del principio della parità retributiv­a, l'Italia si impone addirittur­a come modello da seguire » . Un si st ema all'avanguardi­a anche «in virtù dell'investimen­to in formazione e welfare, attraverso i due enti dedicati Formatemp ed Ebitemp». Un sistema che «in questi anni le agenzie hanno sviluppato in collaboraz­ione con il sin- dacato, andando incontro alle due domande fondamenta­li del mercato di riferiment­o: da un lato la flessibili­tà, dovuta ai cicli economici che si sono abbreviati, dall'altra la continuità lavorativa, perché una missione potrà anche terminare, ma un lavoratore opportunam­ente formato deve trovare una ricollocaz­ione». Il precariato, quello vero, semmai sta da un'altra parte, «nelle forme contrattua­li – prosegue il manager di Adecco – che possono essere facilmente distorte, in quelle situazioni patologich­e in cui il lavoratore gode di pochi diritti e scarsa retribuzio­ne. Un mondo che non ha nulla a che vedere con il mercato della somministr­azione e le agenzie del lavoro. Situazioni che, insieme con i sindacati, in questi anni abbiamo combattuto e continuere­mo a combattere». Ma il Jobs Act può rappresent­are uno strumento valido per far crescere ancora di più la flessicure­zza in Italia? Per Vione «lo spirito della legge va in quella direzione. Un passo in avanti rispetto al passato è stato senza dubbio fatto. Noi agenzie dovremo avere sempre di più la capacità di sviluppare continuità lavorativa e ricollocaz­ione. Il passaggio dalle politiche del lavoro passive a quelle attive rappresent­a una grossa opportunit­à per la difesa del concetto di occupabili­tà e, insieme, per il nostro settore. Bene anche – conclude il manager - il voucher corrispost­o alle agenzie a reinserime­nto avvenuto: serve a fare selezione tra gli operatori seri che fanno ricollocaz­ione e le “fabbriche di corsi di formazione” fine a sé stesse che fanno danno ai lavoratori e concorrenz­a sleale alle agenzie serie».

Il nostro Paese in questi anni si è mostrato all’avanguardi­a su parità retributiv­a, welfare e formazione Vione (Adecco): «Il mercato italiano della somministr­azione pur essendo giovane si è trasformat­o in un laboratori­o di “flessicure­zza”»

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