Mercato. Alla World Employment Conference i tre obiettivi delle società italiane
Il manifesto. Taglio alla disoccupazione strutturale, contrasto agli abusi di operatori inaffidabili e controllo delle forme contrattuali Alla World Employment Conference, Assolavoro lancia la sfida del lavoro 2.0
la disoccupazione strutturale implementando le politiche attive del lavoro; contrastare gli abusi degli operatori inaffidabili che danneggiano l’immagine delle agenzie serie; scoraggiare le forme contrattuali facilmente distorcibili che possono determinare lavoro precario o irregolare. Da Roma, dove oggi si concluderà la World Employment Conference, Assolavoro lancia questa triplice sfida al mercato italiano del cosiddetto “lavoro 2.0”.
Il nostro Paese, su temi quali parità retributiva, welfare e formazione, si è in questi anni dimostrato all'avanguardia nel segmento della somministrazione. Ma le imprese che ne animano il mercato guardano già oltre e, nell'ambito della tre giorni organizzata dalla Ciett, confederazione mondiale delle agenzie del lavoro, puntano a una nuova carta per i servizi al lavoro. Gli obiettivi individuati da Assolavoro sono tre. Si parte dal ridurre la disoccupazione strutturale collaborando nella implementazione delle misure di politica attiva del lavoro e facendo crescere la cooperazione tra servizi per l'impiego pubblici e privati. Una strategia che, secondo le imprese, assicurerà massima efficienza nell’incrementare il tasso di partecipazione nel mercato del lavoro e contribuirà all’inclusione di categorie in precedenza escluse dal mercato, dai disoccupati agli inattivi, passando per gli studenti. In secondo luogo, si mira a contrastare abusi e condotte illecite da parte di operatori inaffidabili e scorretti che pure esistono e danneggiano l'immagine delle agenzie corrette e responsabili, mettendo in atto una concorrenza sleale e de- terminando inaccettabili abusi nei confronti dei lavoratori. Terzo obiettivo perseguito dall’associazione è scoraggiare e contrastare tutte le forme contrattuali non regolamentate o facilmente distorcibili che possono determinare abusi, lavoro precario e irregolare. Secondo la filosofia di Assolavoro, il sistema dei servizi al lavoro del nostro Paese non può non essere fondato su una necessaria complementarietà tra soggetti pubblici e privati che si può conseguire solo a condizione che il disegno riformatore sia realistico (parta cioè dalla reale situazione dei servizi e del mercato) e veda il ruolo attivo dei soggetti privati nella co-progettazione e nella definizione delle regole di funzionamento. Primaria responsabilità del pubblico deve essere quella di governare e favorire l’operatività delle agenzie che non costituiscono un costo fisso per la finanza pubblica. Conseguentemente il pubblico che decide di erogare servizi (modelli particolari, utenze specifiche) dovrà operare con le stesse re- gole che valgono per i privati. Compito dei privati sarà quello di gestire i processi di servizio assumendo responsabilità piena sull’intero processo e con la partecipazione al sistema di governance nazionale. La partecipazione e l'assunzione di responsabilità dei privati riguarda gli obiettivi, gli investimenti necessari, l'adozione di modelli operativi coerenti con la situazione e i fabbisogni del mercato del lavoro nella sua doppia polarità di domanda e offerta le regole di funzionamento e di gestione dei servizi, l’analisi dei dati di monitoraggio, nonché le scelte da effettuare quando è necessario realizzare correzioni di rotta.
Il punto chiave, secondo Federico Vione, responsabile d'area di Italia, Europa dell'Est, Medio Oriente, Nord Africa e India di Adecco, è «sviluppare sempre di più una buona flessibilità. In Italia il mercato della somministrazione, pur essendo giovane, si è presto trasformato in un interessante laboratorio di flessicurezza». Gli esempi da citare non mancano: «Prima di tutto – precisa Vione – nel nostro Paese abbiamo come punto di riferimento la parità retributiva. E non si può dire lo stesso di molti altri Stati europei, dove la somministrazione risulta meno retribuita. Adesso che è una direttiva comunitaria a chiedere ai Paesi membri dell'Unione l'affermazione del principio della parità retributiva, l'Italia si impone addirittura come modello da seguire » . Un si st ema all'avanguardia anche «in virtù dell'investimento in formazione e welfare, attraverso i due enti dedicati Formatemp ed Ebitemp». Un sistema che «in questi anni le agenzie hanno sviluppato in collaborazione con il sin- dacato, andando incontro alle due domande fondamentali del mercato di riferimento: da un lato la flessibilità, dovuta ai cicli economici che si sono abbreviati, dall'altra la continuità lavorativa, perché una missione potrà anche terminare, ma un lavoratore opportunamente formato deve trovare una ricollocazione». Il precariato, quello vero, semmai sta da un'altra parte, «nelle forme contrattuali – prosegue il manager di Adecco – che possono essere facilmente distorte, in quelle situazioni patologiche in cui il lavoratore gode di pochi diritti e scarsa retribuzione. Un mondo che non ha nulla a che vedere con il mercato della somministrazione e le agenzie del lavoro. Situazioni che, insieme con i sindacati, in questi anni abbiamo combattuto e continueremo a combattere». Ma il Jobs Act può rappresentare uno strumento valido per far crescere ancora di più la flessicurezza in Italia? Per Vione «lo spirito della legge va in quella direzione. Un passo in avanti rispetto al passato è stato senza dubbio fatto. Noi agenzie dovremo avere sempre di più la capacità di sviluppare continuità lavorativa e ricollocazione. Il passaggio dalle politiche del lavoro passive a quelle attive rappresenta una grossa opportunità per la difesa del concetto di occupabilità e, insieme, per il nostro settore. Bene anche – conclude il manager - il voucher corrisposto alle agenzie a reinserimento avvenuto: serve a fare selezione tra gli operatori seri che fanno ricollocazione e le “fabbriche di corsi di formazione” fine a sé stesse che fanno danno ai lavoratori e concorrenza sleale alle agenzie serie».
Il nostro Paese in questi anni si è mostrato all’avanguardia su parità retributiva, welfare e formazione Vione (Adecco): «Il mercato italiano della somministrazione pur essendo giovane si è trasformato in un laboratorio di “flessicurezza”»