Il Sole 24 Ore

L’accusa di associazio­ne segreta: il processo il 22 dicembre Dell’Utri rinviato a giudizio per la P3

- Ivan Cimmarusti

pMarcello Dell’Utri va a processo. L’ex braccio destro di Silvia Berlusconi, già parlamenta­re di Forza Italia, è stato ritenuto coinvolto nell’associazio­ne segreta P3.

Lo ha deciso il giudice per l’udienza preliminar­e del Tribunale di Roma, che ha accolto le ipotesi della Procura della Repubblica capitolina, rinviando a giudizio l’ex politico per violazione della Legge Anselmi. Per Dell’Utri – detenuto a Parma per scontare la condanna definitiva a 7 anni per concorso esterno in associazio­ne mafiosa – il processo partirà il prossimo 22 dicembre. Il procedimen­to coinvolge altre 19 persone, tra le quali Denis Verdini, ex coordinato­re del Pdl, Nicola Cosentino, allora sottosegre­tario alla Giustizia, l’uomo d’affari Flavio Carboni, il giudice tributario Pasquale Lombardi, l’allora primo presidente della Corte di Cassazione, Vincenzo Carbone, e l’ex governator­e della Sardegna Ugo Cappellacc­i. Le accuse, secondo le singole posizioni, vanno dalla violazione della legge Anselmi, all’associazio­ne per delinquere, corruzione, abuso d’ufficio, illecito finanziame­nto ai partiti e diffamazio­ne.

L’inchiesta puntava a svelare l’esistenza di un supposto gruppo di potere che avrebbe «influenzat­o la decisione della Corte costituzio­nale nel giudizio di legittimit­à del lodo Alfano», oltre a ipotizzate pressioni sull’allora vice-presidente del Consiglio superiore della magistratu­ra, Nicola Mancino, e su «componenti del Csm», per pilotare nomine giudiziari­e cardine, come «presidente della Corte d’Appello di Milano e di Salerno» e «procurator­e della Repubblica di Isernia e Nocera Inferiore».

In questa vicenda un ruolo ben definito lo avrebbero giocato anche i tre imputati politici. C’è, per esempio, il caso dei contributi finanziari ricevuti dagli imprendito­ri Alessandro Fornari e Fabio Porcellini. I due, infatti, «partecipav­ano all’as- sociazione, fornendo il sostegno economico diretto a finanziare il sodalizio e i suoi membri e necessario, fra l’altro, a realizzare il piano industrial­e di intervento nel settore delle energie rinnovabil­i e a creare la provvista destinata alla corruzione dei pubblici funzionari e ai finanziame­nti illeciti in favore di membri del Parlamento; ciò facevano versando ripetutame­nte a Carboni, Verdini e Dell’Utri somme ingenti di denaro, quantifica­bili complessiv­amente in oltre 6 milioni di euro, che prelevavan­o dalle casse di società da loro gestite e trasferiva­no a Carboni e agli altri associati con la complicità di prestanome».

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