Il Sole 24 Ore

Opec rassegnata al petrolio low cost

- S.Bel.

pA pochi giorni dal vertice Opec, che si terrà venerdì prossimo a Vienna, i Paesi membri dell’organizzaz­ione appaiono sempre più rassegnati alla necessità di convivere a lungo con il petrolio a basso prezzo. Nella prossima edizione della Strategia di lungo termine, uno studio che l’Opec aggiorna ogni cinque anni, di cui la Reuters ha visto in anticipo una bozza, si riconosce che la produzione dei concorrent­i - shale oil americano in testa - è meno sensibile di quanto si pensasse alla discesa dei prezzi e che dunque con tutta probabilit­à continuerà a crescere, riducendo il fabbisogno di greggio Opec dai 30 milioni di barili al giorno del 2014 (che tuttora rappresent­ano il tetto produttivo ufficiale) a 28,2 mbg nel 2017. Il cosiddetto “call on Opec” nel 2019 sarà ancora appena 28,7 mbg e dovrebbe risalire solo in seguito, per sfiorare 40 mbg nel 2040. «Nel mondo le risorse liquide sono sufficient­i a soddisfare qualunque incremento atteso della domanda per diversi decenni», scrivono gli esperti dell’Opec, che nel 2010 nello stesso rapporto non considerav­ano lo shale oil come un serio concorrent­e. «Per i giacimenti non Opec già in produzione anche uno scenario di prezzi drasticame­nte bassi non darà luogo a tagli di produzione, perché i produttori ad alto costo cerceranno sempre di coprire una parte dei costi operativi». In queste condizioni il barile a 100 dollari sembra ormai un miraggio. Ma l’Opec oggi lotta per le quote di mercato, non per il prezzi. E quasi certamente, almeno a breve, la sua politica non cambierà.

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