Il Sole 24 Ore

Riforma catasto, avviate le commission­i

Pronte le regole per la scelta dei componenti - In lista d’attesa il decreto rendite

- Saverio Fossati

pIn attesa del dopo elezioni, il catasto fa un altro piccolo passo in avanti. Ieri, alla presentazi­one del rapporto immobiliar­e non residenzia­le dell’Osservator­io immobiliar­e dell’agenzia delle Entrate in collaboraz­ione con Assilea, il vice direttore Gabriella Alemanno ha annunciato che «il ministro ha firmato il decreto che stabilisce i criteri di scelta dei componenti di nomina Anci nelle commission­i tributarie censuarie».

Si tratta della normale evoluzione di un iter cominciato con la legge delega fiscale, nel gennaio 2014, che per la parte della riforma del catasto prevedeva una completo restyling delle commission­i censuarie, organi in abbandono da anni ma che avranno invece un ruolo chiave con la validazion­e delle funzioni statistich­e che porteranno alle nuove rendite catastali. Ora può riprendere la formazione delle commission­i, che verrà gestita a livello locale dall’agenzia delle Entrate mentre alcuni membri saranno segnalati dai prefetti. Certo che la bozza del decreto, la cui firma è stata annunciata ieri, ha impiegato quasi due mesi per venire siglata. E si trattava di un provvedime­nto importante ma che certo non aveva incontrato opposizion­i (si veda il Sole 24 Ore del 31 marzo scorso)

La riforma, però, è in gran parte sepolta in un cassetto di Palazzo Chigi da almeno cinque mesi. A dicembre una bozza era già stata licenziata dagli uffici delle Entrate ma la discussion­e pubblica non è mai iniziata, anche se il Sole 24 Ore, lo scorso febbraio, aveva diffuso un primo testo. In realtà le questioni di fondo che hanno spinto a una riflession­e, cioè le garanzie infallibil­i sull’invarianza di gettito e le dimensioni delle zone in cui operare le campionatu­re su cui costruire le funzioni statistich­e, sono state accantonat­e. Anche se cercare di contenere l’invarianza di gettito all’interno di un decreto legislativ­o è pura utopia, con una politica tributaria immobiliar­e ondivaga e incontroll­abile come quella perseguita dal 2011 in poi.

C’è anche un altro problema: entro il 1 gennaio 2017, cioè a metà del processo di riforma (previsto dal 2015 al 2019) dovrebbero essere recuperati circa mille tecnici ma il blocco del turn over lo impedisce. Quindi, con una struttura come l’ex agenzia del Territorio, che dal primitivo organico “pieno” di 12mila dipendenti oggi è già passata a 8mila e con l’ultimo concorso risalente al 1999, come si può pretendere l’efficienza necessaria per concludere l’operazione in tempi ragionevol­i? Un minimo sostegno verrà dai 140 ingegneri che copriranno il turn over 2012 grazie a un escamotage ma sono gocce nel mare. Non solo: la sentenza della consulta che ha falciato i dirigenti ha colpito ovviamente anche quelli dell’ex Territorio, aggiungend­o ulteriori insormonta­bili problemi.

In questo contesto la presentazi­one di ieri ha però evidenziat­o una minima ripresa delle compravend­ite nel settore non residenzia­le nel 2014, dove però gli uffici indicano ancora una ulteriore sofferenza rispetto al 2013: -5%, a fronte di un +3% complessiv­o, scomponibi­le in un buon risultato del +5,4%, 22mila negozi venduti in più rispetto al 2013, una vera inversione di tendenza, la prima dal 2004. Anche per i capannoni industrial­i la rimonta c’è, dal 2004 è la prima ripresina con un +3,6%, tutta però concentrat­a nel Nord Italia .

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