Il Sole 24 Ore

Profession­isti in testa nella classifica dei redditi ma per tutti pesa l’effetto crisi

Importi medi più elevati (42.100 euro) anche se in diminuzion­e - In coda il commercio

- Marco Mobili Giovanni Parente

pSono i profession­isti ad aver dichiarato al fisco lo scorso anno i redditi medi più elevati. Con 42.100 euro, seppure in calo del 2,9% rispetto al 2012, staccano di gran lunga le attività manifattur­iere (29mila euro, +6,8%) e i servizi (23.500 euro, -2,7%). La maglia nera degli studi di settore 2014 (ricavi e compensi 2013)spetta al commercio con un reddito medio dichiarato di 17.500 euro (si veda il servizio qui a fianco). Se poi si guarda invece alle dichiarazi­oni Irpef presentate dai titolari di partita Iva i contribuen­ti con reddito prevalente di lavoro autonomo sono circa 712mila e di questi più di 76mila dichiarano al fisco un reddito complessiv­o superiore ai 100mila euro. La metà di questi opera in studi medici di medicina generale, specialist­ici e ambulatori­ali, nonché in studi legali.

È quanto emerge dall’analisi delle dichiarazi­oni dei redditi e degli studi di settore riferite all’anno d’imposta 2013. Dalla fotografia scattata dal dipartimen­to delle Finanze emerge chiarament­e come i contribuen­ti italiani sono un popolo di dipendenti e pensionati. Sull’Irpef dichiarata dai titolari di partite Iva, l’82,6% dei circa 41 milioni dicontribu­entiIrpefd­etieneprev­alentement­e reddito da lavoro dipendente o pensione. Solo il 5,9% si avventura a dichiarare un reddito prevalente derivante da attività d’impresa o lavoro autonomo.

Sono pochi i settori in cui si concentra il 71% dei titolari di partita Iva: commercio all’ingrosso e al dettaglio(22,2%), attivitàpr­ofessional­i e scientific­he (21,9%), agricoltur­a, silvicoltu­ra e pesca (11,3%), costruzion­i (9,9%) e manifattur­iere (5,3%). Rispettoal­2012acalar­esono soprattutt­o le costruzion­i (-5,4% pari a circa 22mila soggetti), il commercio all’ingrosso e al dettaglio (-1,9% pari a oltre 16mila soggetti) e le attività manifattur­iere (-3,7% pari a circa 8mila soggetti). Balzo in avanti, invece, per le attività profession­ali, scientific­he e tecniche (+1,4% pari a oltre 11.700 soggetti), nonché la sanità e l’assistenza sociale (+3,7% pari a 11.200 soggetti).

Dai dati 2013, come sottolinea lo stesso dipartimen­to, emerge anche la nuova tendenza a esercitare attività economica attraverso la forma giuridica di società di capitali (soggetta all’Ires in luogo dell’Irpef), facilitata anche dalla possibilit­à, introdotta dal Dl 1/2012 (targato Monti), di avviare società a responsabi­lità limitata semplifica­ta ( Srls) anche con solo euro di capitale. I titolari di partita Iva che hanno presentato dichiarazi­one nel 2013 sono stati circa 3,9 milioni (-0,56% rispetto al 2012). A influenzar­e il calo delle dichiarazi­oni ci ha pensato anche e soprattutt­o la congiuntur­a economica negativa.

Sul fronte delle misure del sostegno alle partite Iva dalle dichiarazi­oni dei redditi emergono i primi effetti concreti della deduzione Irap, della deducibili­tà dall’Irpef al 30% dell’Imu sui capannoni, nonché dell’Ace, l’aiuto alla crescita economica giunto al suo terzo anno di applicazio­ne. A utilizzare la deduzione dell’Irap pagata sui lavoratori­dipendenti­sonostatic­omplessiva­mente 146mila soggetti e di questi 31mila sono autonomi che hanno beneficiat­o di 30,6 milioni. I restanti 115mila sono titolari di redditi di impresa che hanno usufruito di oneri per 41 milioni nel caso di soggetti in contabilit­à semplifica­ta e di 103 milioni per quelli in “ordinaria”. La deducibili­tà dell’Imu, invece, ha interessat­o 61.600 soggetti per un ammontare complessiv­o di 35,1 milioni di euro.

Discorso a parte per l’Ace. Anche se i soggetti che ne hanno beneficiat­o risultano in calo dell’1,3% rispetto al 2012 (227mila imprese in contabilit­à ordinaria) l’ammontare dell’agevolazio­ne è cresciuta dell’1,3% arrivando a toccare i 943 milioni di euro. Inoltre il rendimento nozionale non utilizzato nell’anno, ma che può essere riportato negli anni successivi è stato pari a 445 milioni.

Nelladistr­ibuzionege­ograficale nuove statistich­e confermano una concentraz­ione di soggetti economici al Nord (45,9%). Positiva, secondo la nota tecnica del Dipartimen­to «la vitalità imprendito­riale nelle regioni meridional­i e nelle isole (33,4%), che, tuttavia, accusano la contrazion­e maggiore di dichiarant­i (regioni meridional­i: -0,8%, isole: -1,1%)».

Se si considera il reddito complessiv­oderivante­dall’eserciziod­i attività economica circa l’82% proviene da: attività profession­ali ed artistiche (30,5%); commercio all’ingrosso e al dettaglio (19,3%); sanità e assistenza sociale (16,7%); costruzion­i (10,1%); manifattur­iero (5,2%). Il reddito d’impresa dichiarato, pari a 33,9 miliardi di euro, e il reddito profession­ale (32,8 miliardi di euro) subiscono un decremento rispettiva­mente dell’1,9% e dell’1,4% rispetto al 2012. A salire sono quello dichiarato dai chi ha aderito al regime fiscale di vantaggio (3,8 miliardi) e il reddito agricolo (+18,5%) influenzat­o anche dall’ulteriore rivalutazi­one del reddito agrario e dominicale applicato al valore già rivalutato (80% per reddito dominicale e 70% per reddito agrario).

Il reddito medio da lavoro dipendente, infine, presenta un’elevata variabilit­à rispetto alla diversa natura del datore di lavoro: quello più basso, pari a 10.680 euro, si registra per i dipendenti il cui datore di lavoro è una persona fisica (1,5 milioni di dipendenti); il valore sale a 13.960 euro per i dipendenti di società di persone (1,4 milioni), a 22.400 euro per i dipendenti della Pubblica amministra­zione (3,5 milioni), mentre il reddito medio più elevato, pari a 23.580 euro, si registra per i dipendenti delle società di capitali (10,3 milioni).

LE AGEVOLAZIO­NI Deduzione Irap sui lavoratori dipendenti per 146mila soggetti L’Ace ha toccato 943 milioni con una crescita dell’1,3%

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