Il Sole 24 Ore

Antiricicl­aggio, segnalazio­ni in crescita (lieve) per sportelli bancari e postali

Tra i profession­isti I 5.500 notai in testa con 2.156 segnalazio­ni Commercial­isti e avvocati in coda: 155

- Stefano Elli

Crescono dal 2013, ma calano nel secondo semestre del 2014 le sos (segnalazio­ni di operazioni sospette) dalle banche. L’Unità d’informazio­ne finanziari­a, il braccio operativo antiricicl­aggio di Banca d’Italia guidato da Claudio Clemente, ha pubblicato i dati della seconda parte del 2014 sull’afflusso dal sistema delle operazioni considerat­e a rischio riciclaggi­o. Si tratta di una pubblicazi­one preliminar­e alla relazione al ministero dell’Economia che anticipa la presentazi­one pubblica dei dati prevista il 13 luglio. Si è appreso così che il numero complessiv­o di sos pervenute alla centrale di analisi, nel corso del 2014, è stato di 71.758 unità: 7.157 in più rispetto al 2013. Di queste, 37.575 sos si riferiscon­o alla prima metà dell’anno e 34.183 sono quelle pervenute nella seconda parte del 2014. Questo significa 3.392 segnalazio­ni in meno nel semestre che, a giudizio degli analisti dell’Uif, sono da ricondurre alla categoria degli intermedia­ri bancari. In dettaglio, banche e Poste nel 2014 hanno prodotto un totale di 59.048 segnalazio­ni (5.303 più che nel 2013). Nel primo semestre erano state 30.821 e 28.227 nella seconda con una flessione di 2.594 unità.

A questo si deve aggiungere un dato ulteriore: gli sportelli bancari in Italia sono 31.759; quelli postali sono 12.941. L’aggregato banche e posta, dunque, è formato da 44.700 sportelli. Una semplice divisione tra il numero delle sos provenient­e da banche e posta (59.048) porta a un numero di 1,32 segnalazio­ne per sportello. Cioè una media di poco più di una segnalazio­ne all’anno. Un dato giudicato da chi deve fare indagini sul fenomeno (il Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza in testa) ancora ben lontano dalla sufficienz­a.

Nello stesso periodo il numero di segnalazio­ni trasmesse agli organi investigat­ivi preposti ad analizzarl­e (il Nspv e la Direzione investigat­iva antimafia (la Dia) sono state 36mila: un dato che da solo indica la mole delle pratiche pregresse “trattate” e smaltite dagli uomini dell’Uif.

Al di là dei dati numerici struttural­i è interessan­te notare come ancora una volta gli alert che giungono da alcune categorie profession­ali siano frammentat­e e intermitte­nti se non quasi completame­nte assenti. La legge 231 del 2007 che ha recepito la terza direttiva dell’Unione europea in tema di riciclaggi­o e finanziame­nti al terrorismo pone anche in capo a definite categorie profession­ali più esposte al rischio, alcuni obblighi cogenti che sono stati recepiti nel corso degli anni in modo piuttosto faticoso.

Notai, commercial­isti, avvocati, società di revisione e, ancora, gli operatori non finanziari come i compro oro, i gestori di giochi e scommesse, sono tutti soggetti obbligati dalla normativa a segnalare quelle operazioni che per entità o natura si prestino al reimpiego di denaro frutto di delitto. La categoria profession­ale che s’impone su tutte, e con molte lunghezze di vantaggio sulle altre è quella dei notai. Nel corso del 2013, infatti, le segnalazio­ni provenient­i dalla categoria erano state 1.824: 902 nel corso della prima metà dell’anno, e 922 nel corso della seconda. Nel 2014, invece nella prima parte dell’anno le segnalazio­ni notarili sono state 1.106 e 1.080 nella seconda parte per un totale complessiv­o di 2186 segnalazio­ni. Va detto che i notai in Italia sono circa 5.500. Un numero drasticame­nte inferiore a quello dei commercial­isti (116mila iscritti all’albo). Da loro pochissime segnalazio­ni: in tutto il 2013 erano state appena 98. Nel 2014 erano 148. Per gli avvocati (vincolati da un segreto profession­ale per definizion­e cogente e invalicabi­le) il numero è risibile: 7 sos.

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IMAGOECONO­MICA Claudio Clemente. A capo dell’Uif

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