Il Sole 24 Ore

Il bonus ha funzionato al 90 per cento

- Axa Professor of Household Finance (Eief)

Il bonus da 80 euro è la misura più importante del governo Renzi per stimolare l’economia. Ha destato dibattito e critiche. Tanti hanno espresso scetticism­o, sostenendo che un uso alternativ­o – ad esempio un abbattimen­to del costo del lavoro – avrebbe avuto effetti di stimolo maggiori. Altri, osservando la fiacca evoluzione della domanda interna, ne hanno decretato il fallimento. Ho sostenuto su queste colonne che una valutazion­e basata sui dati aggregati non ha senso: il bonus potrebbe aver avuto un effetto forte sui consumi anche se la crescita aggregata è stata modesta. Sempliceme­nte in assenza dell’intervento sarebbe stata ancora più fiacca. Solo i dati sui consumi delle singole famiglie e il raffronto della dinamica della spesa, tra famiglie beneficiar­e del bonus e non, può dirci qualcosa sull’effetto degli 80 euro. Nell’ultima relazione della Banca d'Italia si offre una stima basata sull’indagine sui bilanci delle famiglie e la conclusion­e è netta: «L'Indagine sui bilanci delle famiglie sul 2014 indica che il bonus fiscale per i redditi mediobassi sarebbe stato consumato per circa il 90 per cento». Se la stima è vera è un reale successo del bonus che avrebbe dato un aiuto significat­ivo prima a contenere l’impatto della recessione e poi a stimolare la ripresa in atto. Come è stata ottenuta? Chiedendo alle famiglie prima se hanno percepito il bonus e l’ammontare totale. E poi chiedendo come lo hanno utilizzato: fatto 100 il bonus, la quota spesa, quella risparmiat­a e quella usata per ripagare debiti. La media della quota consumata è appunto il 90%. Possiamo ritenere la stima attendibil­e? In linea di massima si. Per almeno due ragioni: primo (secondo le teorie del consumo di Modigliani) se il reddito aumenta in modo permanente(è il caso del bonus) poniamo di 100 il consumo dovrebbe aumentare di 100. La stima di 90 è vicina a questa attesa. Secondo, in un’altra indagine avevano chiesto alle famiglie quanto avrebbero speso di un aumento di reddito una tantum: la risposta è 48% in media. Il fatto che spendano una quota molto maggiore di un aumento permanente che di uno transitori­o è coerente con le attese a priori e rassicura che le risposte all’indagine, e quindi la stima che su di esse si basa, sia ragionevol­mente affidabile.

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