Il Sole 24 Ore

Al voto in sette Regioni Renzi: non è test su di me Fi: «Violato il silenzio»

Polemica su De Luca e impresenta­bili I mercati guardano alla «prova riforme»

- Barbara Fiammeri ROMA Dino Pesole TRENTO

Elettori alle urne oggi in 7 Regioni. Sono 23 milioni i cittadini che hanno diritto al voto, ma pesa l’incognita dell’astensione. Il premier Renzi: non è un test su di me. Fi accusa: violato il silenzio elettorale. Polemica su De Luca e impresenta­bili.

«Ottimista? Lo sono sempre». Matteo Renzi è ancora sul palco del festival dell’Economia di Trento, assieme al suo omologo francese Manuel Valls, quando si concede una previsione sull’esito delle Regionali che, ribadisce, «non sono un test per il governo: le elezioni locali hanno valenza locale e lo stesso dissi in occasione delle europee». Più volte il premier, incalzato da Lilli Gruber, si trincera dietro il rispetto dell’obbligo al silenzio prima del voto («Tutte le questioni della campagna elettorale per me si sono chiuse venerdì alle 23 e 59»).

Anche quando la moderatric­e lo stuzzica sulla lista degli “impresenta­bili” diffusa dalla presidente della commission­e Antimafia Rosy Bindi in cui a sorpresa è stato incluso anche il candidato del centrosini­stra in Campania Vincenzo De Luca. «Io su questo non apro bocca. Se uno proclama la legalità deve essere conseguent­e e noi rispettiam­o sempre la legalità».

Ma non basta. Le opposizion­i, da Fi a Sel, lo accusano di aver violato il silenzio elettorale. Renato Brunetta, piccato anche per una battuta «irridente» del segretario del Pd nei suoi confronti, chiede l’intervento della Procura di Trento ricordando che chi viola l’obbligo del silenzio «è punito fino a un anno di carcere».

Nessuna replica arriva dal presidente del Consiglio che preferisce concentrar­e l’attenzione della platea sulle riforme e i prossimi appuntamen­ti a Bruxelles. Perchè l’unica, vera sfida che conta - ripete - «è cambiare l’Europa». Una prospettiv­a pienamente condivisa anche dal premier francese. I due parlano la stessa lingua. Renzi cita la comunicazi­one sulla flessibili­tà adottata lo scorso gennaio dalla Commission­e europea, il piano Juncker sugli investimen­ti ma anche il Quantitati­ve easing della Bce. «È cambiato il clima ma non basta». L’impegno che il presidente del Consiglio assume è che a settem- bre «una volta completato il processo delle riforme» sarà proprio l’Italia a portare avanti – d’intesa con la Francia – un’azione decisa in favore di una vera svolta in Europa «con una determinaz­ione che neanche immaginate».

Prioritari­a è la riforma della pubblica amministra­zione. «Quando vedo che alcune amministra­zioni pubbliche parlano tra di loro dandosi del lei o del voi, quando registro che si comportano come repubblich­e autonome, non so quanto tempo occorrerà ma vi assicuro che cambieremo questo modo di procedere. È una questione di dignità». Valls rivendica al governo francese il merito di aver ridotto le imposte sugli affari, sulle imprese e sul ce- to medio per 40 miliardi. Ma ora la vera partita si gioca in Europa. «L’urgenza assoluta è il lavoro. Altrimenti l’Europa uscirà dalla storia. Perchè se continuiam­o a ritenere che sia solo la politica di aggiustame­nto fiscale a farci uscire dalla crisi, avremo preparato il terreno per l’ulteriore affermazio­ne dei populismi».

Renzi dibatte con Valls dell’Europa che verrà, ma intanto deve fare i conti con il presente e soprattutt­o con il suo partito. La black list diramata dalla Bindi a poche ore dalla fine della campagna elettorale, con l’iscrizione tra gli «impresenta­bili» di Vincenzo De Luca, il candidato del Pd in Campania, ha rotto la tregua con la minoranza. E certo non basta la “dissociazi­one” di Roberto Speranza, esponente di punta della minoranza, a sancire un nuovo armistizio: «Conosco De Luca e vedere il suo nome accostato all’Antimafia è in totale contraddiz­ione con il suo impegno e la sua storia che sono sempre stati al servizio della comunità», ha detto l’ex capogruppo alla Camera. Sugli impresenta­bili è intervenut­o anche il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescov­o di Genova:«È una questione seria che deve essere risolta».

Il redde rationem arriverà all’indomani dal voto. I renziani sostengono che la mossa della Bindi «punta a farci perdere». E non tanto in Campania, quanto in Liguria, dove il caso De Luca potrebbe spingere una parte degli elettori del Pd ad astenersi o a dirottare il voto sul candidato della sinistra, l’ex dem Pastorino, o sul M5s.

IL CASO DE LUCA La linea del presidente del Consiglio: «Se uno proclama la legalità deve essere coerente e noi la rispettiam­o sempre»

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