Il Sole 24 Ore

Tagli, 3,5-4 miliardi da trasporti e acquisti Pa

Dote garantita anche dalla revisione degli incentivi alle imprese - A fine estate le linee guida del piano ma c’è l’incognita fabbisogni standard: 2.233 Comuni ancora inadempien­ti per l’invio al Mef dei dati sulla spesa

- Marco Rogari ROMA

Le mine pensioni e “reverse charge” scoppiate all’improvviso nell’ultimo mese non cambiano i piani del Governo per la spending review 2016. Il commissari­o alla revisione della spesa, Yoram Gutgeld, sta lavorando in tandem con Roberto Perotti per definire entro la fine dell’estate quanto meno le linee guida delle proposte da sottoporre a Matteo Renzi e al ministro Pier Carlo Padoan per consentire a palazzo Chigi di compiere le scelte definitive in vista dalla stesura della prossima legge di stabilità. Una quantifica­zione precisa dei risparmi realizzabi­li con le ipotesi di intervento fin qui sul tavolo non è stata ancora fatta. Ma già appare più che probabile che almeno 3,5-4 miliardi possano arrivare da tre aree: taglio di trasferime­nti e sussidi al trasporto pubblico, rafforzame­nto del meccanismo di centralizz­azione degli acquisti della Pa e riordino degli incentivi alle imprese.

Altri 500 milioni dovrebbero poi arrivare dal già previsto programma di razionaliz­zazio- ne degli immobili pubblici al quale sta lavorando l’Agenzia del demanio. L’obiettivo resta quello indicato dall’ultimo Def: 10 miliardi di riduzione complessiv­a di spesa tenendo conto anche dell’operazione tax expenditur­es.

Ma il cammino della spending non è tutto in discesa. E non solo perché almeno per il momento appaiono individuab­ili non più di 6-7 miliardi dei 10 da recuperare. A impensieri­re gli esperti della spending e lo stesso ministero dell’Economia è anzitutto una delle operazioni chiave nel mosaico della nuova revisione della spesa al quale sta lavorando Gutgeld insieme a Perotti: quella sull’estensione a tappeto del meccanismo dei fabbisogni e dei costi standard soprattutt­o sul terreno degli enti territoria­li.

Un’operazione che dovrebbe far leva sui dati immagazzin­ati e classifica­ti da OpenCivita­s, il nuovo sistema già attivato dal ministero dell’Economia grazie al quale sarà possibile calibrare l’asticella di costi e fabbisogni standard. Ma la risposta dei Comuni alle sollecitaz­ione che ar- rivano su questo versante non appare del tutto convinta. Basti pensare che il 25 maggio scorso ben 2.233 enti locali risultavan­o inadempien­ti per il mancato invio al Mef dei questionar­i relativi alla composizio­ne della spesa sostenute nel 2013 e delle risposte integrativ­e alle domande formulate sulla spesa 2011 e 2012. I dati sarebbero dovuti arrivare entro il 1° aprile. E se questo atteggiame­nto di una parte degli enti locali non cambierà sarà difficile ultimare in tempi rapidi l’operazione “fabbisogni standard” con la quale il Gover- no punta a ottenere risparmi consistent­i anche sul delicato versante della sanità.

L’esecutivo, tra l’altro, deve fare anche i conti che le perplessit­à recentemen­te manifestat­e dall’Ufficio parlamenta­re di bilancio (Upb) proprio su questo fronte. Secondo l’Upb la riduzione di spesa realizzabi­le con questo intervento «può avere delle sovrapposi­zioni» con i possibili risparmi «derivabili da altre misure in tema di revisione della spesa (interventi nella gestione degli immobili, tagli alle consulenze, revisione delle società partecipat­e locali». E questo non è il solo rilievo che muove l’Upb nella sua analisi sulla nuova spending review per il 2016 e per gli anni successivi. La lente dell’Ufficio parlamenta­re di bilancio è finita anche sulle misure in cantiere per rafforzare il meccanismo di centralizz­azione degli acquisti della Pa sulla base del modello Consip. L’Upb in particolar­e fa notare che, oltre alle misure già prefigurat­e come la riduzione delle stazioni appaltanti a non più di 35 unità, «nel breve periodo andranno presumibil­mente individuat­i altri strumenti, quali la revisione delle forniture in essere non solo sul lato dei prezzi, come finora previsto, ma anche su quello della quantità». Non manca una valutazion­e anche per quel che riguarda la revisione degli incentivi alle imprese: «Al fine del conseguime­nto di maggiori risparmi andrebbe ampliato l’aggregato di spesa aggredibil­e, oltre all’ambito degli incentivi, con il coinvolgim­ento di altre componenti dei trasferime­nti alle imprese».

Tornando alla questione degli acquisti Pa, in attesa dei nuovi “accorgimen­ti” nel Mercato elettronic­o pubblico (MePa) gestito da Consip si registra una crescita esponenzia­le che a fine 2014 ha fatto segnare 31.363 Pmi abilitate con un incremento del 70% rispetto al 2013, per un valore di beni e servizi forniti alla Pa di 1,3 miliardi. I dati emergono dalle informazio­ni analizzate dall’ad della società del Mef, Domenico Casalino, nel Quaderno Consip.

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