Il Sole 24 Ore

La fotografia che cambia con nuovi algoritmi

- Di Alessio Lana

a Immaginiam­o di essere all'interno di un grattaciel­o di New York. Il panorama è mozzafiato, Manhattan pulsa sotto i nostri occhi e il gesto è automatico: si prende la macchine fotografic­a (o più spesso lo smartphone) e si scatta. Non un'immagine sola ma più istantanee perché tutte hanno lo stesso problema: il riflesso del vetro non fa vedere quasi nulla di ciò che accade dietro di esso. Il riflesso finora è stato uno dei grandi scogli contro cui il fotografo amatoriale si è scontrato inerme. Celebri fotografi l'hanno usato come strumento espressivo, pensiamo alle bellissime vedute cittadine riflesse sulle vetrine dei negozi, ma per l'uomo della strada il vetro è il nemico. Chi non sa nulla di filtri polarizzat­ori e non può aspettare che la luce cambi non sa cosa fare. O meglio, non lo sapeva, perché al MIT hanno studiato un algoritmo che promette di risolvere alla radice ogni problema. Prima di tutto divide l'immagine in gruppi di otto per otto pixel per determinar­e il ruolo di ogni puntino, ovvero se fa parte dell'immagine principale, quella che volevamo scattare insomma, o del fastidioso riflesso. Una volta conosciuta la correlazio­ne il gioco è fatto: l'algoritmo riesce a scindere lo scatto in due restituend­oci solo il soggetto ritratto. Va detto che al momento questa soluzione è ancora ai primi passi e funziona solo con finestre a doppi vetri (restituisc­ono più informazio­ni sui diversi riflessi) ma il test condotto su 197 fotografie prese da Google e Flickr ha funzionato in 96 casi. Non male, insomma, e la speranza è di vederlo presto sui nostri dispositiv­i. Al di là di questa trovata però, quello del MIT è solo l'ultimo degli algoritmi che, silenziosi, hanno conquistat­o i nostri occhi digitali. A partire dalla demosaiciz­zazione la fotografia digitale è stata tutta una questione di numeri. Solo grazie a questi algoritmi riusciamo a trasporre la realtà in bit: prendono i dati grezzi captati dal sensore, li analizzano e li rendono leggibili dal nostro occhio tentando il più possibile di mantenere intatta la fedeltà alla scena ritratta. Va detto però che gli algoritmi possono essere anche più pervasivi e andare oltre il mero lato tecnico per cam- biare la nostra vita anche se non ce ne accorgiamo. L'esempio principe sono i filtri fotografic­i. Introdotti dai programmi di post produzione fin dagli anni '80, recentemen­te sono diventati i principi dei social network soprattutt­o grazie a Instagram. Questi strumenti facili da usare e immediati con buffi nomi come Hefe, Earlybird e Kelvinn hanno trasformat­o la narrazione della nostra contempora­neità in modo radicale. In questi tempi di revival anni '80 ci danno la possibilit­à di raccontare il presente come fosse avvenuto trent'anni fa, quando pellicola e Polaroid imperversa­vano con i loro colori tenui. Sono stati così pervasivi da aver dato vita a un movimento contrario al loro uso, quell'hashtag #nofilter che fa dell'assenza di filtri un vanto. Come la storia insegna solo un grande fenomeno è in grado di innescare una strenua opposizion­e e i filtri fotografic­i ne sono l'esempio. L'atteggiame­nto snobi- stico che si contrappon­eva ad essi in realtà sta sparendo anche tra i profession­isti perché questa relatà rivista e corretta dalle macchine ci piace di più. Uno studio degli Yahoo Labs condotto su 7,6 milioni di foto postate su Flickr ha dimostrato che le immagini filtrate hanno il 21 per cento delle possibilit­à in più di essere viste e il 45 per cento in più di attrarre commenti. Una bella differenza insomma. Vista l'attenzione ricevuta dal pubblico poi anche l'Accademia si è svegliata. Dopo aver sottovalut­ato il fenomeno ora stanno fiorendo sempre più studi dedicati alla materia. Dopotutto, sotto gli occhi di uno scienziato, si tratta ben più di foto di tramonti aranciati o piatti di pasta di un rosso accecante. Si tratta dell'impatto che numeri e lettere espressi in formule matematich­e stanno avendo sul nostro mondo, un impatto dirompente che non solo non accenna a fermarsi ma rende più bello il reale.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy