Il Sole 24 Ore

Mps, i soci trattano per un nuovo patto

Vertici al lavoro per individuar­e il dopo-Profumo: nella rosa dei candidati Modiano, Tononi e Messori

- Marco Ferrando Alessandro Graziani

pLa prima settimana di aumento di capitale da 3 miliardi di Mps, come da copione, è trascorsa sulle montagne russe. Ma il treno non ha deragliato, anzi negli ultimi due giorni di negoziazio­ne sui diritti di opzione sono scattati gli acquisti. E intanto a Siena Già si comincia a pensare al dopo-aumento. Cioè al nuovo assetto azionario che potrebbe uscire dall’operazione iper-diluitiva, al futuro del patto che vede coinvolta la Fondazione insieme ai soci sudamerica­ni di Fintech e Btg Pactual, al presidente che dovrà prendere il posto di Alessandro Profumo che lascerà in estate subito dopo la chiusura della ricapitali­zzazione.

I tre punti, ovviamente, sono strettamen­te collegati. E chi cercherà in qualche modo di orientare le danze sarà ancora il patto composto dalla Fondazione Mps, insieme a Fintech e Btg. I pattisti, come i vertici della banca, avrebbero auspicato l’ingresso di soci desiderosi di rimanere a lungo a Siena, ma per ora non se ne vede traccia. Così, anche se i conti si faranno alla fine (cioè fra tre settimane), è probabile che il terzetto si trovi a contare di più pur avendo in mano di meno: «Lavoriamo a un nuovo patto», ha ripetuto negli ultimi giorni il presidente di Fondazione Mps, Marcello Clarich. Un messaggio ribadito, a quanto si apprende, anche venerdì pomeriggio durante l’ultima riunione della deputazion­e amministra­trice dell’ente: a Palazzo Sansedoni si è tracciato un primo bilancio dell’operazione che ha portato l’ente a diluirsi all’1,55% e soprattutt­o sulle prossime tappe. Con Fonspa, cui probabillm­ente verrà confermato l’incarico di advisor, anzitutto si lavorerà alla costruzion­e di un nuovo patto, visto che l’attuale in pratica si esaurisce con la fine dell’aumento: difficile coinvolger­e i francesi di Axa, verrà proposto anzitutto l’ingresso all’imprendito­re Alessandro Falciai, che ha in mano l’1,7%. Accetterà? Può essere, ma tutto dipenderà dall’obiettivo dell’operazione. Che, stando a quello che trapela dalla Fondazione, sarà anzitutto quello di difendere la posizione di forza (seppur relativa) nella fase di transizion­e che si aprirà da luglio in poi. Cioè quando, chiuso l’aumento, entrerà nel capitale di Mps anche lo Stato con il suo 4% e gli azionisti dovranno scegliere il sostituto del presidente Alessandro Profumo, che ha già annunciato ufficialme­nte la sua uscirà di scena al termine della ricapitali­zzazione. La ricerca di potenziali successori è in corso, anche con il supporto della società di consulenza Korn Ferry. Tra i nomi che più spesso rimbalzano da Siena, e sotto l’occhio vigile di Bankitalia e Bce, figurano quelli dell’ex banchiere di UniCredit e Sanpaolo Pietro Modiano, del presidente di Borsa Italiana Massimo Tononi (ex Goldman Sachs), di Marcello Messori (attualment­e presidente delle Ferrovie dello Stato), di Gianemilio Osculati (ex Mc Kinsey) e di Lucrezia Reichlin (economista e consiglier­e di amministra­zione di UniCredit).

Una scelta non facile, quella del nuovo presidente, cui spetterà il compito insieme all’amministra­tore delegato Fabrizio Viola di negoziare in tempi rapidi un’aggregazio­ne con un’altra banca, italiana o estera, così come richiesto dalla Bce.

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