Il Sole 24 Ore

La strana storia del cristiano samurai

Il guerriero Ukon Takayama morì in esilio dopo aver perso poteri e onori per non aver voluto abiurare la propria fede. E se ora, a 400 anni dalla sua morte, diventasse beato?

- Di Stefano Carrer

Le mani impugnano - all’altezza del petto, gomiti in fuori - la parte superiore di un grande crocifisso posto in verticale: la croce come una spada, per un samurai guerriero della fede. È la statua che giganteggi­a nel parco municipale di Takatsuki, cittadina a mezza strada tra Kyoto e Osaka. Una statua uguale sta in un parco di Manila: quel samurai di alto lignaggio finì i suoi giorni in esilio nelle Filippine, dopo aver perso poteri e onori mondani per non aver voluto abiurare la fede cristiana, nelle maggiori persecuzio­ni organizzat­e dai tempi dell’impero romano.

Ukon Takayama, daimyo (“grande nome” ossia signore feudale) di Takatsuki, è una figura-simbolo per il cattolices­imo giapponese, di cui quest’anno ricorrono i 400 anni dalla morte. Fin dalla metà degli anni ’60 la sua beatificaz­ione aveva cominciato ad essere sollecitat­a. Non sono pochi i fedeli nipponici che sperano in una conclusion­e positiva della causa che porterebbe per la prima volta alla gloria degli altari un samurai. Del resto, quest’anno ricorre anche il 150° anniversar­io di un episodio che commosse l’intera cristianit­à e fece venire le lacrime all’emotivo Pio IX, che da poco aveva canonizzat­o collettiva­mente i 26 martiri crocifissi a Nagasaki nel 1597: l’emersione dei kakure kirishitan (“cristiani nascosti”). Nel 1865, poco dopo la riapertura del Giappone al mondo dopo quasi due secoli e mezzo di isolamento totale, il padre francese Bernard Petitjean fu avvicinato, nella chiesa di Oura appena costruita a Nagasaki, da un gruppo di persone che gli chiese se fosse lui il successore dei “Bateren” (i padri gesuiti che avevano cercato, non senza cogliere importanti successi temporanei, di evangelizz­are il Giappone nel tardo 500).

A rischio della vita, migliaia di persone nella sola area di Nagasaki si erano tramandate per molte generazion­i la fede proibita dalle autorità, seguendo gli antichi riti: dovettero pagare con un’ultima persecuzio­ne la loro prematura uscita pubblica (ci vollero ancora alcuni anni per l’arrivo della tolleranza religiosa in Giappone).

L’interesse per i kakure kirishitan e per l’archeologi­a cristiana si è ravvivata nella regione di Takatsuki a causa di numerosi ritrovamen­ti che, a partire dal 1998 e con importanti nuove scoperte (32 tombe) l’anno scorso nell’area di Sendaiji, testimonia­no la loro permanenza anche nella vicinanze dell’antica capitale Kyoto. Al Museo Shiroato di Takatsuki, oltre a memorabili­a di Ukon Takayama, sono custoditi con cura alcuni scheletri scoperti durante

Armando Massarenti alcuni scavi nella zona. Hanno una croce sulla fronte e un rosario sulle mani. Una intera collina è soprannomi­nata “la montagna dei cristiani” dopo la scoperta di un vasto cimitero cristiano. Altre reliquie sono custodite in un apposito museo nella vicina Ibaraki. Il signor Hikaru Nakatani, che vive lì accanto, ne ha una collezione privata, nella quale spicca la “Loreta”: un’immagine della Madonna con il Bambino, dipinta su una placca argentata in bassorilie­vo, su cui è scritto il nome “Loreto”. Evidenteme­nte fu portata dall’Italia nel tardo ’500 e poi custodita segretamen­te per secoli, prima di essere studiata dall’Università di Tokyo. Poco distante, sulla montagna di Taka-

Francesca Barbiero, Cristina Battoclett­i, yama una lapide ricorda il luogo natale di Ukon, curiosamen­te vicino a una specie di edicola in cui è esposto uno degli antichi bandi al cristianes­imo, con la promessa di compensi alle spie. Fu suo padre Hida-no-Kami a convertirs­i nel 1563 e a farlo battezzare l’anno dopo, dodicenne, con il nome di “Justo”. Nel 1573 Ukon divenne il signore del distretto, che sotto di lui divenne uno dei centri di irradiazio­ne della cristianit­à. Ma dal 1587 l’unificator­e del Paese, Toyotomi Hideyoshi, cominciò a proibire il proselitis­mo missionari­o; dieci anni dopo le persecuzio­ni si fecero sempre più violente (Hideyoshi in persona ordinò le crocifissi­oni a Nagasaki), fino al bando totale decre- Antonia Bordignon, Marco Carminati, tato dallo shogun Tokugawa nel 1613. L’anno dopo Ukon, già da parecchi anni emarginato con la sottrazion­e di ogni potere a causa del suo rifiuto di abiurare, partì per l’esilio, cui non sopravviss­e a lungo. «Forse l’anno prossimo Ukon Takayama potrebbe essere proclamato beato. Sarebbe un grande stimolo per i cristiani giapponesi ad approfondi­re la fede e a tradurla in opere di più attivo volontaria­to», afferma padre Adelino Ascenso (da poco diventato superiore generale della Sociedade Missionari­a da Boa Nova) nella canonica della chiesa di Takatsuki, davanti alla quale si ergono due monumenti a Ukon Takayama,

Lo storico della cristianit­à in Giappone (di Eliana Di Caro, Lara Ricci, Stefano Salis cui fu tra i protagonis­ti), Luis Frois, racconta tra l’altro che sotto Ukon le tradizioni europee della Confratern­ita della Misericord­ia ebbero un forte sviluppo a Takatsuki. La Misericord­ia è tornata da alcuni anni. «Siamo attivi soprattutt­o nel volontaria­to a sostegno dei bambini orfani e anche degli anziani», afferma Flavio Gori, presidente della Misericord­ia di Osaka, il cui consiglier­e Kazuto Matsumura, sottolinea che «la comunità giapponese spera molto nella beatificaz­ione di Ukon Takayama e in una prossima visita del Papa». Il Pontefice è stato invitato ufficialme­nte dal premier Shinzo Abe, quando si recò l’anno scorso in Vaticano portandogl­i in dono uno specchio speciale realizzato da un artigiano contempora­neo sul modello di quelli usati dai kakure kirishitan (esposto alla luce del sole, evidenzia una immagine di Gesù). Certo, il gesuita Papa Bergoglio è l’erede del confratell­o Francesco Saverio, il primo missionari­o a mettere piede in Giappone sbarcando nel 1549 nel piccolo porto di Yamakawa, in Kyushu. E si dice che Bergoglio ebbe l’aspirazion­e di diventare missionari­o nel Sol levante. Ma Francesco è anche il nome del poverello di Assisi, apostolo-simbolo della non violenza. E Ukon era un guerriero stimato da Hideyoshi per le sue virtù militari. Non c’è, inoltre, un cardinale di nazionalit­à giapponese, mentre con tutta probabilit­à i cattolici coreani non sarebbero contenti della beatificaz­ione di un vassallo di Hideyoshi, il leader nipponico considerat­o con più orrore da tutti i coreani in quanto promotore di due spedizioni di conquista nel loro Paese. Secondo indiscrezi­oni, sarà presa questa estate una decisione sulla prosecuzio­ne della causa che potrebbe, per la prima volta nella storia, proclamare beato l’anno prossimo un grande samurai che pagò i più alti prezzi “mondani” per combattere la buona battaglia del conservare la fede.

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