Il Sole 24 Ore

L’inutile taccuino ritrovato

- Di Patrick Modiano

Per chi ama i romanzi di Patrick Modiano ogni suo nuovo libro è come la telefonata di un vecchio e caro amico. Riconoscia­mo la sua voce – calma, profonda – e siamo sicuri che come le altre volte ci racconterà qualcosa d'interessan­te. Gli bastano pochi strumenti per costruire una storia: un certo tono, dubbioso e insieme insistente, e una sottile chiave per il cassetto segreto che ogni essere umano nasconde in sé. Qui trova ciò che gli interessa, qualcosa che è successo e poi è stato dimenticat­o. Come dice in «Perché tu non ti perda nel quartiere» (pagg. 123, € 17,00, il nuovo romanzo in uscita per Einaudi di cui qui anticipiam­o l’incipit) , «passato e presente si confondono» separati come sono «soltanto da una parete di cellofan». Basta una puntura

Quasi niente. Come una puntura d’insetto che all’inizio ti sembra molto lieve. O perlomeno è quello che ti ripeti sottovoce per rassicurar­ti. Il telefono aveva suonato da Jean Daragane verso le quattro del pomeriggio, nella stanza che lui chiamava lo «studio». Si era assopito sul divano in fondo, al riparo dal sole. E quegli squilli che da tempo non udiva piú non volevano smettere.Perché tanta insistenza? Forse all’altro capo del filo avevano dimenticat­o di riaggancia­re. Alla fine si alzò e si diresse dalla parte delle finestre, là dove il sole batteva troppo forte. – Vorrei parlare con Jean Daragane. Una voce melliflua e minacciosa. Fu la prima impression­e. – Signor Daragane? Mi sente? Daragane avrebbe voluto riaggancia­re. Ma a che scopo? Gli squilli sarebbero ripresi senza interrompe­rsi mai. E a meno di non tagliare per sempre il filo del telefono… – Sono io. – È per il suo taccuino degli indirizzi, signore.

L’aveva perso un mese prima su un treno che lo portava in Costa Azzurra. Sí, non poteva essere successo che su quel treno. Il taccuino gli era probabilme­nte caduto di tasca mentre tirava fuori il biglietto da mostrare al controllor­e.

– Ho trovato un taccuino con il suo nome.

Sulla copertina grigia c’era scritto: in ca- d’insetto, un’inaspettat­a trafittura, come accade in questo suo nuovo breve romanzo, per forare la parete e lasciare che venga alla luce la materia di cui è fatto l’uomo. Che significa, per l'autore francese premio Nobel nel 2014, soprattutt­o un misterioso paesaggio interiore dove ci sono pochi fatti e qualche misfatto, e la memoria e la cancellazi­one si combattono senza tregua. Basta un nome, come qui accade, una figura perduta e l’eco di un antico crimine. Ma nel passato, per questo laicissimo scrittore, c'è sempre qualche crimine, come nelle storie sacre sull'origine. Così anche Perché tu non ti perda nel quartiere si può leggere come un thriller dell’anima dove l’investigat­ore è il cuore.

Elisabetta Rasy so di smarriment­o restituire questo taccuino a. E un giorno, senza riflettere, Daragane vi aveva scritto nome, indirizzo e numero di telefono.

– Posso portarglie­lo a casa. Mi dica lei il giorno e l’ora.

Sí, decisament­e una voce melliflua e minacciosa. E anche, pensò Daragane, un tono da ricattator­e. – Preferirei che ci incontrass­imo fuori. Si era sforzato di superare il disagio. Ma la sua voce, che avrebbe voluto indifferen­te, gli sembrò a un tratto incolore. – Come vuole. Scese il silenzio. – Peccato. Sono molto vicino a casa sua. Avrei preferito consegnarg­lielo direttamen­te.

Daragane si chiese se quell’uomo non fosse davanti al palazzo e se non sarebbe rimasto lí ad aspettare che uscisse. Doveva sbarazzars­i di lui al piú presto.

– Vediamoci domani pomeriggio, – disse infine.

– Come vuole. Ma allora, vicino a dove lavoro. Dalle parti della Gare Saint-Lazare. Avrebbe voluto riaggancia­re, ma si controllò.

– Conosce rue de l’Arcade? – chiese l’altro. – Possiamo incontrarc­i in un caffè. Al 42 di rue de l’Arcade.

Daragane annotò l’indirizzo. Riprese fiato e disse: – Benissimo. Rue de l’Arcade 42, domani, alle cinque.

Poi riagganciò senza aspettare la risposta dell’interlocut­ore.

Si pentí subito di essersi comportato in modo tanto brusco, ma era colpa del caldo che da qualche giorno opprimeva Parigi, un caldo strano per il mese di settembre. Che accentuava la sua solitudine. Che lo obbligava a restare chiuso in quella stanza fino al calar del sole. E poi il telefono non suonava piú da mesi. E il cellulare, sulla scrivania, si domandò quando l’avesse usato per l’ultima volta. Sapeva a malapena farlo funzionare e si sbagliava spesso nel premere i tasti.

Senza la telefonata dello sconosciut­o avrebbe dimenticat­o per sempre di aver perso il taccuino. Cercava di ricordare i numeri che conteneva. La settimana precedente aveva addirittur­a provato a rico-

Il nuovo romanzo del premio Nobel 2014: un uomo telefona per restituire una rubrica persa per strada...

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domenica su domenica «domenica, domenica», mostra di Elisa Ci Penagini a Firenze presso Fabriano Boutique (fino al 28 giugno 2015 per il ciclo FABRIANOos­pi ta a cura di Adelaide Corbetta). Elisa Ci Penagini, sovrappone­ndo immagini a immagini, presenta...

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