Ineffabile ammirazione per te
Carissimo Gadda, grazie della tua dell’11 marzo, grazie di tutto. Forse sarò a Roma per una brevissima scappata, verso la fine della prossima settimana, cioè giovedì o venerdì di questa, in cui tu ricevi questa lettera. Ma non te lo posso dire con precisione, mi affiderò così al caso, telefonandoti, quando arrivo.
Ieri, in libreria, sfogliando “La Madonna dei filosofi”, ho fermato lo sguardo nello sguardo del cane Puck, là dove parli della sua evanescenza nel nulla, della sua, insomma, vanificazione e ho prova- to una profonda commozione; al veder colare nel muffito e buio fondo del niente i prismi e le filosofie tedesche come scintille pirotecniche di sempre troppo breve vita. E ancora una volta la mia ammirazione per te si è confusa in una sorta di rapido scioglimento dell’animo, di ineffabilità senza precetti, e senza più parole e gesti: autoproducentesi.
Piovene ti ammira molto, ma molto, e l’ho sentito io molte volte con queste mie orecchie, dirlo e affermarlo cocentemente in pubblico; e il Poeta anche, lo stesso. Credimi e credi loro perché so distinguere le false ammirazioni, avvelenate di riserve e riservette e barac- chette della fureria dell’estetica, dei cessetti dell’accademia, dei bidetti o bagnarole ( siamo al centenario del Gran Furbiere) dei distaccamenti generalizi e di ventura dietro i pagliai, dalla stima vera e profonda.
Ti faccio tanti auguri anche per “l’affreux pastis du grand foi des molécules soi proliferantes pour insémination Gaddienne” e spero di vederti presto. Tuo Goffredo