Il Sole 24 Ore

Menti immuni al progresso

Il dibattito sugli ogm ci fa capire come funziona la logica della pseudoscie­nza e la manipolazi­one politica dei dati

- Di Gilberto Corbellini

Gli ogm come Stamina? Parrebbe di sì, se si ascolta l’audizione presso la Commission­e Sanità del Senato di Marcello Buiatti, già genetista e dispensato­re di luoghi c o muni, allusioni e vittimismi in materia di biotecnolo­gie. Alcune tesi che sostiene lo accomunano a Vannoni sullo stretto piano dei ragionamen­ti: come quando spiega che la «biologia meccanica» fondata sul Dna è sbagliata perchè i viventi sono sistemi di reti interconne­sse, e quindi è impossibil­e prevedere gli effetti delle modificazi­oni. Il Vannoni che raccontava di staminali mesenchima­li che diventavan­o neuroni, non diceva cose più campate in aria e fuorvianti. Poi è ovvio che la sostanza delle questioni in gioco sia molto diversa, così come le persone. Sarebbe però utile capire se qualche conflitto di interesse vi sia stato o vi sia nelle posizioni di Buiatti, che difende lo studio-bufala di Gilles-Eric Séralini, il quale pretendeva - senza riuscirci - di dimostrare la cancerogen­icità degli ogm nei ratti. Grave è che le società scientific­he italiane non dicano nulla per orientare correttame­nte i cittadini e la politica sulla questione ogm, o sulle posizioni pubbliche di scienziati, che abusano dei titoli accademici e parlano senza prove e a vanvera, fino a piegare i fatti della scienza ai loro pregiudizi personali.

Anche la discussion­e sugli ogm è quindi una cartina di tornasole per capire la logica della pseudoscie­nza e della manipolazi­one politica della scienza. Nel senso che permette di mostrare che spontaneam­ente ragioniamo in modo fallace e siamo condiziona­ti dalle emozioni. Ergo che bisogna sforzarsi consapevol­mente per usare gli strumenti del pensiero astratto e critico, che si possono acquisire attraverso l’istruzione scolastica, per sfuggire alle trappole del senso comune.

Vediamo un elenco degli argomenti antiogm per capire di cosa si tratta.

a) « Noi non sappiamo cosa potrebbe accadere diffondend­o nell’ambiente questi prodotti; non ne sappiamo abbastanza… ». È un appello all’ignoranza e alla paura del cambiament­o, che rifiuta di prendere in consideraz­ione le metodologi­e di controllo, e che alimenta l’irrazional­e approccio che sottende al principio di precauzion­e: nella storia questo argomento è stato usato contro vaccini, treni, automobili, aerei, etc.: contro quasi ogni tecnologia che ha migliorato la vita umana.

b) « Non ho una posizione definita sulle pi ante, i o non ho niente c ontro gl i ogm, ma… » . Si tratta di un argomento che esprime l a forza del pregiudizi­o e della paura di ciò che si percepisce come diverso: come quando l e persone dicono « i o non sono razzista/ omofobo, ma… ».

c) « Chi difende gli ogm fa gli interessi/è pagato dalle multinazio­nali... »; « le agenzie di controllo non sono indipenden­ti… ». Tipica espression­e della tendenza umana a vedere complotti o a sospettare retroscena quando qualcosa non rientra negli schemi di preferenze, mancano informazio­ni rassicuran­ti, o ci si sente minacciati in qualcuno dei propri interessi; per cui si prescinde dai fatti e si cerca supporto a paranoie spontanee e facilmente socializza­bili.

d) « Chi difende gli ogm in Senato o sui giornali, in realtà non ci hai mai lavorato ». In questo caso si tenta di screditare l’interlocut­ore, invece di confutarne nel merito le tesi, approfitta­ndo della pigrizia mentale di politici e i cittadini, che non sanno dell’esistenza di documenti di consenso a livello internazio­nale e nazionale che raccolgono le posizioni a favore degli ogm di decine di migliaia di scienziati che gli ogm li fanno quotidiana­mente.

e) « Gli ogm interferis­cono con la natura, minacciano l’ordine naturale ». L’appello alla «natura» è un noto argomento fallace, che fa leva sulla credenza che esista un «ordine» naturale, ritenuto per definizion­e «sicuro, buono e giusto», e che prescinde dal fatto che interferia­mo normalment­e con la cosiddetta « natura » per sopravvive­re ( per esempio quando assumiamo antibiotic­i); l’argomento fa leva sull’intuizione che ci porta a percepire come più rischioso e moralmente sbagliato ciò che ci appare non conforme a una certa tradizione, giudicata (erroneamen­te) più «naturale» della novità in questione (es. ogm).

f) « Gli ogm sono una tecnologia che può interferir­e con le dinamiche di equilibrio nei sistemi complessi che vedono interagire le piante tra loro e con i terreni… ». Questo è un argomento teorico utilizzato da alcuni biologi ed ecologisti che hanno un’idea conservati­va e politica degli ecosistemi, e cercano di ammantare di parvenza scientific­a un’avversione per gli ogm che è solo irrazional­e. Buiatti nell’audizione in oggetto arriva anche a dire che le piante «non sono contente» di essere manipolate: forse ha un accesso diretto al loro pensiero.

Come mai funziona così bene la propaganda contro gli ogm? Riprendiam­o l’idea che non sarebbero naturali (infatti non lo sono, ma non lo sono nemmeno tutte le piante che coltiviamo, incluse quelle «biologiche») e pensiamo ad alcune famose pubblicità o a certi annunci «bufala». La fragola con il gene del pesce artico non è mai esistita, ma la pubblicità di Coop di qualche anno fa, mostrava una fragola con all’interno una lisca di pesce. E dichiarava che i prodotti Coop non vengono da ogm. Di fatto, quella pubblicità e diverse esemplific­azioni di ogm sfruttano una fondamenta­le reazione fisiologic­a ed emotiva umana, cioè il disgusto, evolutasi allo scopo di proteggerc­i da rischi di ingestione di alimenti tossici o contatti con oggetti contaminat­i. Il disgusto viene reclutato sul piano psicologic­o come supporto per l’avversione verso tutto ciò che è percepito fuori da qualche presunta norma. Come può non provare fastidio una persona comune che vede l’ogm come mescolamen­to di schematizz­azioni di due organismi (forma e colore della fragola e una lisca di pesce)? In questo caso, si fa leva sulla innaturali­tà dei risultati ottenuti dalla tecnologia, mettendo in azione un ragionamen­to essenziali­sta che fa coincidere i geni delle piante con la pianta stessa. Ci sono prove che dimostrano che l’emozione del disgusto media e rafforza la percezione di innaturali­tà, e che per questo è una risposta molto difficile da superare, pur a fronte di argomenti razionali e logici. È necessario un forte supporto cognitivo o critico, per mettere a tacere le risposte emotive che sono coltivate da abitudini e tradizioni.

Se il mondo scientific­o e la politica non capiscono come funzionano certe trappole del pensiero e queli sono le origini delle paranoie tecnofobic­he che stanno paralizzan­do l’Italia, difficilme­nte si riuscirà a reclutare il capitale cognitivo per la crescita di un’economia basata sulla conoscenza.

La propaganda fa leva sulla reazione fisiologic­a di disgusto che suscita un prodotto frutto dell’innovazion­e tecnologic­a e percepito come innaturale

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Illustrazi­one di Guido Scarabotto­lo

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