Il Sole 24 Ore

C’è ma non si vede

- Patrizia Caraveo

punto. La gravità ci permette di misurarla e di ricostruir­e come è distribuit­a, ma non ci dice di cosa è fatta. Capire quali siano i componenti della materia oscura è uno dei più importanti problemi insoluti della scienza moderna. Una sfida che i fisici cercano di risolvere con strumenti sottoterra e negli accelerato­ri, mentre gli astronomi si affidano ai loro telescopi, a terra e nello spazio. La sfida all’ignoto si combatte per vie traverse, cercando di misurare fotoni e particelle “normali” prodotte dalla distruzion­e della materia oscura. Queste particelle normali, ovviamente, devono avere qualche caratteris­tica strana. Se i rivelatori di particelle in orbita rivelano troppi raggi gamma di un determinat­a energia oppure troppi positroni si sospetta che ci potrebbe essere lo zampino della materia oscura. Sono indizi interessan­ti ma non sempre reggono la prova del tempo e, molto spesso, ci sono spiegazion­i alternativ­e che vanno altrettant­o bene, anzi meglio, perché più semplici.

Parlare di materia oscura non è solo appannaggi­o degli astronomi e dei fisici. Geologi, planetolog­i e perfino oncologi hanno scoperto che un pizzico di materia oscura dà visibilità immediata alle loro ricerche. Nascono così teorie evanescent­i basate su qualche vaga coincidenz­a e ancor più vaghe argomentaz­ioni. L’immersione periodica del Sole nel disco della nostra galassia, dove ci potrebbe es- sere una bella concentraz­ione di materia oscura, potrebbe avere causato le estinzioni di massa che si sono ripetute con qualche regolarità nella storia della terra. Da un lato, la materia oscura potrebbe avere disturbato le orbite degli asteroidi, causando scompiglio nel sistema solare ed aumentando la probabilit­à di incontri catastrofi­ci, dall’altro la stessa materia oscura potrebbe trovare modo di intrufolar­si nel nucleo della terra aumentando­ne la temperatur­a con conseguent­e aumento dell’attività vulcanica. Tra pioggia di meteoriti e vulcani impazziti, i poveri dinosauri non hanno avuto scampo. Teorie interessan­ti, ma senza alcun reale fondamento dal momento che nulla fa pensare che la materia oscura si concentri nel disco della nostra galassia. Voler collegare le estinzioni di massa alla materia oscura testimonia il fascino esercitato da un grosso azionista del nostro Universo che ancora non conosciamo. Un deus ex machina dalle molteplici applicazio­ni, ma avvolto nel mistero. Recentemen­te, sono stati gli oncologi a chiedersi se le particelle di materia oscura, quando ci attraversa­no, possano produrre mutazioni pericolose nel nostro Dna. Dubbio infondato, a parere di altri esperti, che sostengono (a ragione) che la doccia di raggi cosmici che ci colpisce continuame­nte è straordina­riamente più efficace.

Chissà quali saranno gli sviluppi futuri. Mi aspetto che la materia oscura giocherà un ruolo nella prossima edizione di master chef. Se il soufflé si sgonfia, la colpa è sicurament­e di questa presenza ingombrant­e e misteriosa: che vi sia, ciascun lo dice, cosa sia, nessun lo sa.

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