I resti di Lavoisier
| Jacques-Louis David « Ritratto di Lavoisier e moglie», 1788, Metropolitan Museum recente ha riassunto la questione di quella sepoltura sul blog della Società Chimica Italiana. Ci racconta infatti che nel 1786 assunsero il ruolo d’ossario le cave sotterranee di calcare situate in origine fuori di Parigi e trovatesi poi, man mano che la metropoli cresceva, sotto al quartiere di Mont parnasse. F i n d a l l ’ e p o c a r o mana venivano sfruttate per procurare materiale da costruzione; poi gli scavi dovettero cessare per non compromettere l a stabilità degli edifici che continuavano a sorgervi sopra.
Per lo stesso motivo si dovette in parte addirittura riempirle, ma vi furono anche trasferiti i resti esumati da cimiteri interni alla città, ormai strapieni di fosse comuni e divenuti intollerabili per ragioni igieniche. Le vecchie cave vennero ribattezzate catacombe. Quando, all’epoca del terrore, la ghigliottina prese a lavorare a pieno ritmo, il doversi sbarazzare d’un numero enorme di cosiddetti nemici del popolo giustiziati impose la riapertura di cimiteri dismessi e la creazione d’uno nuovo, quello detto degli Errancis, cioè degli storpi, dal nome del luogo. Nell’ultimo venne buttato il cadavere di Lavoisier, insieme con altri alla rinfusa e senza elementi adatti a un eventuale riconoscimento. Due giorni dopo lo raggiunse quello d’Elisabetta, sorella del re Luigi XVI. Come fa notare Poeti, vi finirono anche capi rivoluzionari caduti in disgrazia: li avevano preceduti Danton e li seguirono Robespierre, Saint-Just e perfino Fouquier-Tinville, cioè proprio l’accusatore pubblico che aveva chiesto, e ovviamente ottenuto, la condanna capitale di circa duemila persone. Vittime e carnefici finirono insieme. Molti anni dopo il Terrore, ciò che restava in quei cimiteri chiusi ormai da tempo fu trasportato alle catacombe di Montparnasse, poi rese visitabili. L’ingresso è nella piazza Denfert-Rochereau. Dietro a muri costruiti con crani e ossa lunghe, vi si trovano, scomposti e rimescolati, milioni di scheletri. I resti di Lavoisier sono lì, irrimediabilmente anonimi.